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columnist
Stando ai rumors di mercato, il primo colpo del Torino targato Mihajlovic potrebbe essere Emanuele Giaccherini, centrocampista del Bologna, ma di proprietà del Sunderland. Giaccherini fa parte della spedizione azzurra agli europei di Francia, quindi sulla carta si potrebbe parlare di un ottimo acquisto, se non fosse per un piccolo, ma non trascurabile, dettaglio: un passato nella Juventus.
Storicamente in questi casi il tifo granata si divide in due fazioni: quelli del no a priori "perché è gobbo" e quelli del "ben venga se ci fa fare il salto di qualità". Parto col dire che istintivamente mi sento di condividere maggiormente il pensiero della prima fazione, principalmente perché mi chiedo come mai tra le varie migliaia di giocatori professionisti in attività lo sguardo dei nostri dirigenti ed allenatori cada (troppo) spesso su calciatori dal passato (a volte anche dal presente) bianconero. Ora se da un lato è impossibile imporre per statuto qualcosa di analogo a ciò che fanno a Bilbao nell'Athletic per dare alla società una connotazione molto precisa, dall'altro non capisco come i nostri dirigenti non siano sensibili a tematiche che stanno a cuore a generazioni di tifosi: il Toro è il Toro, la Juve è la Juve, sarebbe bene non dimenticarlo mai!
“Ma questo è il calcio d'oggi!” è ciò che ci si sente rispondere in questi casi! Beh, mi spiace contraddirvi, ma se il calcio è cambiato io allora sono un "consumatore" (per usare un'etichetta che ormai si da' a quelli che una volta erano chiamati tifosi...) di nicchia, un consumatore cioè che privilegia un tipo di fruizione del prodotto calcio fuori da questi schemi di massificazione che ci vogliono spacciare come “il calcio d’oggi”. "Ma i calciatori sono tutti professionisti, non si legano più alla maglia per cui non importa dove hanno giocato" ti ribattono. Tutto vero, certamente. Però è anche vero che il mercato solitamente tende a soddisfare i bisogni dei consumatori ovunque se ne crei uno, per cui se una minoranza gradisce certe cose (e di solito il tifoso del Toro non ama un ex-bianconero in squadra) il sistema si muove per trovare il "prodotto" che va a colmare quella lacuna dove è sorto il bisogno. In questo caso sta agli attori della scena (dirigenti, calciatori, ecc.) prodigarsi per soddisfare questa come altre specifiche esigenze dei suoi fruitori.
Pertanto un mercato che tende a voler fidelizzare i propri tifosi/clienti si muoverebbe in modo tale da portare al Toro giocatori senza un passato gobbo e con una predisposizione ad incarnare i valori in cui essi si riconoscono. Anche i vinili erano spariti dal mercato della musica, ma siccome restava una parte di appassionati che amava ed ama ascoltare la musica su quei supporti, magicamente sono riapparsi e continuano ad essere venduti: possibile che non possano esistere nel calcio giocatori- vinili?
Abbandonando la metafora economica, è forse più interessante nello specifico provare a capire se Giaccherini possa essere, in concreto, l'uomo giusto per il Toro. Il fatto che l'abbia voluto Mihajlovic e' di sicuro già un buon motivo per sperare che arrivi perché evidentemente è un profilo utile nello scacchiere tecnico-tattico che disegnerà l'allenatore serbo per il suo Toro.
L'obiezione semmai è: ma non c'era un altro con pari caratteristiche che potesse essere preso in considerazione da Petrachi? Evidentemente no, ed in effetti, a memoria, tutti coloro che a mio avviso sono migliori di Giaccherini o costano troppo (chi non vorrebbe un Mertens?) o sono troppo giovani (ad esempio Parigini). Diciamo quindi che, in conclusione, Giaccherini preso ad una cifra di circa due milioni può essere considerato un buon affare per rapporto età/prestazioni.
Resta a mio avviso sullo sfondo la tristezza di dover arrendersi all’evidenza che il Toro sia una società ed una squadra “come le altre”. E se la “mission” di una società sportiva dovrebbe essere quella di perseguire risultati sportivi, constatato che ciò non può avvenire per limitate risorse economico/finanziarie, allora, perdere per perdere, a me piacerebbe farlo con una squadra che almeno abbia una forte connotazione granata, cioè sia fatta il più possibile seguendo le tradizioni e le radici che la storia del club impone. Una storia dove gli ex gobbi (per fortuna) hanno sempre recitato un ruolo marginale e sono stati inseriti con il contagocce e non con la frequenza dell’ultimo decennio…
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