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Giagnoni e Anfield: il Toro che era e il Toro che vorremmo…

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata della Porta Accanto / Torna la rubrica di Alessandro Costantino: "Che strani gli incroci del destino..."

Che strani gli incroci del destino: il Toro gioca un'amichevole di prestigio niente meno che ad Anfield Road contro il Liverpool ed il mondo granata viene funestato da una triste notizia quale quella della morte di Gustavo Giagnoni. Sembra quasi che il fato, di tanto in tanto, si diverta ad impedire che le cose belle in casa Torino possano essere godute a cuor leggero fino in fondo. Il 2018 ci ha già portato via Mondonico, la vedova Maroso, ora Giagnoni: pezzi di Toro che che se ne vanno fisicamente per rimanere indelebilmente solo più scritti nei libri di storia. Nessuno li dimenticherà, nessuno dimenticherà il Toro che è stato, ma un conto è sentirne i racconti dalla viva voce di chi era lì, protagonista di quei Torino, un conto è parlarne come di un fatto lontano, ormai senza più nessun legame con la realtà attuale. La realtà attuale, appunto, nota dolente di qualunque paragone con gli episodi più significativi della storia del Toro, quasi che il presente fosse incapace di trasformarsi in un passato con la P maiuscola. Certo Toro-Mantova e Bilbao hanno fatto storia e sono gli unici eventi live che una generazione di tifosi poco più che adolescenti può annoverare tra le proprie esperienze dirette di grandi eventi granata: meglio di niente, ma non proprio il massimo.

E così se l’antijuventinità di Giagnoni era un marchio di fabbrica ed il suo tremendismo propedeutico al successo del Toro di Radice, il Toro di Anfield è un Toro che raccoglie applausi, perde perché di parecchie categorie inferiore, ma assapora il palcoscenico sul quale sarebbe opportuno un giorno si esibisse sul serio e non solo per “scherzo”. Torneremo ad Amsterdam si cantava negli anni post finale di Uefa, ma l'Europa è grande e Liverpool va ugualmente bene, un luogo idealmente ricompreso in quel coro. Il problema è proprio andarci in Europa, perché gira e rigira, la mano di Mazzarri si vede eccome, ma il centrocampo appare sempre il tallone d'Achille di questa squadra, sufficientemente solida dietro, tutto sommato pericolosa davanti, ma molto poco completa proprio in mezzo al campo. Baselli resterà incompiuto o (finalmente) sboccerà? Rincon dimostrerà di valere i nove milioni pagati alla Juve? Lukic sarà la sorpresa? Meitè sarà un nuovo Pogba? Acquah, Obi e Valdifiori rimarranno? Krunic farà compiere un salto di qualità? Troppi interrogativi che rendono la mediana granata il reparto più “debole” ed incompleto ad una settimana dalla fine del mercato. Si riparte da Torino-Cosenza, partita vera per quanto meno affascinante e che difatti riporta tutti coi piedi per terra dopo la comparsata ad Anfield. Per ora la nostra dimensione resta questa. E non basta nemmeno far mettere un colbacco in testa a Mazzarri per sperare di riassaporare antichi splendori...

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.