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gazzanet
"Ogni ciclo ha un inizio ed una fine e soprattutto i cicli calcistici hanno, solitamente, durate relativamente brevi; se devo immaginare un istante in cui è iniziata l'era Ventura vera e propria, mi viene in mente un momento preciso: è il finale di un'intervista fatta durante la prima preparazione atletica, quando ancora il clima era teso in casa Toro, e si respirava aria pesante: incalzato da quali fossero le priorità del mercato e se il reparto da rinforzare fosse la difesa, il centrocampo o l'attacco, Ventura rispose con l'aplomb che sempre lo ha contraddistinto: "la difesa, il centrocampo e l'attacco". Liquidando il giornalista con freddezza. Lì capii che il suo modo di fare non sarebbe mai stato digerito dall'ambiente. Semplicemente: perché non era il tipo di persona che dice ciò che gli altri vogliono sentirsi dire.
"Non è mai stato prodigo di parole al miele nei confronti dei tifosi, perché le sviolinate non fanno parte del suo stile. E questo (forse) ha spinto una parte della tifoseria a non amarlo mai. Ancor più di quel modo di giocare spesso definito "troppo attendista". Di contro però i risultati arrivavano, la squadra andava avanti, anche se non sempre divertendo.
"La cavalcata si conclude con una promozione con 83 punti (gli stessi del Pescara che però annovera tra le sue fila Immobile, Insigne e Verratti e scusate se è poco). L'anno successivo si conclude con una salvezza tranquilla senza mai patire ma si intuisce che sta per nascere qualcosa di bello; infatti il terzo anno di serie A è davvero trionfale: con 57 punti (record con i 3 punti per il Toro) l'Europa è una realtà: dopo 20 anni il Toro avrebbe giocato ancora in Europa e torna a farlo con grande spirito facendoci sognare nella notte di Bilbao che tutti porteremo stampata nella mente per sempre e solo i petrol-dollari dello Zenit, in un modo o nell'altro, ne fermano la cavalcata. La stagione, nonostante la mancata qualificazione europea è stata impreziosita anche dalle vittorie contro Inter e Napoli ma soprattutto da quel Derby della Mole che da tanti, troppi anni, mancava.
"Come ogni ciclo, però, anche questo si è concluso e lo ha fatto in un modo che a me, come a molti altri tifosi, ha lasciato l'amaro in bocca. Perché al termine di una stagione anonima e avara di risultati (nonostante un grande mercato) che ha stoppato il percorso di crescita tanto sponsorizzato, esaurendo il credito nei confronti della maggior parte della tifoseria.
"Personalmente il giorno dell'ufficialità dell'addio del mister mi sono quasi commosso perché io ero forse uno dei pochi che ancora credeva in questo progetto e, nonostante sono affascinato e incuriosito dall'arrivo di Sinisa Mihailovic, sarei andato avanti col mister che ha ripreso per i capelli un Toro che si stava pian piano spegnendo e lo ha portato ad essere una delle prime 10 squadre italiane. Forse è poco o per alcuni non è nemmeno merito suo. Io invece lo ringrazio e lo porterò sempre nel cuore.
"Grazie di tutto Mister Libidine e in bocca al lupo!
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