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Gli amari addii del 1987, la finale di Coppa contro la Samp e quel maledetto spareggio Uefa

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Al termine della stagione 1986/87 il Presidente Sergio Rossi, demoralizzato dalle violente contestazioni da parte dei tifosi, lascia la guida della società.Non potrò mai perdonarmi, nella dabbenaggine dei miei vent’anni, di...
Beppe Pagliano

Al termine della stagione 1986/87 il Presidente Sergio Rossi, demoralizzato dalle violente contestazioni da parte dei tifosi, lascia la guida della società.Non potrò mai perdonarmi, nella dabbenaggine dei miei vent’anni, di essere stato fra coloro che ha contestato  quel galantuomo del Presidente, da allora in poi persone così capaci, responsabili ed innamorate del Toro, alla guida della società, non se ne sono più viste molte.Gli subentra Mario Gerbi un gentiluomo di altri tempi, ma con limitate possibilità finanziarie, il ruolo di amministratore delegato viene ricoperto da Michele De Finis, il quale a dir la verità gestisce quasi del tutto la società.Ricomincia cosi una pericolosa altalena di poteri che dopo la lunga presidenza di Pianelli e l’incoraggiante inizio di Rossi sembrava alle spalle.Sulla panchina viene confermato Radice, viene lasciato partire l’amatissimo Junior, a causa di incompatibilità caratteriali proprio con l’allenatore, il vecchio Zaccarelli autentica bandiera della squadra appende le scarpe al chiodo, Dossena inspiegabilmente viene ceduto in serie B all’Udinese, Francini va al Napoli di Maradona, Kieft dopo una sola stagione torna in patria al PSV, mentre Beruatto lascia il granata per vestire la divisa della Lazio.Arrivano in granata il promettente attaccante austriaco Polster, il danese Berggreen dalla Roma, l’attaccante Gritti dal Brescia, il giovane Crippa viene pescato in C2 a Pavia, questi sarà la vera rivelazione del campionato, infine terminato il prestito all’Ascoli torna il difensore Benedetti.E’ un buon Toro che lotta fra le posizioni di rincalzo, ma è in Coppa Italia che la squadra riesce a dare il meglio di se. Dopo una facile qualificazione nella fase a gironi i granata eliminano agli ottavi il Verona ai calci di rigore, ai quarti di finale i ragazzi di Radice se la vedono contro i campioni d’Italia del Napoli, inutile dire che i pronostici sono totalmente a favore di Maradona e compagni, all’andata al Comunale l’incontro termina in parità 1 a 1 e le speranze di passare il turno sono davvero poche.Il 2 marzo 1988, alle ore 20:30 si gioca il ritorno, io sono al lavoro sto svolgendo il turno dalle 14 alle 22, mi porto comunque la radiolina, di tanto in tanto con l’assenso del mio superiore, pure lui dei nostri, vado ad ascoltare se ci sono notizie, al 28’ Gritti porta il Toro in vantaggio, nello stesso momento alzo le braccia in segno di esultanza, e così tutto il reparto viene a conoscenza della notizia che stiamo vincendo a Napoli, ma dopo pochi minuti Maradona pareggia rimettendo tutto in completa parità.Al quinto della ripresa è sempre Maradona a portare in vantaggio gli azzurri, termino così il turno di lavoro senza molte speranze, alle ore 22:00 esco dal lavoro ed accendo indisturbato la radiolina, proprio nel momento in cui Comi pareggia per noi, il “Si” con cui accolgo la notizia fa sì che tutti i granata che mi sono vicini abbiano pure loro un gesto di esultanza, ma non è ancora finita, mi avvio al parcheggio delle bici (ho la fortuna di poter andare al lavoro in bici grazie alla vicinanza da casa), salgo sul mezzo di locomozione e nel momento esatto in cui sto per lasciare la fabbrica è Polster a fissare il risultato sul 3 a 2 per noi, credo che quella sia stata l’unica volta in cui qualcuno ha attraversato il cancello di entrata ed uscita in bici a mani alzate in segno di esultanza, proprio come un ciclista che ha appena vinto la Parigi-Roubaix.In semifinale incontriamo i gobbi bianconeri, all’andata in quella che è la nostra partita casalinga vinciamo per 2 a 0 grazie ad un gol di Gritti ed ad un pazzesco tiro al volo di Ezio Rossi che fa impazzire di gioia la Maratona.Al ritorno siamo noi a passare in vantaggio con un’autorete di De Agostini, i gobbi pareggiano nella ripresa con Brio e poi con lo stesso De Agostini sul solito rigore vincono 2 a 1, ma siamo noi ad andare in finale contro la Sampdoria.Il 5 maggio giochiamo la finale di andata a Genova, sono i blucerchiati ad avere la meglio per 2 a 0, ma sull’incontro pesa come un macigno l’arbitraggio di Casarin che non concede un rigore macroscopico ai granata ed annulla una rete regolare, se non ricordo male, a Cravero.Il 19 maggio è in programma la partita di ritorno, quello che scende in campo sotto la pioggia battente è un Toro da battaglia, la Sampdoria è messa subito all’angolo frastornata dagli attacchi di Polster e compagni, in Maratona spingiamo i nostri a pieni polmoni e nel giro di 35 minuti siamo già in vantaggio per 2 a 0 grazie a due autoreti su due tiri dei nostri attaccanti.I granata continuano a spingere, ma un po’ per sfortuna, un po’ per bravura del giovane portiere Pagliuca, la terza rete non arriva.Si va così ai supplementari, la squadre sono stanche, i calci di rigore sembrano il logico epilogo di questa battaglia, ma al 112’ minuto il piccolo Salsano dal limite dell’area riesce a sorprendere Lorieri con un beffardo pallonetto, la partita finisce lì, i nostri non hanno più la forza di reagire.Mi siedo a terra in Maratona, sotto la pioggia, sono stanco, deluso, triste, amareggiato è stata appena scritta l’ennesima pagine triste della mia vita da tifoso.Al fischio finale ho ancora la forza di ringraziare i nostri giocatori per la prestazione offerta, e poi me ne esco dallo stadio mentre i ciclisti alzano felici la Coppa Italia.Ma le delusioni non sono finite, il campionato da poco finito ha visto il Toro finire al sesto posto alla pari dei gobbi, sarà quindi necessario uno spareggio per stabilire chi disputerà la prossima Coppa Uefa. Quattro giorni dopo la finale persa di coppa Italia, siamo ancora in campo, contro i bianconeri belli riposati, mentre i nostri giocatori devono ancora smaltire la fatica della battaglia all’ultimo sangue di pochi giorni prima.I granata ancora una volta resistono stoicamente ed al termine di altri 120 minuti di lotta il risultato è ancora bloccato sullo 0 a 0. Ci vogliono i rigori per stabilire chi giocherà la prossima Coppa Uefa, gli errori di Comi e Benedetti sono fatali ed a distanza di soli quattro giorni rivivo le stesse tristi sensazioni.Ecco in quei pochi giorni si racchiude la vera essenza dell’essere granata, ma quello che succederà fra 12 mesi sarà ancora più doloroso….Beppe Pagliano

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