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Gli strani (non) movimenti del mercato granata

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Il Granata della Porta Accanto/ Si parla molto di attaccanti a cifre stratosferiche, ma poco di difensori e centrocampisti sui quali varrebbe la pena spendere davvero...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

E' partita la campagna abbonamenti, un po' meno quella rafforzamenti. Le trattative apparentemente languono oppure sono molto frenetiche ma opportunamente sottotraccia come si ama dire nell'ambiente del calciomercato. Il tifoso è per natura impaziente e, un po' come Mihajlovic, amerebbe avere la squadra fatta al 90% per l'inizio del ritiro: pretesa francamente di difficile realizzazione allo stato delle cose. Tutti ci ripetiamo come un mantra che quello che conta è avere una squadra forte e possibilmente equilibrata nei suoi reparti per il 31 agosto (sebbene il campionato inizi prima e ancora mi chiedo come sia possibile che la data di fine mercato non coincida con quella di inizio campionato: un'assurdità!). Quello, però, che non torna è la strategia di fondo di quest'inizio di mercato.

E' chiaro e lampante che fino a quando non si avrà la certezza matematica che Belotti resti (o parta...) non si potrà nè definire il tipo di gioco offensivo, nè il reale budget a disposizione di Petrachi per il mercato. Detto questo ci sono due dati evidenti su cui però il fattore Belotti incide solo in parte: la necessità di acquistare un difensore centrale forte ed un centrocampista fortissimo (passatemi l'uso di aggettivi da terza elementare, ma sono quelli che rendono al meglio la qualità dei giocatori che dovremmo innestare in organico) e la disponibilità economica di una cifra che sfiora i 30 milioni di euro. Ora, al netto delle ricostruzioni giornalistiche, ed in periodo di mercato queste sono più numerose e fantasiose del solito, a me non torna che si parli solo di trattative legate ad attaccanti. Anche a me piacerebbe avere in rosa Simeone o Duvan Zapata come partner/vice Belotti, ma trovo al limite dell'assurdo che la priorità delle mosse granata si concentri su questi profili e non sui difensori e centrocampisti di cui sopra. Tra l'altro se compri uno di quei due a 20/25 milioni ti ritrovi con il 70/80% del budget volatilizzato. A meno che non ci siano altre uscite tipo Benassi o Bonifazi. E' vero che dagli esuberi qualcosa si potrà rastrellare: Gaston Silva, Ajeti, Avelar, Carlao potrebbero portare nelle casse del Toro qualche milione in più, ma resta la contraddizione che i trenta già sicuri dovrebbero essere destinati in gran parte a quei profili di cui c'è assoluta necessità.

Si obietterà che nel calciomercato non c'è nulla di chiaro e la maggior parte delle operazioni sono condotte nel torbido: non tutto ciò che leggiamo o sentiamo è ciò che avviene realmente nei colloqui tra operatori (procuratori, mediatori, presidenti, ds) e viceversa. Può darsi che Belotti sia stato già venduto da qui la necessità di comprare una prima punta di "spessore" per non ritrovarsi spiazzati con media e tifosi quando se ne sancirà l'ufficialità. Oppure al contrario, Belotti è certo che rimanga e Mihajlovic si è impuntato sulla volontà di passare al modulo a due punte e quindi si sta cercando disperatamente una spalla del Gallo. Tutto è possibile sebbene alcune cose siano più probabili ed altre meno... Certo leggo di Gonalons alla Roma per 5 milioni (non 50!) e mi chiedo se profili così siano veramente irraggiungibili per il Torino. Forse per stipendio e ambizioni sportive sì, ma queste cose di solito vanno a braccetto. Se alzassimo la famosa asticella, innescheremmo un circolo virtuoso dispendioso nel suo avvio ma foriero di benefici diffusi nel suo entrare a regime. Cosa ci sarà nella testa di Cairo? La politica dei passettini è stata eccezionale fino all'anno scorso. Sorge il dubbio che sia necessaria una sua revisione passando allo step successivo: la politica dei saltini. Operazioni con più decisione e tentativi veri di sgomitare là in alto anche in relazione al fatto che apparentemente la Fiorentina si sta ridimensionando e che difficilmente l'Atalanta (ma anche la Lazio) potrà ripetere il suo exploit. Volere è potere, diceva qualcuno. Il messaggio che sempre più spesso ci arriva è invece che "di più non si può". Certificato da chi non si sa, ma è bastato a convincere gran parte della tifoseria. Continuiamo a vincere scudetti del bilancio eppure lo spettro del fallimento è sempre sventolato quando si richiede uno sforzo in più: la decrescita felice evidentemente è un concetto che sulla piazza di Torino ha fatto breccia.

Restiamo alla finestra e attendiamo le prossime mosse della società. E che la parola abbonamento faccia finalmente rima con rafforzamento.

 

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita

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