Un classico.
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Il mondo alla rovescia
Come il panettone a Natale, un favore arbitrale ad una big, gli attori di Muccino che urlano, il gancio-cielo di Kareem Abdul Jabbar, Una poltrona per due, su Italia1, la notte di Natale.
Una coazione a ripetere.
Il gesto, i colori, il clima, i protagonisti tutti sempre lì, al loro posto, in un eterno déjà-vu.
Come se il tempo si fosse fermato e avesse deciso di cristallizzare quell’istante, quel momento, in cui un gesto atletico si è elevato a icona.
Un gesto che fa, da sempre, sognare.
Lo sognano i calciatori, lo sognano i tifosi, lo ripetono i bambini nelle loro camerette, tuffandosi su letti o divani più o meno morbidi.
Un gesto universalmente conosciuto perché è, da sempre, copertina degli album di figurine.
Parliamo ovviamente della rovesciata, o bicicletta, o se preferite, sforbiciata, per coprire l’intero arco costituzionale del gesto tecnico.
Sicuro è che, al netto di un record da inserire nel Guinness dei Primati, Toro-Sassuolo, quando si parla di rovesciate, è la partita paradigmatica per eccellenza.
Mai così tante e tutte uguali, mai così ravvicinate, sempre compiute dallo stesso protagonista, Andrea Belotti sempre contro Andrea Consigli, portiere del Sassuolo, in un duello di Sergio Leoniana memoria.
Entrambi potrebbero raccontare i loro stati d’animo, quei momenti, le sensazioni vissute nell’attimo del cross, dell’impatto del cuoio, e dell’esito finale di quelle acrobatiche esecuzioni.
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27 agosto 2017
La prima volta, il mondo si rovesciò in un torrido pomeriggio d’agosto, per l’esordio casalingo del Toro targato Sinisa Mihajlovic, ospite il Sassuolo.
L’azione che porta al primo atto della sfida è tanto bella quanto lineare.
Nkoulou sombrereggia in fascia, scavalcando in bello stile Politano.
La palla prima sale, poi scende e il difensore camerunese, felpatamente, accarezza il cuoio con il collo del piede.
Un gesto elegante e spettacolare che difficilmente si vede alle nostre latitudini, specialmente se a compierlo è un difensore.
L’ex Lione con un secondo tocco, serve sulla corsa De Silvestri, tagliando fuori in un colpo solo Falcinelli e Duncan.
A questo punto, De Silvestri corre in fascia, seguito a distanza da Gazzola che commette l’errore di concedere campo al laterale granata.
Il ventinove arriva sul fondo e lascia partire un cross che a prima vista appare sbilenco, non ha curva, parte dritto e anziché andare sul secondo palo verso la porta, termina la sua parabola molto più indietro di quanto ci si aspetti.
Belotti, appostato in area, si stacca dalla marcatura di Paolo Cannavaro, compiendo con qualche passetto laterale e con un movimento circolare all’indietro inizia a immaginare come colpire la palla, seguendone la traiettoria dando le spalle alla porta.
La palla è ancora in volo e il Gallo inizia a concepire il suo pensiero stupendo.
Si coordina mentre è rivolto verso la Maratona, spalle alla porta rispetto a quella di Consigli.
Passettin passettino, saltello e palla incocciata con il destro, restando in aria quanto basta per segnare un gol da cineteca, per la gioia di fotografi e amanti delle vignette di Samarelli sul Guerin Sportivo.
La sfera si insacca nell’angolo sinistro della porta di Consigli che allarga le braccia, sconsolato.
La prossemica del portiere emiliano parla chiaro: davanti ad un gesto così, non resta che arrendersi.
Primo gol di Belotti nella stagione del suo record di ventisei gol in serie A.
12 maggio 2019
Il secondo atto di questa saga va in scena in una caldissima giornata di maggio.
Periodo di comunioni e cresime, in questa domenica che prevede il Sunday lunch e la mia presenza in una chiesa pre barocca del Canavese, in giacca e cravatta, il pensiero al Comunale.
La cerimonia che finisce al calcio d’inizio, il pranzo vissuto in apnea con i camerieri che servono le portate e mi guardano, come se fossi matto.
Belotti calcia un rigore in curva, poi l’altalena di emozioni che ci porta sotto di un gol, ma in vantaggio numerico per la fiscale espulsione di Bourabia.
Si va al riposo e appena usciti dagli spogliatoi, De Silvestri, Belotti e Consigli, sono di nuovo sotto i riflettori.
Mëité per Lollo, cross del terzino destro, sforbiciata volante del Gallo e Consigli, in tuffo, devia sopra la traversa.
Il Gallo lo ha rifatto di nuovo, nella stessa porta, sotto la Curva Primavera, venti mesi dopo, contro lo stesso avversario, contro lo stesso portiere.
Quel gesto epico, entrato di diritto nel mito, è patrimonio che accompagna i giocatori più attesi.
Ed è ancora lui, ancora Belotti, a realizzare un gol fantascientifico, una rete da copertina, con la seconda sforbiciata di giornata.
Il copione è il medesimo.
Mëité per De Silvestri e cross del terzino destro.
Belotti vede il pallone partire e si prepara.
Appena la palla si stacca dal piede del terzino granata, il centravanti numero nove si stacca dalla marcatura di Peluso e prepara lo spazio attorno a sé.
L’impatto con il pallone è violento, come una frustata, un colpo secco.
La sforbiciata volante del Gallo batte Consigli che si tuffa per parare il tiro, ma la distanza, circa undici metri, non gli permette di reagire prontamente.
L’unica cosa che cambia rispetto alla rovesciata vincente di due anni prima è la traiettoria del tiro.
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17 marzo 2021
Che ci sia una sorta di incantesimo, un miracolo che si ripete e che si autoalimenta attraverso quel gesto tecnico di Belotti, oramai è chiaro quando in un pomeriggio di marzo, covid era, il Toro affronta il Sassuolo in una specie di ultima spiaggia per la salvezza.
Sarà rimonta incredibile da 0-2 a 3-2, una roba che non capitava al Toro da trentotto anni, da quel magico derby dei tre minuti e venti secondi.
Che il Toro rovesci il risultato è una notizia, che Belotti ritenti la specialità della casa, e sempre contro il Sassuolo, è nell’ordine delle cose.
La cosa che mi ha sempre mandato ai matti era la totale sicurezza e al tempo stesso l’incoscienza con cui provava quelle rovesciate.
Ripensandoci, il gesto ha una bassa percentuale di riuscita e un alto coefficiente di difficoltà.
Bastava veramente mezzo centimetro, mezzo secondo, l’impatto non preciso, e quello che si poteva tramutare in un capolavoro rischiava di diventare il più classico dei lisci da oratorio.
Questa volta non sarà gol, il cross di Ansaldi, lungo sul secondo palo, trova il Gallo, forse troppo defilato rispetto alla porta emiliana.
Eppure Belotti ci prova lo stesso e va vicino alla rete, sfiorando il palo alla destra di Consigli.
Non avevo mai più parlato di Belotti dopo l’addio dell’anno scorso.
Avevo provato a scrivere un pezzo ma l’avrei vissuto con indifferenza o perfino fastidio, per troppo amore, o per troppo astio.
E alla fine, come spesso accade, si torna a parlare, a scrivere e a ricordare qualcuno solo per i momenti più belli, quelli che ti hanno lasciato una emozione.
Toro-Sassuolo è stato il mondo alla rovescia del Gallo.
Era il nostro mondo e per qualche tempo è stato anche il tuo…ma hai deciso di guardarlo da un’altra prospettiva.
Però, Gallo, ogni volta che penso a Toro-Sassuolo, immagino il mondo alla rovescia, proprio come facevi tu.
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Ad un anno campione d’Italia, cresciuto a pane e racconti di Invincibili e Tremendisti. Laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Ho vissuto Bilbao e Licata e così, su due piedi, rivivrei volentieri solo la prima. Se rinascessi vorrei la voleé di McEnroe, il cappotto di Bogart e la fantasia di Ljajic. Ché non si sa mai.
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