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GRAN TORINO

Lazio-Torino, quando siamo fortunati facciamoci caso

Danilo Baccarani
Danilo Baccarani Columnist 
Torna un nuovo appuntamento con la rubrica "Gran Torino", a cura di Danilo Baccarani

Se devo indicare un precedente tra Lazio e Torino, disputato all’Olimpico di Roma, per introdurre il match che andrà in onda sabato sera, 22 aprile, non ho dubbio alcuno. Lazio-Toro 0-0, 18 maggio 2021.

Il governo allenta le restrizioni per la pandemia, è la giornata contro l’omofobia e nottetempo, Cristiano Ronaldo trasferisce il suo parco automobili a bordo di grosse bisarche, anche esse di pregio.

Non sapevamo ancora che di lì a poco, ci avrebbe salutato Franco Battiato, sognavamo brandelli di libertà, di tornare alla nostra vita frenetica e a volte incomprensibile, ma che abbiamo capito essere indispensabile solo quando un virus maledetto ce l’ha sottratta.

A tutte queste incognite il tifoso del Toro si era dovuto sorbire una stagione disgraziata a cui mancava soltanto la ciliegina su una torta non propriamente di cioccolata: per non farla finire in tragedia sarebbe bastato fare un misero punticino nella terribile trasferta di Roma.

La partita con i biancocelesti era stata rinviata causa Covid a marzo, dopo che il Toro era incappato in uno stop forzato deciso dall’ASL. In realtà anche la partita di andata aveva riservato qualche coda polemica e più di un sospetto. Il primo novembre 2020, al Grande Torino, arriva la Lazio reduce dalla trasferta di Bruges in Champions League con un focolaio covid in procinto di esplodere.

La UEFA ferma alcuni giocatori che, magicamente, tre giorni dopo, sono pronti a scendere in campo contro il Toro: si aprirà una lunga diatriba che porterà al deferimento di Lotito e del medico sociale della Lazio. In campo finisce 3-4, in un match che ridefinisce il concetto di rocambolesco: vedasi l’errore da due passi di Verdi – tiro sul palo-, il rigore non assegnato su Verdi e quello assegnato per fallo di mano di Nkoulou. Chiffi prima lo valuta come involontario e poi decreta la massima punizione su indicazione del Var.

Immobile segna dal dischetto per il temporaneo pareggio al minuto 95’. Ma è Il gol di Caicedo al minuto 98’ a sfidare le leggi della fisica e anche della balistica. La rete, che arriva a conclusione di un’azione laocoontica, consta di ben cinque rimpalli favorevoli per la Lazio, con Caicedo che manda il Toro all’inferno.

Non ho mai visto un recupero monstre che ci abbia in qualche modo avvantaggiato.

Il match viene omologato: oltre al danno, la beffa.

La ventiquattresima di campionato viene recuperata di mercoledì, in serale, esattamente a cavallo tra le ultime due di Serie A: abbiamo perso a La Spezia con una prestazione imbarazzante e nella trentottesima ci toccherà uno spareggio infuocato con il Benevento a meno di risultati favorevoli in quel di Roma. L’aria è elettrica. Il nostro destino sembra essere già scritto. 

Come potrebbe mai Simone Inzaghi dare una delusione a suo fratello Filippo (allenatore del Benevento)? Come farà il Torello di Nicola, dopo aver subito undici reti nelle ultime due partite, ad uscire indenne dall’Olimpico?

Il Benevento segue la partita da spettatore interessato, dopo il pareggio nello scontro casalingo contro il già retrocesso Crotone. Tra l’altro, quando siete tristi, andate a rivedere gli ultimi due minuti di quella partita, con il pari di Simy per i calabresi e il tiro di Glik, al volo in spaccata, dal cuore dell’area, al minuto 94’ che termina la sua corsa tra le braccia di Festa. Un toccasana. Come se non bastasse, sul fuoco delle polemiche dell’andata il vento romano ha alimentato anche quelle sul match rinviato a marzo. I biancocelesti hanno fatto la loro passerella per tv e media, presentandosi allo stadio nonostante l’impossibilità del Toro di prendere parte alla trasferta per decisione dell’ASL. Lotito ha punzecchiato qua e là, Inzaghi ha detto che loro non faranno sconti a nessuno.

La Lazio oramai qualificata per l’Europa League gioca prevalentemente per allungare la sua striscia di dodici vittorie consecutive in casa. Nel primo tempo, le emozioni sono merce rarissima. La Lazio aveva trovato il gol grazie al solito Immobile ma l’arbitro Fabbri annullava per una spinta del centravanti azzurro su Nkoulou.

Qualche scaramuccia verbale e storie tese in campo tra Luis Alberto e Rincon, proprio sul finire del primo tempo. Lo spagnolo è molto nervoso e si avvia verso gli spogliatoi. La notizia è che il giallo lo prende solo lui.

Nella ripresa, la storia del match cambia. I biancocelesti sembrano assatanati. Intendiamoci, giusto così. La prima occasione è per Muriqi. L’attaccante kosovaro batte a rete e Nkoulou si immola salvando il risultato.

La marea laziale monta e il Toro spezza l’assedio con qualche azione estemporanea. Su rilancio di Sirigu, spizzata di Singo per Sanabria che gira per Belotti travolto da Luiz Felipe con un intervento piuttosto deciso.

La palla torna a Sanabria che è inseguito da un’orda di laziali e, decentrandosi, tira in porta. Tutto facile per Strakosha.

Non è altro che un lampo nel buio. Al 64’ l’intervento dubbio di Ansaldi su Muriqi richiede l’intervento del VAR. Sono momenti interminabili ma l’arbitro Fabbri lascia proseguire. Sirigu salva su Lulic e poi, ecco la più nitida delle occasioni per il Toro, ancora sui piedi di Sanabria che di sinistro, dopo un pregevole tocco di Belotti, coglie il palo alla destra di Strakosha.

Gli ultimi dieci minuti di questa partita sono pura apnea. Sono l’espiazione di tutte le nostre colpe, sono l’inferno in terra.

Non conto nemmeno quanti cross sono piovuti in area, il pallone, dannato lui, è sempre in mezzo ai piedi sbagliati, e i lanci sono una potenziale minaccia per la nostra difesa colabrodo.

Sul calcio d’angolo di Felipe Anderson, credo, senza timore di smentita di aver perso qualche anno di vita.

Cross del brasiliano. Izzo caccia fuori di testa la sfera, Luis Alberto serve Immobile che mette in mezzo per Parolo.

Sirigu è inchiodato sulla linea di porta, la palla ballonzola nell’area piccola e Nkoulou si inventa un rinvio che termina proprio sui piedi di Escalante.

Alla lista dei marcatori alla loro prima rete in serie A, quanto sarebbe stato da Toro subire il gol di Escalante? L’argentino, in mezza voleé, dal dischetto del rigore, batte a rete, Sirigu la vede all’ultimo, si butta sulla sinistra e respinge. Ci sono più maglie granata in area che turisti in Liguria durante un ponte festivo.

Il tempo non passa mai e all’82’ il mondo mi crolla addosso. Luis Alberto scodella per Immobile, Nkoulou sfiora il centravanti azzurro che cade a terra come folgorato. Il Toro e soprattutto Izzo protestano per un fallo di Immobile sul difensore granata, all’inizio dell’azione. Fabbri si fa aiutare dal Var e Immobile si appresta a battere dal dischetto in un silenzio irreale.

Rigore. Rigore talmente beffardo e ancora più crudele per le conseguenze che potrebbe portarsi dietro. Credevo di essere su Sky, ma è evidente che Riccardo Gentile e Luca Marchegiani commentino per Lazio Channel.

Immobile è un rigorista da tredici (all’epoca) errori in carriera e tre in stagione, Sirigu in quella non ne ha preso uno nemmeno per sbaglio. Mio figlio che fino ad ora ha fatto la spola tra la sua cameretta e il salotto, sbucando e mettendo il capino giusto per vedere il risultato, si paralizza davanti alla televisione. Il momento è eterno. Fabbri fischia in un Olimpico spettrale.

Il tiro dell’attaccante campano si stampa sul palo con Sirigu che ne aveva intuito la traiettoria. Non si fa nemmeno in tempo ad esultare che Pereira, sulla respinta, batte a rete e Sirigu si fa perdonare in un colpo solo, una stagione da dimenticare.

Pericolo scampato? Macché. La Lazio non molla la presa e al 95’ arriva il palo di Lazzari. Ennesimo cross di Luis Alberto, ennesima tonnara in area granata, e sull’ultimo treno, in corsa, sale Manuel Lazzari, che in tuffo, di testa, coglie il montante, a Sirigu battuto. La palla torna sui piedi di Nkoulou che incomprensibilmente tocca il pallone nell’area piccola verso Sirigu.

Gentile e Marchegiani rompono gli indugi e brandendo per le zampe un’aquila biancoceleste, in dialetto romano, invocano un rigore per una spinta di Bremer su Muriqi. La telecamera va su Fabbri. Gentile insiste: “Rigore! Rigore!” Invece no. Fallo di Immobile su Nkoulou. Riprendiamo fiato.

I minuti di recupero, infiniti e inspiegabili, ci consegnano il tanto agognato punticino. Sembrava una montagna insormontabile, era solo un punticino. Uno e uno solo. Un punto per evitare uno spareggio, seppur in casa, contro il Benevento dell’ex Glik: non lo avrei sopportato, soprattutto dopo questa drammatica partita contro la Lazio.

Serviva un punto per chiudere il prima possibile, una stagione terribile. La sorte almeno questa volta, non ci ha voltato le spalle. Certo, il palo di Sanabria poteva chiudere i conti prima, magari ci saremmo risparmiati venti e passa minuti di sofferenze… Ma anche questo fa parte del gioco e per una volta, quando siamo noi ad essere fortunati, facciamoci caso.

La partita finisce con la lite tra Cairo e Immobile che viene gestita a mezzo social, su Instagram, come i migliori dissing tra rapper.

C’è una immagine però che è rimasta impressa nella mia memoria. Al triplice fischio di Fabbri, la panchina granata esplode in festeggiamenti sfrenati. Tutti vanno su Nicola, all’ennesimo miracolo di una carriera che inizia ad assomigliare vagamente a quella di un santone che fa miracoli in serie.

Si vedono sorrisi, pacche amichevoli, una gioia irrefrenabile. Ricordo che sorrisi amaramente. Non certo per via del risultato e di quello che significava, ma per quella gioia che strideva davvero con l’annata appena conclusa.

Insomma, grazie ragazzi e grazie Nicola, ci mancherebbe, ma il Toro non può gioire così per una salvezza risicata. Sarebbe stato necessario fare mea culpa, inventare una esultanza moderata e più consona. Un modo per chiedere scusa, per davvero.

Ad un anno campione d’Italia, cresciuto a pane e racconti di Invincibili e Tremendisti. Laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Ho vissuto Bilbao e Licata e così, su due piedi, rivivrei volentieri solo la prima. Se rinascessi vorrei la voleé di McEnroe, il cappotto di Bogart e la fantasia di Ljajic. Ché non si sa mai.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.