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Sempre con te

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Torna la rubrica a cura di Danilo Baccarani
Danilo Baccarani
Danilo Baccarani Columnist 

La settimana che ci accompagna a Superga si è aperta con i doverosi auguri a Paolo Pulici, 74 anni, icona granata e giocatore più amato da noi tifosi.

Siamo poi passati per Milano, dove abbiamo reso omaggio ai neo campioni d’Italia, per la loro festa e un altrettanto scontato risultato finale.

A questo punto, con un tempismo (im)perfetto, su giornali, social e radio hanno iniziato a rimbombare le reprimende (condivisibili) su quello che dovrebbe essere il Toro e non è più (qualcuno dice da 19 anni, io sono più cattivo e dico che gli anni sono trenta), sul nuovo allenatore (Juric non sarà più al timone del Toro), sul Robaldo che, ovviamente, non è il centro sportivo che sognavamo e che le tempistiche (sciagurate) consentiranno sì la sua inaugurazione (a metà) ma rappresenta alla perfezione la società e l’immobilismo della stessa.

Per finire , la salita al Colle, il 4 maggio, in concomitanza con il Giro d’Italia, per l’omaggio ai ragazzi del Grande Torino.

In mezzo a tutto questo un campionato chiuso, senza obiettivi raggiungibili, quattro partite complesse e le solite incognite sul futuro.

Andiamo con ordine.

A Milano siamo andati a rendere omaggio ai campioni d’Italia.

Abbiamo giocato, adeguandoci, un tempo a bassissimi ritmi e poi dopo pochi minuti del secondo tempo, l’espulsione di Tameze ha chiuso, di fatto, i giochi.

Ora, io mi ritengo un tifoso ottimista e fino a risultato acquisito sono convinto che la mia squadra possa vincere qualunque partita.

Ottimista sì, ma anche realista.

Il Toro, la partita di Milano, la giocasse cento volte, non la vincerebbe mai.

Soprattutto questo Toro che sbaglia passaggi facili, passaggi di tre metri.

Questo Toro che ha 14-15 titolari (e di questi la metà spremuti e gli altri altrettanto spremuti e con qualità piuttosto bassa) che combatte con gli infortuni, che ha dei limiti strutturali non colmati dal mercato, sinceramente cosa avrebbe mai dovuto fare a Milano?

Capisco tutto, ma immaginare un Toro diverso, a Milano, sarebbe stato francamente difficile.

Non capisco chi ha criticato anche il pasillo dedicato all’Inter, ma questo è un mio limite.

Juric ha le sue colpe e i suoi limiti, ma anche dei meriti.

Innanzitutto, ha rinvigorito un gruppo devastato da due anni sportivamente disastrosi.

Tracciando il bilancio del suo triennio, possiamo dire che la squadra è stata costante e coerente con le sue possibilità e le sue carenze, andando però in calando nell’entusiasmo e anche nella ferocia agonistica.

Se togliamo l’exploit del Bologna, la classifica rispecchia i valori e le squadre che ci sopravanzano sono quelle attese e il gap con le prime, per battagliare per le posizioni europee, è molto più ampio di quanto non dicano i punti di distacco in classifica.

Anzi, forse la classifica ci premia anche un po’, considerando che la nostra forza è la difesa e non l’attacco.

Arriviamo a Superga, passando proprio per il Bologna.

Lo stadio sarà nuovamente pieno, anche se la questione del prezzo simbolico a 1 euro dopo il tragico 0-0 con il Frosinone è una foglia di fico di cui avrei fatto a meno.

Detto ciò, va dato atto che i tifosi rispondono a iniziative come queste.

Io preferisco i tutto esaurito, ai larghi vuoti, e non comprendo perché dovremmo essere felici nel vedere i secondi.

Non voglio dare patenti di tifo (e non mi sono mai permesso), specialmente nei confronti di chi prende posizione e fa una scelta, e non lo farò neanche adesso.

Un mio vecchio professore diceva che gli assenti hanno sempre torto: io mi limito a dire che la nostra squadra del cuore è in difficoltà e stare vicino al Toro sia l’unica cosa che io possa fare.

Sarebbe carino evitare gli insulti per chi ha fatto una scelta, qualunque essa sia, in un senso o nell’altro.

Sul colle e sulle polemiche della concomitanza con il Giro, da amante della corsa rosa e del ciclismo, mi trovo in disaccordo.

L’omaggio al Grande Torino è doveroso e Coppi, Bartali insieme agli Invincibili sono stati il motore della rinascita per un popolo intero: quella frase sulla maglia rosa, simbolo del comando della corsa, è un modo molto delicato per ricordare i ragazzi granata.

Anche su questo argomento ho sentito un po’ di tutto: dalla scritta troppo piccola al cambio di percorso del Giro, le critiche alle navette ma soprattutto quelle a chi sceglierà di salire sabato per la commemorazione.

Io sarò uno di quelli.

Lo faccio ogni volta che posso, il 4 maggio.

Mal sopporto le passerelle, i selfie, le videochiamate agli amici, le polemiche contro squadra e società, le salamelle sul sagrato, i cori.

Ma di questa deriva, i principali colpevoli siamo noi che non siamo riusciti a spiegare cosa rappresenta Superga, davvero.

Si sale al Colle per commemorare, per ricordare, per restare fedeli ai valori che quella squadra ci ha tramandato: Superga non è luogo adatto a niente altro.

C’è chi preferisce andare giorni prima oppure dopo, a orari improbabili, nel silenzio del mattino o la sera tardi.

Ma è davvero necessario dover difendere, anche in questo caso, la propria scelta?

La sera prima ci sarà il Bologna lanciatissimo verso le posizioni europee che contano.

Squadra in stato di grazia, allenatore in rampa di lancio, giocatori che hanno over performato.

A noi non resta che guardare questo ennesimo esempio virtuoso di una squadra partita nello scetticismo generale e diventata un top team.

All’andata fu 2-0 dopo un primo tempo di marca granata con diverse occasioni sprecate e un gol annullato a Vlasic.

Poi la frittata di Tameze, Buongiorno e Gemello che spianò la strada a Fabbian e in chiusura il gol di Zirkzee per un risultato catalogabile alla voce rimpianti.

Il futuro è un buco nero in fondo al tram (cit.).

A Cairo, che ha perso da anni la sua credibilità agli occhi dei tifosi, non basterebbero miracoli in serie, mercati vincenti, scelte assennate, risultati positivi, per cambiare il sentimento popolare.

Il Toro del futuro non riesco a immaginarlo e non è solo questione di cambiare allenatore e giocatori.

Quello è un inizio, ma non è tutto, in uno scenario sempre uguale, sempre mediocre, sempre appiattito.

Soltanto non date la colpa a chi sceglie di stare con il Toro, per il Toro, non è giusto, non è corretto.

Ad un anno campione d’Italia, cresciuto a pane e racconti di Invincibili e Tremendisti. Laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Ho vissuto Bilbao e Licata e così, su due piedi, rivivrei volentieri solo la prima. Se rinascessi vorrei la voleé di McEnroe, il cappotto di Bogart e la fantasia di Ljajic. Ché non si sa mai.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

 

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