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Thriller napoletano

Danilo Baccarani
Danilo Baccarani Columnist 
Un nuovo appuntamento di Gran Torino

Per dirla semplice, io, i cori anti-napoletani nei ultimi incontri casalinghi con il Napoli, mica li ho capiti.

Non ho capito nemmeno perché ci siamo dovuti macchiare di un odioso e ritrito luogo comune.

Non ho capito perché abbiamo offeso Cannavacciuolo, che peraltro, si stava soltanto godendo il suo Napoli prossimo scudettato.

Del resto, come diceva un grande tecnico, anche un po’ filosofo: “Non si può capire tutto della vita.”

Parole e musica di Albertino Bigon, ex allenatore tra le altre, proprio del Napoli.

Non li ho capiti perché non comprendo certe dinamiche e, a maggior ragione, perché i due popoli condividono un sentimento preciso per l’avversario che più avversiamo, se mi consentite il gioco di parole.

“Chi non salta bianconero è…” per dirla in poesia giocosa e sfottò dinamico che costringe ad alzarsi e quasi sradica dai seggiolini i fondoschiena dei più anziani, è lingua comune, o sbaglio?

Insomma, l’odio verso Napoli e i Napoletani non mi appartiene, non lo concepisco e mi dà pure un po' fastidio.

Chiuso quest’incipit, apriamo il tema della settimana: riusciranno i nostri eroi, ammaccati dagli infortuni, decimati dal giudice sportivo, imprecisi sotto porta, ad uscire indenni dal Diego Armando Maradona, già San Paolo?

La domanda, guardando il recente passato, appare piuttosto scontata a fronte anche di un Napoli che dopo un periodo di incertezza sembra aver ritrovato la retta via, proprio in concomitanza con il match di ritorno di Champions, contro il Barcellona.

Sembrano un po’ le vie (in)finite di Troisiana memoria, che si ritrovano, dopo essere state parallele per una vita e stanche decidono, finalmente, a incrociarsi.

Che De Crescenzo sia con noi per sempre. Amen.

Da Rudi Garcia passando per Mazzarri, arrivando fino a Calzona, dalle mattane di Aurelio De Laurentiis ai dribbling di Kvara e ai gol del ritrovato Osihmen, il Napoli fa di nuovo paura.

Del resto, è la squadra Campione d’Italia in carica, quella che ha demolito gli avversari nella passata stagione ma con qualche certezza in meno, scalfita dall’addio di Spalletti e da un mercato estivo non all’altezza.

Con un veloce sguardo all’indietro, ricordiamo che il Toro nella partita di andata del 7 gennaio scorso è passato su quello che rimaneva del Napoli di Spalletti e ne ha fatto polpette.

Ribadiamolo però, era un altro Napoli.

Per presentare la partita di venerdì sera si parte da un record.

È quello di Renato Copparoni, primo portiere italiano a parare un rigore al Divino numero 10, Diego, Dieguito, El Diez.

Poco importa se il Toro quella partita la perde per 3-1.

Il record resta e Copparoni può appuntarsi sul petto una medaglia di gran valore.

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Vale oro la vittoria granata del maggio 2009 che tiene vive le speranze di salvezza in una partita di fine stagione che si discosta parecchio dal malcostume italico di match che finiscono in gloria per la squadra che "ha più da chiedere al campionato."

Il Napoli non regala niente, va in vantaggio, sfiora il raddoppio e nel suo momento migliore viene castigato da un gol di Bianchi e una magica punizione di Rosina.

Ma Napoli significa anche partite al cardiopalma, emozioni intense, con finali thriller che ci hanno visto spesso protagonisti, in negativo.

Napoli-Torino 2-1, 2 dicembre 1990

Il Toro perde una partita incredibile che si decide tutta in nove minuti.

Vittoria sofferta dei partenopei ma meritata perché il Toro sciupa, poi si chiude e viene punito all’89’, proprio allo scadere.

Era già successo a Bari allo stesso minuto, con il gol del 2-1 di Joao Paulo, poi a Bologna (1-0, Iliev al 79'), a Cesena (2-2, Barcella all'83') e al Delle Alpi con il Milan (1-1, Maldini al 90').

Insomma, un Toro che nei finali di partita perde la concentrazione e butta alle ortiche punti preziosi: direi, anche a distanza di anni che non abbiamo perso l’abitudine.

Maradona all’80 fa 1-0 su rigore che l’argentino si conquista dopo aver subito un fallo di Carillo.

Il Toro si adegua, camaleonticamente, alla terra che lo ospita e, con la fantasia tipica dei napoletani, si ingegna per trovare un meraviglioso modo per perdere questa partita.

Prima la pareggia con Bresciani, dopo che Cravero in sospetto fuori gioco aveva impegnato Galli in una difficile respinta e poi la perde, grazie a Peppino Incocciati, che, dal limite dell'area, con una staffilata di sinistro a fil di palo che viene leggermente sfiorata da Sordo.

Tancredi entrato per Marchegiani, coperto da un compagno, non vede partire il tiro e rimane di sasso.

Napoli-Torino 1-1, 4 novembre 2012

Napoli sciupone, pioggia, Mazzarri espulso all’ottantottesimo e goal del pareggio segnato dagli ospiti in pieno recupero su errato retropassaggio di Aronica.

Ci sono tutti gli ingredienti per un meme clamoroso.

Anzi, questa partita è il paradigma di un meme di Mazzarri.

Pioggia e rimpianti, Hamsik che si divora un già fatto in campo aperto dopo che Cavani aveva aperto le marcature dopo appena sette minuti di gioco.

Il Toro di Ventura ha il merito di resistere, contenere e rimanere agganciato alla partita e mentre la pioggia scende in maniera sempre più copiosa, incassa il gentile omaggio della difesa azzurra.

Aronica, appena entrato per Dossena, riceve da Inler e, senza guardare, gira all’indietro verso De Sanctis ma Nicola Sansone intuisce e si getta a capofitto sulla palla, anticipa e scarta il portiere azzurro e deposita in rete il suo primo gol nella massima serie.

Napoli-Torino 1-1, 23 dicembre 2020

Sarà un Natale amarissimo, come nella più famosa commedia di Eduardo De Filippo, quello che il Toro e sui tifosi trascorreranno dopo l’ennesima rimonta subita del loro travagliatissimo campionato.

Giampaolo è in sella, ma non è per nulla saldo e sulla sua testa aleggiano gli spettri di un esonero che si materializzerà qualche settimana più avanti.

Eppure, il Toro prenatalizio si rivela più tosto del solito, complice anche un Napoli molle e privo di idee.

All’inizio del secondo tempo, il Toro si manifesta e passa in vantaggio.

Calcio d’angolo, batti e ribatti, palla che arriva a Izzo, napoletano doc, che inventa una traiettoria imprevedibile per l’estremo azzurro Meret.

Izzo, prima ai margini, poi reintegrato segna un gol di importanza vitale per un Toro asfittico e incapace di dare una svolta al campionato.

Il regalo è impacchettato e manca solo il fiocco, quando Ruiz centra per Zielinski.

Il polacco, di prima, offre una gran palla a Insigne che di piatto destro, anche lui di prima intenzione, pesca l’incrocio dei pali con il suo marchio di fabbrica, il “tiraggir”.

Gol bello e crudele, che Sirigu non riesce ad evitare per questione di centimetri.

Il Toro perde altri due punti. Con questo pareggio, salgono a 23 i punti persi dal Torino da situazione di vantaggio a quel punto di un campionato che ci vide in vantaggio con Atalanta, Cagliari, Sassuolo, Lazio, Inter, Samp, Juve (due volte), Napoli, Verona e Benevento.

In queste undici partite il Toro raccoglierà cinque pareggi e sei sconfitte.

Ad un anno campione d’Italia, cresciuto a pane e racconti di Invincibili e Tremendisti. Laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Ho vissuto Bilbao e Licata e così, su due piedi, rivivrei volentieri solo la prima. Se rinascessi vorrei la voleé di McEnroe, il cappotto di Bogart e la fantasia di Ljajic. Ché non si sa mai.

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