Diamo il benvenuto sulle colonne di Toro News a Danilo Baccarani, che con la rubrica Gran Torino ci offrirà contenuti di qualità ispirati al passato e al presente del Toro. In questo secondo appuntamento, Danilo ci offre un'analisi approfondita al prossimo avversario del Torino, il Sassuolo di Dionisi.
Gran Torino
Torino-Sassuolo, storia di una recente rivalità
È diventata una delle partite più sentite dell’ultimo periodo storico, una di quelle che i tifosi del Toro non vogliono proprio perdere.
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Stiamo parlando della sfida con i neroverdi del Sassuolo che, negli anni, ha assunto un valore particolare, non tanto per il blasone degli emiliani ma per la loro escalation nel calcio che conta, anche grazie ad una solida organizzazione societaria.
La crescita dei neroverdi va di pari passo con i risultati raggiunti negli ultimi campionati che vedono il Sassuolo stabilmente in serie A da ben dieci anni di fila.
Niente male se si considera che la compagine emiliana ha raggiunto per la prima volta nella sua storia la serie B nel 2007/08 e la serie A nel 2012/13.
Agli emiliani, spesso protagonisti del ruolo di ammazzagrandi, come testimoniano le roboanti vittorie per 5-2 a San Siro contro il Milan e per 4-3 all’Olimpico contro la Roma, va riconosciuta una gestione oculata e la capacità di saper costruire squadre competitive e di ricostruire ogni volta a fronte di cessioni fruttuose ma pesanti (tra le altre quelle di Scamacca, Politano, Locatelli, Sensi, Boga, Demiral…).
Lunedì andrà in scena il ventottesimo incontro tra granata e neroverdi, con il Toro in vantaggio nel computo totale dei match sinora disputati e così divisi:
19 in serie A (vinte 8, pareggiate 7, perse 4)
6 in serie B (3V-1N-2P)
2 nei playoff della serie cadetta (1V, 1N).
Scendendo nel dettaglio delle sfide disputate nella massima serie in terra emiliana, il Toro vanta due vittorie, una sconfitta e sei pareggi.
Le partite contro i neroverdi vengono ricordate per alcuni gesti tecnici entrati nell’immaginario collettivo dei tifosi granata: dici Sassuolo e pensi alle rovesciate di Belotti (27 agosto 2017, 3-0 e 12 maggio 2019, 3-2) o al pallonetto di Gasbarroni allo stadio Braglia, campionato di serie B 2009/10, per una vittoria tanto sofferta quanto meritata (3-2).
Pensi al Sassuolo e tornano alla memoria rimonte incredibili come quella del 17 marzo 2021, da 0-2 a 3-2 in un Olimpico vuoto causa Covid, grazie al gol di Mandragora e alle doppiette di Simone Zaza e Domenico Berardi.
Pensi al Sassuolo e pensi alla beffa del Mapei Stadium nell’ottobre 2020, con i granata guidati da Giampaolo che all’ottantaquattresimo conducevano per tre reti ad una (Linetty, Belotti, Lukic) ma che non riuscirono a portare via l’intera posta a causa dell’eurogol dello stopper romeno Chiriches e di un colpo di testa di Caputo, per un pirotecnico tre a tre finale.
All’andata fu sconfitta interna, sul gong, grazie al primo gol italiano di Alvarez per lo 0-1 finale.
Come gioca il Sassuolo
—Il Sassuolo è una squadra che gioca un calcio molto intenso, a tratti spettacolare.
In fase di costruzione, il pallone viene giocato dal basso, con il coinvolgimento dei difensori, del portiere e del mediano che scende a creare gioco offrendo ai compagni una soluzione di passaggio in più.
Lo sviluppo del gioco è condotto da centrocampisti e terzini: intensità è la parola d’ordine e il pallone si muove rapidamente, con frequenti cambi di gioco volti a eludere il pressing degli avversari.
La fase di rifinitura è appannaggio di ali e mezze ali con Frattesi abilissimo nel buttarsi negli spazi ma allo stesso tempo capace di portare il pallone verticalmente con grande rapidità.
I due attaccanti esterni, Laurienté (sogno proibito del Toro nel mercato estivo) e Berardi giocano a piede invertito e sono molto pericolosi nell’uno contro uno: grazie alla loro tecnica cercano di accentrarsi per tirare in porta o assistere al meglio i loro compagni (6 assist per il francese, 5 per l’azzurro).
Per quanto riguarda la finalizzazione, la squadra di Dionisi si appoggia alle doti individuali dei due attaccanti esterni sopra citati (Laurienté 7 reti, Berardi, 6) e agli inserimenti delle mezze ali (Frattesi, 6).
Il Sassuolo opta per un pressing a zona mista. Gli attaccanti che compongono il tridente concedono la prima costruzione agli avversari, restando bloccati sulla trequarti.
Le due mezze ali si muovono marcando a uomo i due centrocampisti, francobollandoli e seguendoli a tutto campo.
In fase di non possesso la squadra è molto corta e questo è il motivo che spinge il mediano centrale (Lopez) a non avere un punto di riferimento, prendendo di volta in volta l’avversario che si occupa della rifinitura.
La linea viene spezzata dalle due mezze ali che restano a uomo sui centrocampisti avversari.
Sulle fasce, Dionisi non applica raddoppi di marcatura e il lavoro sporco è compiuto da mezze ali e ali (che ripiegano) permettendo ai terzini di riempire l’area di rigore, facendo densità.
I neroverdi, in difesa, giocano a quattro, con marcature a uomo molto serrate.
La linea, quando uno dei laterali esce, viene ricomposta da uno dei due centrali che scivola verso l’esterno oppure, rimanendo in posizione, sceglie di applicare il fuorigioco.
Il Sassuolo è una squadra molto pericolosa in contropiede e quando recupera palla sfrutta le caratteristiche di allungo delle sue mezze ali e gli strappi di Laurienté e Berardi.
A livello difensivo, la squadra di Dionisi cerca la densità nella zona del pallone e quando perde il possesso cerca di riappropriarsi dello stesso aggredendo con grande forza gli avversari.
I più e i meno
—Quindi, ricapitoliamo.
Occhio alla tecnica, alla velocità e al dinamismo di centrocampisti e attaccanti.
I loro punti deboli?
La scarsa fisicità, riscontrabile nelle statistiche dei duelli aerei vinti e in quelli a terra con un saldo negativo; i terzini che non hanno grande spinta (precisione al cross, 23%) e una difesa che concede molto (40 le reti al passivo).
L’uomo in più
—Armand Laurienté esterno sinistro nel tridente di Dionisi, velocissimo, abile nell’uno contro uno, alla sua prima stagione in Italia ha già realizzato sette reti.
Danilo Baccarani
Ad un anno campione d’Italia, cresciuto a pane e racconti di Invincibili e Tremendisti. Laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro Ho vissuto Bilbao e Licata e così, su due piedi, rivivrei volentieri la prima. Se rinascessi vorrei la voleé di McEnroe, il cappotto di Bogart e la fantasia di Ljajic. Ché non si sa mai.
Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo
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