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A Udine ho trascorso momenti piacevoli.
La cittadina è molto bella, curata, la gente ospitale, i vini e le grappe (eccellenti, parlandone al plurale).
Qualche anno fa, durante un ponte novembrino conobbi meglio la zona grazie a preziosi amici che mi ospitarono.
Quattro giorni di pioggia, peccato, una quantità di alcol in tutte le sue forme e in combinazioni assolutamente casuali: spritz, prosecco, vino, grappa, spritz, vino, prosecco, grappa…e così, all’infinito.
In quel fine settimana lungo, credo di non aver bevuto nemmeno un bicchiere d’acqua.
Molta brigata, vita beata, si dice.
Di bar in bar, di osteria in osteria, di taglio, in taglio (tajut, in friulano) ovvero l’espressione massima della commistione tra territorio e persone che lo abitano, e i forestieri non possono esimersi dal partecipare a questa usanza tradizionale e caratteristica.
Si beve, in Friuli, si beve bene. E molto.
E si mangia. Si mangia altrettanto bene.
Una cucina molto sostanziosa, che ti avvolge nella sua semplicità ma con sapori forti, complessi che necessitano di essere assaggiati nella loro interezza.
Il frico, credo di averne mangiati chili, i blecs, il musetto…e poi i dolci, con una fetta di gubana (bagnata con la grappa) si potrebbero immagazzinare le energie necessarie ad un letargo invernale.
Capitare da quelle parti equivale a compiere un viaggio indimenticabile nelle pieghe del gusto.
Se dal punto di vista enogastronomico il gusto lo fa da padrone, il tifoso del Toro deve sapere che le trasferte friulane per i granata, hanno lasciato spesso il retrogusto amaro anche della sconfitta.
Anche se, dopo una sconfitta, 2-0 dell’ottobre 2008, all’uscita dello stadio venni accolto a pane, salame e vino, gentile omaggio della tifoseria locale.
Alla fine, come si dice, se non puoi batterli, unisciti a loro.
Udine per il Toro non è, storicamente, terreno di conquista.
Il Toro in Friuli ha vinto solo otto volte in tutta la sua storia e la maggior parte delle vittorie le ha raccolte negli ultimi dieci anni (cinque).
Si contano sulle dita di una mano e pertanto ricordiamo la prima targata 1961 (1-3, con gol di Law, doppietta e Baker) e quella che ruppe un digiuno di oltre vent’anni nel 1984 (pallonetto di Serena).
Per tornare ai giorni nostri, andiamo a scandagliare nell’armadio dei vecchi ricordi e rispolveriamo alcune prestazioni felici della nostra squadra.
15 dicembre 2013
Udinese-Toro 0-2 (Farnerud, Coreingrato)
Il Toro vestito di azzurro, ventinove anni di astinenza dalla vittoria in quel di Udine, prima da titolare di Maksimovic.
Lo stadio friulano è in via di rifacimento, l’atmosfera (come spesso accade a queste latitudini) è, diciamo così, riservata.
Il Toro si rende pericoloso in contropiede grazie alla sua coppia d’attacco Calcio-che-conta & Coreingrato.
Al timone c’è Ventura, e arriviamo a Udine dopo sette punti nelle ultime tre partite di campionato.
Battiamo l’Udinese grazie a Farnerud, delizioso tocco sotto dopo assist di Calcio-che-conta: lo svedese, uno dei piedi più educati passati dalle nostre parti nell’ultimo periodo, aveva già segnato all’Udinese all’epoca della sua esperienza con lo Young Boys in una notte europea di Coppa UEFA.
L’Udinese gira a vuoto.
Entra il Mago, Maicosuel attaccante che a Udine ricordano per un cucchiaio, o meglio per un rigore tirato a cucchiaio durante il play-off per andare in Champions League, ma i pericoli per la porta dell’ex Padelli sono pochi e il Toro chiude la contesa.
Calcio-che-conta per Darmian, cross al bacio per Coreingrato che, complice una allegra difesa friulana, deposita di testa a porta vuota.
30 aprile 2016
Udinese-Toro 1-5 (Jansson, Acquah, Martinez (2), Uomo-che-non-saluta)
Di ritorno da un bel fine settimana con la famiglia, con un Toro ormai in balia di una classifica a metà tra il vorrei e il non posso, decido di registrare la partita per rivederla in serata con tranquillità.
Mio figlio è ancora piccino, è ancora ingenuo e puro di cuore; pertanto, non corro il rischio di subire lo spoiler (cosa che adesso sarebbe impossibile, per qualsiasi evento sportivo, figuriamoci una partita del Toro).
In auto solo musica e niente radio, notizie o simili, telefono senza dati (staccati per evitare messaggi e chat).
Arrivo a casa, disfo i bagagli…oramai sono salvo.
Squilla il telefono, aggiorno mia suocera sulla bontà del viaggio e lo stato di salute della truppa: “Stiamo bene, benone.”
Risposta: “Beh, certo, con una vittoria fuori casa per 5-1, ci credo!”
Et voilà.
Rivedo la partita con lo stesso interesse che avrei nel seguire un simposio di fisica quantistica e, a quel punto, vado a pescare i gol, qua e là.
Segna Jansson, alla sua prima rete in granata poi Acquah che tira una lavatrice sotto l’incrocio per il suo terzo gol del campionato.
Proprio qualche tempo fa ho scoperto che Acquah giocava in Nepal e vi giuro, farei carte false per poter scrivere di questa storia che così, su due piedi, definirei, fantascientifica.
Il gol di Felipe (seconda volta che ci castiga in carriera) non fa paura, anche perché, oramai so già il risultato e quando assisto alla doppietta di Martinez (ne aveva fatta una che avevo visto dal vivo a Copenaghen in Europa League – solo love) l’esultanza è contenuta.
Tra i due gol del venezuelano c’è il coast to coast dell’Uomo-che-non-saluta con tanto di gesto della cresta mimato anche dal suo allenatore.
10 aprile 2021
Udinese-Torino 0-1 (Uomo-che-non-saluta)
C’è un’aria, ma un’aria, che manca l’aria. (cit.)
Si tratta dell’aria malsana del fondo classifica in cui il Toro sguazza dall’inizio del campionato.
Prima sotto la guida dello “Sciagurato” Giampaolo e poi nella lenta risalita gestita da Davide Nicola, la seconda stagione covid è vissuta con estrema sofferenza per una squadra che faticherà, e non poco, a raggiungere la salvezza.
La tappa friulana vede un Toro quadrato, perché bello non direi, e deciso a portare via l’intera posta.
Milinkovic-Savic in porta al posto di Sirigu (covid), doppio attaccante Uomochenonsaluta-Sanabria, e centrocampo di ordine e fantasia, con Mandragora, Rincon e Verdi nella insolita posizione di mezzala.
Dall’altra parte De Paul contro tutti. Giocatore totale, centrocampista box-to-box che a Udine ha mostrato tutte le sue caratteristiche migliori, l’argentino è il fulcro e l’anima del gioco dei bianconeri.
Tra l’altro è anche il più pericoloso visto che con grande tigna, prova a ripetizione a battere il nostro portiere, per fortuna senza riuscirci.
Quando Molina non sfrutta un fraintendimento tra Buongiorno e Milinkovic, capiamo che forse, ogni tanto, ma proprio ogni tanto, la dea bendata si ricorda anche di noi.
Nella ripresa il Toro trova il gol su rigore che viene trasformato dall’Uomo-che-non-saluta.
Quando il contatto Buongiorno-Becao viene derubricato a nulla di fatto da Doveri, la partita si spegne.
Il Toro esulta e anche a casa ci lasciamo andare a sfrenati festeggiamenti.
L’obiettivo minimo è più vicino, ma non sappiamo ancora con quanta sofferenza lo raggiungeremo.
23 ottobre 2022
Udinese-Toro 1-2 (Aina, Pellegri)
I marcatori che non ti aspetti, la vittoria che riporta sulla Terra la squadra rivelazione del campionato, rivelazione che da lì in avanti sarà come un gelato al sole d’agosto.
Il Toro di Juric vince e convince.
Combatte, lotta, corre, suda, cuce, segna, si sacrifica.
Tutto perché i quindici giocatori che scendono in campo fanno di tutto e anche di più.
L’Udinese viaggia sulle vele di un entusiasmo che deriva da una classifica di alto livello, il Toro prende le misure e colpisce con Aina (due gol in A, entrambi all’Udinese) su assist dello Zar Miranchuk, ma prima era stato Vlasic a costruire l’azione sulla sinistra con una sgasata che aveva annichilito Samardzic.
A questo punto, dopo le prime sfuriate dei locali, il Toro si traveste da Babbo Natale e incarta il più bello dei regali: retropassaggio sballato di Zima per Aina che diventa un invito per Udogie, assist a Deulofeu e facile appoggio in rete per il momentaneo pareggio.
Nella ripresa ancora Deulofeu e Milinkovic salva di piede.
Ma a metà secondo tempo, con una azione bellissima, il Toro passa in vantaggio.
Buongiorno esce palla al piede e avanza oltre la linea mediana.
Lancio per Radonijc che di prima, di piatto destro serve in profondità Pellegri.
Il centravanti fa a spallate con Bijol, arriva al vertice dell’area piccola e scaraventa un boiler alle spalle di Silvestri.
In questa azione ci sono le promesse non sempre mantenute di due giocatori che hanno segnato il nostro recente passato e il presente.
C’è tempo per assistere ad una galleria degli orrori di Karamoh che nel duello con Silvestri sbaglia due volte un gol già fatto.
Poi, proprio allo scadere il miracolo di Milinkovic su Beto che regala tre punti al Toro.
Giusto così.
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