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A che punto siamo?

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Un nuovo appuntamento con "Granata dall'Europa", la rubrica a cura di Michele Cercone

Innanzi tutto va salutato con entusiasmo l'ottimo esordio di Buongiorno in nazionale. Un'ulteriore tappa di crescita per un ragazzo che ha dimostrato con i fatti di valere molto più di quello che tanti tecnici da bar (molti dei quali granata, purtroppo) pensavano. Titolarità inamovibile nel Toro, ruolo da capitano in vista per la prossima stagione, lettura dei nomi dei Grandi di Superga, laurea in economia e ora debutto in nazionale. Per Alessandro un anno da incorniciare. Sta ora ai responsabili del Toro adeguare durata del contratto e portata dello stipendio per farne una vera bandiera granata. Sono stati capaci di buttare alle ortiche stipendi da favola per Niang, Zaza e Verdi, vediamo ora se sono in grado di rispondere con i fatti alle legittime aspettative di un giocatore che può diventare un simbolo per i tifosi e un esempio per i giovani. A che punto siamo con il rinnovo di contratto?

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E dai giovani come Buongiorno deve ripartire la nazionale, magari interrogandosi seriamente sull'opportunità di mantenere ancora alla guida Roberto Mancini. La Nations League è in realtà il campionato d'Europa delle amichevoli, e la sua esistenza è difficile da giustificare (soprattutto visto l'attuale calendario di campionati e coppe), ma ha certificato il naufragio di un gruppo e di un modo di pensare il calcio. Continuare a lamentarsi del fatto che i giovani non giocano in campionato e poi far scendere in campo giocatori che non hanno più fame nè voglia in una pseudo-competizione è un vero e proprio suicidio calcistico. Se non si fa spazio esclusivo ai giovani in Nations League allora è evidente che il problema è nel manico, non nelle risorse. Resta poi ancora da capire come un allenatore che non abbia centrato l'obiettivo della qualificazione mondiale possa ancora restare alla guida degli Azzurri. Giampiero Ventura è stato giustamente additato come il responsabile del peggiore disastro del calcio italiano. Mancini se l'è cavata con un buffetto e continua ad essere indicato come un maestro capace di aprire un ciclo. Peccato che partita dopo partita le falle si stiano rivelando sempre più evidenti, e che invece di risalire si rischi di andare ancora più a fondo. A che punto siamo con l'italianissima abitudine di non trovare mai responsabili per i fallimenti?

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A proposito di errori ripetuti, sarebbe interessante anche sapere a che punto è il mercato del Toro. Le voci ed i rumors non fanno presagire novità interessanti. C'è di buono che le aspettative dei tifosi - fiaccati da diciotto anni di hype giornalistici ed epic failures negli acquisti – sembrano ai minimi termini. Si aspetta prudenti per vedere se non ci siano all'orizzonte cessioni suicidarie, e nel frattempo ci si prepara a veder svanire piano piano piano le illusioni di acquistare giocatori di primo piano, per poi ripiegare più prosaicamente su target alla portata della società. Aleggia però l'incertezza della variabile Juric. Per il ritiro vuole un'ossatura della squadra quasi completa. Chi sa che per evitare i fulmini dell'allenatore stavolta non si accelerino un poco i tempi? Sarebbe un film di calciomercato più interessante da vedere rispetto alle telenovelas bollite degli ultimi anni. A che punto è la sceneggiatura?

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Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore.

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