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Granata dall’Europa

A testa bassa

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Torna "Granata dall'Europa", la rubrica a cura di Michele Cercone: "Neanche l'ennesimo torto arbitrale deve minare la consapevolezza che il Toro ha il destino ancora nelle sue mani"
Michele Cercone Columnist 

Contro tutto e tutti, leoni! Questo è il messaggio che i giocatori granata hanno voluto far passare dopo la partita con la Viola, e credo che a questo appello i tifosi debbano rispondere compattandosi attorno alla squadra e a Juric in questo finale di campionato. Il rischio per il Toro in questo momento è che gli ultimi passi falsi vengano sfruttati per incrinare quell'equilibrio interno allo spogliatoio che ha permesso di superare i limiti oggettivi di molti giocatori e segnare un percorso che – tra alti e bassi – ci vede comunque ancora in lizza per qualcosa in più di un mediocre decimo posto. Questa stagione calcistica è particolare, e potrebbe rivelarsi sorprendente in quanto a opportunità per staccare un biglietto per l'Europa. L'obiettivo della squadra e dei tifosi deve restare l'ottavo posto fino alla fine, consci del fatto che non si possono escludere novità ancora più positive per l'ingresso di squadre italiane nelle prossime competizioni continentali. Neanche l'ennesimo torto arbitrale deve minare la consapevolezza che il Toro ha il destino ancora nelle sue mani.

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La sfida da affrontare è enorme, e con il passare delle gare il margine utile si riduce, ma non per questo è arrivato il momento di buttare via tutto e abbandonarsi ad un cupio dissolvi che non sarebbe utile a nessuno. Sia chiaro: dopo decenni di nulla mischiato con il niente, di promesse non mantenute da parte della società e di colpevole abbandono dei nostri valori e della nostra storia, nessuno avrebbe da ridire se i tifosi granata perdessero la voglia di spendere soldi, tempo ed energia senza mai ottenere soddisfazioni. Ma non siamo una tifoseria unica solo a chiacchiere e lo abbiamo dimostrato in momenti molto più difficili di questo. Siamo guardiani di una tradizione, di un mito e di un epos che non avranno mai fine, e sappiamo bene che il nostro compito è difficile e a volte amaro. Siamo speciali anche nell'apprezzare chi spende fino all'ultima goccia di sudore per la maglia granata, al di là dei limiti e dei risultati. L'abbiamo dimostrato nelle scorse gare, sostenendo ed applaudendo i ragazzi anche dopo sconfitte brucianti. Va detto che la squadra ha meritato gli applausi mantenendo un livello di prestazioni elevato e giocandosela a viso aperto contro tutte le avversarie. Per i giocatori e per Juric è il momento di continuare a lavorare duro per dare sempre il massimo in quest'ultima fase. Per noi tifosi si tratta di mantenere vivo l'entusiasmo giornata dopo giornata senza cedere all'autocommiserazione e alla tentazione di lasciar guidare i nostri giudizi sempre e solo dai risultati. Chi invece gira intorno al Toro e si diverte a punzecchiarlo quando sembra che le cose vadano per il peggio, farebbe bene a ricordarsi che quando il Toro tiene la testa bassa è perchè è pronto per caricare. Un'ultima riflessione sul comportamento di Juric nell'ultima gara: Ivan ha dimostrato di essere – per il meglio e per il peggio – vero e diretto.

E' sempre estremo da allenatore e da uomo e i suoi limiti di comunicazione e di atteggiamento sono davanti agli occhi di tutti. Ma da uomo ha anche saputo riconoscere i suoi sbagli e correggerli, sia dopo i pessimi riferimenti alla mancanza di spirito granata dei tifosi, sia dopo la gara con la Viola, in un abbraccio con Italiano che alla fine ha chiuso un brutto episodio generato pero' dall'ennesimo arbitraggio inaccettabile di chi le partite dovrebbe dirigerle in silenzio, e non farne occasioni per dar sfogo alla propria mania di protagonismo. Quanto al gesto del tagliagola (censurabile e meritavole della conseguente squalifica) va anche tenuto conto che è arrivato dopo che per novanta minuti Italiano si è lamentato di un arbitro che ha ingiustamente espulso un giocatore tagliando le gambe al Toro e lasciato massacrare Zapata per invece punire una sua spintarella sul gol che poteva cambiare la gara. Nel leggere le troppe geremiadi della stampa sulla gravità dell'evento, la mia memoria storica di vecchio, bacucco e lagnoso tifoso appartenente al paleozoico granata e senza un briciolo di politicamente corretto, torna ad un uomo in colbacco osannato al Filadelfia da 3.000 tifosi dopo un derby perso in cui aveva rimesso in riga a modo suo un giocatore in pigiama che aveva avuto la pessima idea di irriderlo e e sbeffeggiarlo. Altri tempi, altri luoghi, altra storia.

Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore.

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