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Calcio d’agosto
Il calcio d'agosto – soprattutto con i carichi da ritiro – non è certo una cartina di tornasole ottimale per valutare la squadra e il lavoro del nuovo allenatore. Detto questo, la prima uscita contro la Virtus Verona non lascia certo buone sensazioni ai tifosi. Il giro palla snervante, la lentezza della manovra, l'assenza di guizzi e di giocate sono tutte caratteristiche che hanno zavorrato l'era Juric e che si rischiano di ripetersi anche nel Toro targato Vanoli se la società non correrà ai ripari. Il problema di fondo resta sempre lo stesso: la mancanza di qualità della maggior parte dei calciatori che compongono la squadra ad oggi. Tolti Bellanova, Ricci, Vlasic e in parte Ilic (proprio gli assenti della gara), e al netto della condizione di Zapata, il resto della rosa è composta da onesti calciatori ai quali proprio non si può chiedere più che un modesto contributo alla causa. Per quanto su una parte della stampa granata si provi a spacciarli per solide garanzie, giocatori come Milinkovic Savic (uscita orrorifica sul gol), Vojvoda, Linetty, Tameze e Lazaro non possono rappresentare la base di una squadra che abbia qualche ambizione di classifica.
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Per questo le parole di Vagnati destano ancora maggior preoccupazione. Parlare di appena tre-quattro innesti da aggiungere all'ossatura attuale vuol dire avere già rinunciato in partenza a lottare per qualcosa che non sia la mediocrità. La controprova è davanti agli occhi di tutti: lo scorso anno a frenare le velleità europee è stata l'assenza di ricambi in panchina. Ogni infortunio dei pochi giocatori di buon livello è costato punti preziosi perché i sostituti non si sono rivelati in grado di offrire la stessa qualità e quantità di gioco. Si tratta di un problema ormai strutturale che affligge il Toro da diversi anni, ma davanti al quale la società continua a nascondere la testa sotto la sabbia. Anche quest'anno, stando alle parole del DS, si è deciso di non affrontare questa sindrome della coperta corta e si provvederà quindi a rimpiazzare i partenti Buongiorno, Rodriguez e Djidji, con un possibile innesto sulla fascia sinistra e forse una punta, se uno tra Sanabria e Pellegri dovesse partire. Le scelte della società si potranno giudicare solo a mercato concluso, ma già adesso salta agli occhi che questa strategia è destinata a perpetuare gli stessi errori che hanno impedito qualsiasi processo di crescita. Negli anni passati una minima giustificazione poteva essere trovata nella necessità di far quadrare i conti e nella mancanza di capitali freschi da investire sul mercato. Il problema di dover vendere prima di comprare quest'anno non c'è grazie al sacrificio di Buongiorno, ma neanche in questa congiuntura favorevole sembra che la società sia in grado di muoversi in anticipo e di piazzare colpi decisivi su giocatori di qualità.
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Il mercato continua a ruotare intorno a calciatori di seconda fascia, un po' per la mancanza di attrattiva di un Toro ormai da troppo fuori dai giochi europei, ma molto anche perché – come dimostrato ormai da troppe sessioni mercatare - mancano le idee, i guizzi e la capacità di scovare talenti. E' calcio d'agosto, quindi bisogna lasciare spazio ad un poco di ottimismo. Le cose possono ancora cambiare, e per una volta Vagnati ha la possibilità e le risorse per dimostrare che non è al Toro per farne una piccola Spal, ma per crescere e mettersi alla pari con i suoi colleghi di altre squadre che con mezzi più limitati dei suoi imbastiscono operazioni e compagini in grado di lottare per l'Europa. Un plauso finale a Vanoli per aver schierato in campo per tutto il secondo tempo i ragazzi della primavera, che hanno chiarito a tutti come l'entusiasmo sia il motore di ogni cosa nello sport. Forse non saranno futuri campioni, ma hanno dimostrato sul campo di meritare una chance di giocare e di crescere in prima squadra e dintorni. È la prova - se ce ne fosse bisogno - che l'under 23 del Toro è una necessità impellente. I soldi ora ci sono, e sarebbe una cosa molto granata – per una volta - utilizzare il ricavato della vendita di Buongiorno per favorire la crescita di altri giovani.
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Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore.
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