- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
Mentre si conferma la pochezza della squadra messa insieme dalla società a fine mercato con pochi soldi e ancor meno idee, sul Torino avanza l'ombra della rassegnazione. Dopo troppe promesse disattese, parole al vento, dichiarazioni sconclusionate e (soprattutto) fatti che sembrano sempre indirizzati ad umiliare e scontentare i sostenitori granata, si sta facendo largo un distacco sempre più evidente della gente granata. Non inganni lo stadio affollato: si tratta del ribollire del sangue dei pochi che ancora hanno la forza e la voglia di non lasciarsi sommergere dalla mediocrità. La realtà dei fatti parla di una fetta sempre più ampia di sostenitori storici che ha ripiegato sciarpe e bandiere e ha deciso che questo davvero non è più Toro.
LEGGI ANCHE: Senza difesa
L'aspetto più triste è che per tanti di questi tifosi (moltissimi dei quali diversamente giovani) non vale più neanche la pena di contestare le scelte insensate della società o incavolarsi per le partite perse senza scendere in campo. Per chi ha avuto la fortuna di vedere sprazzi di vero Toro, troppa è la distanza con l'attuale ectoplasma privo di storia, mito e valori. In tanti quindi decidono di non farsi il sangue amaro ad ogni mercato e ad ogni partita, e soprattutto di non voler più assistere al balletto ormai trito e di dubbio gusto di dichiarazioni sempre uguali, sempre infarcite di scuse e tese ad evitare ogni ammissione di responsabilità per vent'anni di mediocrità senz'anima e senza nerbo. Il leitmotif che serpeggia tra molti di coloro che per decenni hanno vissuto a pane e Toro è: ''adesso basta, non ne vale più la pena; ne riparliamo se e quando ci saranno cambiamenti radicali''. Difficile criticare questa rassegnazione, mista alla constatazione che niente é destinato a cambiare senza un passaggio di mano della società, che sembra poco probabile in questo momento. Resta pero' l'amaro in bocca perchè ogni tifoso che chiude la sciarpa di Amsterdam o la maglia della Sweda nel cassetto è un pezzo di Toro che si perde, è un brandello d'anima che si strappa controvoglia. Questa tendenza al disimpegno illustra l'errore più grave fatto da questa società fin dal primo momento: considerare i tifosi come un male da sopportare per rimpinguare le casse, e non come una risorsa a cui attingere per creare la narrativa, il background e il brand della rinascita granata. Nessuno puo' sapere al momento come evolveranno le cose. Di certo nell'arco degli ultimi venti anni il Toro ha visto una riduzione considerevole del numero di sostenitori, dovuta soprattutto alla mancanza di ricambio generazionale. La tendenza è allarmante, e se a questa si dovesse aggiungere un ampio disimpegno dei tifosi più avanti con gli anni, si profilerebbe all'orizzonte un crepuscolo granata difficile da evitare.
LEGGI ANCHE: Brusco risveglio
E' per questo che non mollare adesso è un atto di fondamentale importanza. Nessuno nega che la fatica sia tanta, e non solo quella accumulata nell'ultimo ventennio, ma quella che dagli anni novanta ci costringe a fare i conti con situazioni al limite del sopportabile. Resta pero' il fatto che questo ''effetto notte'' che tinge di scuro ogni speranza per il futuro è in parte solo un buio artificiale che nasconde anche quello che di buono e luminoso il Toro ancora porta con sè. Se la società si è dimostrata – e continua a dimostrarsi - incapace di ancorarsi alla storia, alla leggenda, ai valori e al mito del Toro, sta a noi tifosi non far dimenticare quanto questi elementi siano fondamentali. Non si tratta di retorica trita da vecchio nostalgico degli anni di Pulici, ma di una sanissima presa di coscienza che su noi tifosi grava, adesso più che mai, il compito di essere presenti e profondere impegno per mantenere viva la nostra voce e le nostre esigenze. Va fatto nel modo che ognuno preferisce e sempre nella maniera più civile possibile, ma va fatto. E' resistendo durante questa traversata del deserto che si costruisce un futuro diverso. Lo hanno fatto tantissime tifoserie e tocca farlo anche a noi, e non è una giustificazione il fatto che la nostra traversata sia più lunga e dal destino più incerto. ''Chiù scuru ‘i menzannotti un po’ fari'' dice un proverbio siciliano, e la nostra mezzanotte dura già da abbastanza tempo per sperare di vedere un poco di chiarore all'orizzonte. Nel frattempo facciamo insieme lo sforzo di mantenere vive tutte quelle piccole fiamme che unite illuminano il cammino. (Dedicato a Pimpe).
Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore. Mi esprimo a titolo esclusivamente personale e totalmente gratuito.
© RIPRODUZIONE RISERVATA