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LA SPEZIA, ITALY - MAY 27: Samuele Ricci of Torino FC celebrates after scoring a goal during the Serie A match between Spezia Calcio and Torino FC at Stadio Alberto Picco on May 27, 2023 in La Spezia, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)
La squadra è migliorata rispetto allo scorso anno? Possiamo davvero ambire ad un piazzamento che valga l'Europa? Alla vigilia della prima sfida ufficiale della stagione, queste sono le domande che tanti tifosi del Toro si pongono, e alle quali è difficile dare una risposta. Parte della difficoltà nasce da un mercato ancora in divenire, sia in uscita che in entrata.
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Per quanto riguarda le possibili partenze non siamo ancora al riparo dall'addio eccellente. I corteggiamenti a Ricci e Schuurs sono ancora in corso, e aggiungerei anche il rischio di partenza di Sanabria, che lascerebbe l'attacco scoperto. Per quanto riguarda le entrate, i segnali sono invece più rassicuranti. Il lavoro fatto da gennaio scorso ad oggi è solido. Gli arrivi di Ilic, e Tameze hanno completato il centrocampo. L'acquisto di Bellanova mette la corsia di destra in buone mani, e compensa il mancato rinnovo (e la probabile partenza) di Singo. Il ritorno di Vlasic offre un valido protagonista sulla trequarti.
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La maggiore competitività della squadra passerà però dalla qualità dei prossimi acquisti, che indicheranno il livello di ambizione della società. Radonjic e Karamoh sono due buoni comprimari, ma serve un trequartista di spessore e di esperienza che possa far coppia con Vlasic in pianta stabile. Anche la corsia di sinistra al momento è sguarnita, con il solo Vojvoda, reduce da una stagione piuttosto deludente e destinato probabilmente a partire.
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Nel gioco di Juric gli esterni di centrocampo e le mezzali sono determinanti per la fase offensiva e realizzativa. Le prime uscite di agosto hanno mostrato chiaramente che senza pedine di primo piano a coprire quelle posizioni la squadra finisce per imbottigliarsi e l'attacco gira a vuoto. Nella filosofia del mister la ''mossa del cavallo'' capace di sparigliare le carte in fase offensiva è il dribbling nell'uno contro uno. Se il Toro crea superiorità numerica sulle fasce, lo sviluppo dell'azione è poi molto spesso efficace e pericoloso.
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Juric ha parlato della necessità di trovare ''un giovane Ansaldi'' e un trequartista ficcante ed esperto. I nomi che circolano al momento non sembrano corrispondere a questi identikit: Doig, Valeri, Maoussa, Malinovskyi, Praet, porterebbero la squadra ad un livello molto simile a quello dello scorso anno, e non alzerebbero la qualità in maniera sufficiente per pensare ad un piazzamento tra le prime sette. Serve inoltre uno sforzo aggiuntivo per rimpolpare l'attacco con una punta di spessore in aggiunta a Sanabria e Pellegri. L'azzardo di contare su due soli attaccanti è costato punti fondamentali lo scorso anno; ripeterlo sarebbe un errore imperdonabile.
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Per fare il salto di qualità la società deve superare una volta per tutte il problema della ''coperta corta'' che di anno in anno affligge uno o più reparti, completando l'organico con giocatori di alto livello (e possibilmente di proprietà) in tutte le zone del campo. Chiaro che per una società come il Toro questo vuol dire spendere sul mercato più di quanto si incassi e scegliere una strada più rischiosa in termini di bilancio. Questo passo però è indispensabile per uscire dal grigiore e dalla mediocrità, che stanno portando all'apatia e al disinteresse dei tifosi.
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Se negli anni scorsi lanciarsi in questa direzione poteva essere una mossa incauta, quest'anno ci sono tutte le condizioni per passare il capo che divide le prime sette società dalle altre. Gli effetti negativi della crisi Covid sono ormai assorbiti, la guida della squadra è in mani conosciute e solide, l'effetto Bremer ha permesso di appianare buona parte dei passivi, la rosa attuale offre già garanzie di plusvalenze d'oro per il prossimo futuro. Mai come quest'anno siamo vicini a fare un salto di qualità che innescherebbe un circolo virtuoso anche in termini economici. La società ha l'ennesima opportunità di scegliere un indirizzo diverso e più ambizioso, e i tifosi seguirebbero con entusiasmo questo nuovo corso. Abbiamo tutti voglia di ritornare a Bilbao o a Bruges (mio figlio, da inguaribile ottimista, ha ritirato fuori la maglietta del 4-0 allo Shaktar Donetsk). Aspettiamo (per una volta fiduciosi) che gli ultimi tasselli di mercato siano all'altezza delle aspettative e portino quei 4-5 punti in più che ci avvicinerebbero alla strada per l'Europa. Nell'attesa, in bocca al lupo ai ragazzi che scenderanno in campo a breve. Loro la voglia di crescere e l'ambizione europea l'hanno già ampiamente dimostrata lo scorso anno. Speriamo siano di esempio al resto della società.
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Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore.
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