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Il medioevo del pallone è finito

Il medioevo del pallone è finito - immagine 1
Torna un nuovo appuntamento con "Granata dall'Europa", la rubrica a cura di Michele Cercone

La sconclusionata decisione di far giocare gli Europei Under 21 di calcio in Romania senza l'ausilio delle tecnologie recentemente introdotte nel mondo del calcio offre spunti interessanti che confermano come il medioevo del pallone sia finito. L'Italia, nel bene e nel male, si è ritrovata nell'occhio del ciclone che si è abbattuto sulla UEFA. Entrambe le partite giocate dagli azzurrini sono state ottimi compendi di strafalcioni arbitrali e sviste madornali, ed hanno offerto esempi di scuola di come prosopopea e arroganza dei direttori di gara possano interferire con gioco e risultato.

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Al netto del fatto che (con partigianeria tipicamente tricolore) i media italiani hanno sollevato uno tsunami sugli episodi con la Francia, mentre hanno appena accennato qualche timida onda sul calcione belluino rifilato in area di rigore da Bovo al giocatore svizzero, il risultato di questa serie di episodi di horror-football è sostanzialmente positivo. Tutti si sono infatti resi conto che la VAR e la Goal Line Technology sono indispensabili, e che nessun passo indietro è ormai immaginabile. Pur con tutti i difetti possibili, le recenti innovazioni tecnologiche hanno contribuito ad abbassare la soglia di arbitrarietà che è stata – e purtroppo resta - la spada di Damocle sul futuro del calcio.

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Le sistematiche furberie e sconcezze arbitrali di calciopoli sarebbero difficili da immaginare in un contesto in cui  i singoli episodi vengono analizzati e rivisti da più direttori di gara e da diverse angolazioni. Anche l'elevato controllo sociale e mediatico che deriva dall'immediata disponibilità di immagini ha creato una pressione esterna difficile da ignorare. Insomma, l'errore arbitrale (spesso in passato giustificato dal fatto che ''in presa diretta'' le cose appaiono diverse che in video) ha smesso di essere considerato un elemento fisiologico e inevitabile del rito del pallone, sancendo di fatto la fine di un'epoca oscura. Si tratta di un'evoluzione storica, perché il principio della fatalità ineluttabile dell'errore umano ha fatto da scudo nei decenni ad ogni sorta di nefandezza, dal gol di Turone all'era Moggi. Anche per il Toro la finale di Amsterdam sarebbe certamente stata diversa con la VAR. L'ondata di critiche che hanno accompagnato gli eventi in Romania e la successiva decisione della UEFA di correre immediatamente ai ripari, reintroducendo il supporto tecnologico dalle semifinali, certifica la fine del medioevo del calcio.

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Gli storici fanno coincidere la fine del medioevo con la scoperta dell'America, dopo la quale il mondo non è stato più lo stesso. Per il calcio in effetti questi primi passi verso la fine dell'arbitrio assoluto sono simili alla scoperta di un nuovo mondo. Intendiamoci, siamo appena agli inizi ed è chiaro che la strada dell'innovazione sarà costellata di ostacoli. Ma la via è ormai tracciata, e uno ad uno sono destinati a cadere i baluardi che fanno ancora dell'arbitro di calcio l'unico direttore di gara che è allo stesso tempo anche giudice di se stesso. Basti pensare, ad esempio, all'assoluta soggettività della gestione del tempo o al fatto che l'arbitro abbia il potere di decidere se verificare le immagini di un'azione controversa o meno.

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Ma capitomboli all'indietro verso un passato scellerato come quelli visti in Romania servono a convincere anche i più scettici del fatto che il calcio non può fare a meno di guardare al futuro. Questo vuol dire introdurre, ad esempio, il tempo effettivo di gioco e la chiamata al VAR per gli allenatori nel corso della partita. È vero che anche la tecnologia è fallibile, e che assistere ad una partita di calcio in cui il 100% delle decisioni arbitrali siano corrette è evidentemente un'illusione. Pero' se si guarda al tennis, alla pallavolo o al rugby, è altrettanto chiaro che ridurre l'errore umano in maniera ancor più considerevole è un obiettivo già alla portata del mondo del calcio. Speriamo che le partite degli azzurrini in Romania siano il primo passo che dalla scoperta dell'America porti all'età moderna (si badi bene, non ancora a quella contemporanea). Di sicuro per molti resteranno il momento esatto in cui ci siamo accorti davvero che un'epoca è finita.

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Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore.

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