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Il percorso di Ivan

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Torna un nuovo appuntamento con “Granata dall’Europa“, la rubrica di Michele Cercone: "Non sarebbe quindi giusto giudicare i primi due anni del mister solo alla luce dei risultati ottenuti e senza tenere conto del salto di qualità..."

La scadenza di giugno, e la mancata apertura di un vero tavolo per il rinnovo del contratto di Juric hanno generato una ridda di ipotesi, discussioni e dibattiti sul futuro dell'attuale mister e sulle intenzioni della società. Da un lato c'è la versione (alimentata da una parte della stampa granata), che considera ormai conclusa la parabola di Juric al Toro e che ha già lanciato la volata dei possibili successori. Dall'altra c'è la ricostruzione – molto più vicino alla realtà – di chi ritiene possibile il proseguimento dell'avventura dell'allenatore croato in granata. Anche i tifosi, su siti e chat, sembrano divisi tra due fazioni: quella che considera che Juric abbia fatto il suo tempo e che sia il arrivato il momento di passare oltre, e quella che invece sostiene il bisogno di dare continuità al percorso intrapreso dal mister. Sull'interpretazione degli anti-Juric pesano due anni di mancato salto di qualità e di montagne russe di gioco e risultati che testimoniano di un mister non in grado di andare oltre campionati di tranquilla mediocrità.

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I pro Juric invece sottolineano invece la capacità dell'allenatore di trarre il massimo dalle risorse disponibili e di aver riproposto un Toro battagliero e quadrato come non si vedeva da tempo. Un'occhiata al percorso del Toro negli ultimi quattro-cinque  anni può offrire elementi oggettivi di riflessione utili a esaminare la questione alla luce dei fatti più che delle opinioni personali. Le due stagioni che hanno preceduto l'arrivo di Juric sono state a dir poco fallimentari, i 38 punti del 19-20 e i 37 del 20-21 sono stati appena sufficienti a evitare la retrocessione. Questi numeri hanno evidenziato soprattutto una situazione societaria e di spogliatoio drammatica, con cambi repentini e improvvisi di allenatore, modulo e giocatori che hanno portato il Toro sul precipizio della serie B. Uno dei primi meriti di Juric è aver traghettato il Toro in appena due anni in una dimensione completamente diversa, in cui una mancata qualificazione in Conference può essere letta addirittura come un fallimento. Il biennio 19-21 ha anche segnato uno dei punti più bassi in termini di campagne acquisti e di formazioni. Dopo l'implosione del Toro di Mazzari la società ha perso il bandolo della matassa e si è inabissata in un circolo vizioso drammatico. Al suo arrivo a Torino Juric si è quindi trovato di fronte ai resti di un naufragio da cui si era salvato appena il minimo indispensabile per rimettere in piedi la nave. Una politica di acquisti al ribasso e di tagli al bilancio – anche dovuti al Covid - aveva portato ad una rosa imbottita di giocatori a fine ciclo, prestiti e ''diritti di non riscatto "con cui il mister ha dovuto fare i conti fin dai primi giorni.

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Confrontare la situazione della rosa iniziale con quella attuale mostra tutti i progressi che grazie alla testardaggine – ed anche alle incazzature -  del mister sono stati compiuti. I mantra di Juric hanno dato i loro frutti: giocatori di proprietà, investimenti su giovani di talento, ricorso al vivaio, miglioramento di infrastrutture e reclutamento di professionisti nei settori chiave. Non sarebbe quindi giusto giudicare i primi due anni del mister solo alla luce dei risultati ottenuti e senza tenere conto del salto di qualità che ha impresso in tutti questi comparti. Un'analisi oggettiva del lavoro da lui svolto deve anche tenere conto del punto di partenza della sua avventura granata. Utilizzando questo metro di giudizio, il decimo posto e i 50 punti della stagione 21-22 acquistano un valore ben maggiore. Allo stesso modo, la stagione scorsa può essere considerata come il punto di partenza in cui ha potuto mettere in campo davvero le sue idee e in cui ha potuto contare (almeno in parte) su un primo nucleo di calciatori adatti al suo modo di giocare, sfiorando la qualificazione in Europa. L'attuale campionato, dopo una partenza poco brillante, sta dando i frutti del lungo lavoro fatto dentro e fuori dal campo negli anni precedenti, e della nuova filosofia che Juric ha convinto la società ad adottare. Un percorso di crescita si può immaginare solo se si da tempo ai semi ben piantati di germogliare. Juric merita il tempo e i mezzi per portare a termine il suo progetto, che va giudicato con un metro ben più ampio di quello che molti tifosi frettolosi del Toro sembrano disposti a concedergli. Speriamo che la società abbia imparato dai propri errori e che privilegi per una volta la via della continuità, riconoscendo a Ivan tutti i suoi meriti.

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Il Toro, il giornalismo e l'Europa da sempre nel cuore. Degli ultimi due ho fatto la mia professione principale; il primo rimane la mia grande passione. Inviato, corrispondente, poi portavoce e manager della comunicazione per Commissione e Parlamento Ue, mi occupo soprattutto di politica e affari europei. Da sempre appassionato di sport, mi sono concesso anche qualche interessante esperienza professionale nel mondo del calcio da responsabile della comunicazione di Casa Azzurri. Osservo con curiosità il mondo da Bruxelles, con il Toro nel cuore.

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