Devo ammettere che negli ultimi due giorni molti tifosi si sono svegliati con un magone che non corrisponde molto allo stato d'animo che immaginavano di avere dopo la roboante vittoria contro un Milan in ciabatte. Neanche le velate prospettive d'Europa da intravedere tra i se e i forse di prestazioni altrui li riscaldano più di tanto. A pesare sulla soddisfazione per gli straordinari (sic) risultati di questa stagione è l'ombra della colpa. Se ho ben capito, noi ingrati tifosi siamo costati alla squadra tra gli otto e i dieci punti. Ecco svelato dunque il mistero del perché non siamo già in Conference con vista sull'Europa League. Non è la campagna acquisti deficitaria di giugno che – con l'avallo del mister – ha riempito la squadra di mezzi giocatori privandoci di ricambi all'altezza e nella quale era previsto di dare via in saldo il pezzo prezioso della collezione. Non è neanche il mercato di gennaio, che ha turato qualche falla ma non ha posto riparo al problema conclamato sulla fascia sinistra e in attacco.
granata dall'europa
Perdono
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Non sono neanche le bizze e i comportamenti da star di mediocri pedatori colpevolmente tollerati da allenatore e società per tutta la stagione e sfociati poi nelle terrificanti frasi di Superga (una ''stronzata'' solo agli occhi di chi non ha capito che il Toro si fonda sulle sue radici e sulla sua storia). Abbiamo capito che non sono state neanche le svariate intemperanze di Juric, condite da diti medi alla Maratona e lezioni di tifo. Men che meno sono state le terrificanti gare da dentro o fuori con squadre di fondo classifica giocate con la verve di bradipi tridattili e con l'acuta tattica del "primo non prenderle". Men che meno sono state le scene da tregenda del mister con tanto di gesto del taglia-gola o le mattane in panchina dell'allenatore più espulso della Serie A. Mai si potranno addebitare quegli 8-10 punti persi ad una società che di granata ha solo ormai le maglie, e nelle cui vene scorre il tiepido sangue del contabile. Che invece di finanziare il museo del Toro e farne un fiore all'occhiello al Filadelfia lascia a volontari meritevoli l'onere di mantenere in vita ed onorare il nostro passato. Non c'entra niente che la società si sia arrabattata per anni con prestiti e diritti "di non riscatto", senza nessun vero progetto di crescita, e anzi spendendo milioni per conclamati brocchi e non azzeccando neanche per sbaglio una scommessa sul mercato. Nulla si deve addebitare a chi mantiene il settore giovanile con il minimo degli investimenti e non sviluppa progetti a medio e lungo termine per valorizzare i giovani (la U23 del Toro, un miraggio che ormai assomiglia al Robaldo).
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Insomma, a tirare le somme emerge con chiarezza che i responsabili della mediocrità che da trent'anni affligge il Toro, sono i tifosi, incapaci di apprezzare i titanici sforzi fatti per arrivare al decimo posto per due anni di fila. Chiediamo dunque perdono e facciamo un bagno di umiltà prendendo ad esempio piazze in cui i tifosi sono davvero innamorati e si respira l'atmosfera dell'idillio. In cui i sostenitori sono grati di poter pagare il biglietto per osservare in campo le evoluzioni dei giocatori, senza mormorii, senza critiche e con salve di applausi a prescindere. Chiediamo scusa se, esausti da trent'anni di nulla mischiato con il niente, noi granata ci permettiamo di essere amanti recalcitranti, che stanchi di promesse non mantenute, non si concedono con facilità a nuove passioni. Scusateci se speriamo e sogniamo di meglio di una mediocrità che logora perfino i più affezionati e allontana giovani e bambini. Perdonateci, la colpa è chiaramente nostra se la nostra passione è per voi incomprensibile e misteriosa, perché animata dalla fiamma della storia e della gloria, mentre la vostra tiepida lucina da minatori del tiriamo a campare non vi permette di vedere il filone prezioso in cui vi siete imbattuti e che colpevolmente continuate a ignorare e a sprecare.
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