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BOLOGNA, ITALY - NOVEMBER 27: Ivan Ilic of Torino FC is challenged by Dan Ndoye of Bologna FC during the Serie A TIM match between Bologna FC and Torino FC at Stadio Renato Dall'Ara on November 27, 2023 in Bologna, Italy. (Photo by Alessandro Sabattini/Getty Images)
La disfatta di Bologna assesta un duro colpo al nostro campionato. Fallire sistematicamente gli appuntamenti cruciali è ormai diventata una certezza per questo Toro e purtroppo anche in questo snodo cruciale siamo riusciti a prendere tutte le decisioni sbagliate al momento sbagliato. La sconfitta non è solo sul campo e nell'immediato, ma anche nel confronto impietoso tra chi è riuscito o ha un serio progetto di diventare una vera squadra (Bologna, Fiorentina, Atalanta per limitarsi agli esempi più recenti) e chi, come il Toro, resta nei mediocri confini di una gestione improvvisata e povera di idee e di ambizioni. Le sconfitte, la mancanza di gioco, la confusione che si registra dall'inizio del campionato sono tutte figlie di scelte (e spesso non-scelte) strutturali che continuano a impedire un vero percorso di crescita. La filosofia della società negli ultimi anni presenta un conto salato: imbottire la squadra di prestiti e di ''diritti di non riscatto'' ha avuto un effetto deleterio che si riflette ancora oggi sulla qualità della squadra.
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Non investire abbastanza energie e risorse economiche sulle giovanili e sulle infrastrutture ha arrestato il circolo virtuoso che da sempre ci ha caratterizzato come una delle società in grado di sfornare giovani talenti. L'eccezione Buongiorno non deve far dimenticare quanto indietro siamo rispetto a squadre con molti meno mezzi (penso a Empoli, Lecce, Sassuolo) che fanno del vivaio il loro vero punto di forza. Le scelte di affidarsi spesso a scommesse a basso costo (a volte davvero improbabili) nei ruoli cruciali è una zavorra pesante, e i limiti caratteriali, fisici o tecnici di giocatori come Radonjic, Savic, Pellegri e Seck (ma la lista è ben lunga se si scorrono le rose delle stagioni precedenti) privano la squadra di certezze e ricambi all'altezza. Nella sua esperienza al Toro Juric è riuscito a modificare almeno in parte alcune pessime abitudini.
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Grazie a lui si è scelto di usare la logica e puntare su un parco giocatori di proprietà, si sono migliorate alcuni aspetti infrastrutturali, si è presa la direzione di inserire professionisti per migliorare tecniche di allenamento e di analisi. L'effetto Juric sembra pero' meno incisivo quest'anno, e i tanti, troppi problemi struttuali, stanno di nuovo prendendo il sopravvento. L'allenatore non è certo incolpevole, dato che molte delle scelte di mercato sono state dettate da lui, e anche lui sembra caduto nella palude che ha già trascinato a fondo quasi tutti i suoi predecessori. Ma il problema di fondo resta il fatto che le scorciatoie nel calcio non esistono.
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Si possono improvvisare brevi fiammate, spesso figlie di coincidenze fortunate, ma nel medio e lungo termine solo la programmazione, l'esperienza e la professionalità possono pagare. La differenza tra squadre e squadrette sta in tutte le scelte fatte negli anni precedenti e nella capacità e nella qualità dei professionisti coinvolti nel progetto nel lungo periodo. Per valori e blasone il Toro appartiene alla categoria delle grandi squadre, ed è giunto il momento che la società agisca di conseguenza. I tifosi, giustamente, non sono pronti ad accettare nulla di meno di quello che é dovuto alla nostra storia.
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