Diciotto tiri verso lo specchio della porta contro 2. Un primo tempo condotto dal principio alla fine. Una ripresa magari meno tambureggiante, ma pur sempre tenendo saldamente in mano le redini del gioco. Poi l'episodio sfortunato del presunto fallo da rigore di Gillet su Livaja: Denis trasforma con un tiro sporco che il gatto di Liegi quasi para, ma che dire? L'Atalanta tremebonda pareva dover crollare da un momento all'altro, e invece ritorna in partita. Il disappunto è grande: si può dominare un incontro come ha fatto il Toro domenica e correre il rischio di pareggiarlo? Per fortuna il guizzo sotto porta di Valterone Birsa a tre dalla fine sistema le cose per il verso giusto. Il suo è un gol che va raccontato. Toro all'arrembaggio verso la porta di Consigli. Fascia di destra sotto la Maratona. Cerci stoppa di fino col sinistro e allunga la sfera a Darmian che di prima intenzione crossa come Dio comanda nel cuore dell'area piccola. Spunta a sorpresa, come un coniglio dal cilindro di un bravo prestigiatore, il lungagnone sloveno che a Genova consideravano alla stregua di un soprammobile. Il buon Birsa realizza di fino il suo secondo gol in maglia granata. Una vittoria che resterà a lungo nella memoria dei tifosi: grazie a te, Valterone, per il tuo fiuto da goleador di razza. Questa vittoria davvero non poteva mancare!
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Grazie Valterone, eroe a sorpresa
Attenti a quei tre! - Cerci, Bianchi e Barreto, ovvero Cer-Bia-Bar. Un mancino atipico di lusso che ricorda nelle movenze e nel tiro un certo Gigi Lentini. Un centravanti vecchio stampo capace di cantare e portare la croce come pochi altri in Italia. Una seconda punta che si nasconde spesso nelle pieghe della manovra offensiva per poi salire in cattedra con tocchi di palla, smarcamenti, scatti repentini e anche lanci geniali. Come ad esempio l'assist meraviglioso che spiana l'autostrada a super-Cerci al 42° del primo tempo. E, mentre i due dialogano così bene, capitan Rolly va a tu per tu col portiere avversario e finge di dettare il passaggio per un possibile cross della talentuosa ala di Valmontone, aprendo in due la difesa della Dea. Ventura può mostrare il petto orgoglioso. Per la prima volta schierati dall'inizio, i tre tenores hanno incantato per lunghi tratti. Un'intesa, la loro, che può solo migliorare se si pensa alle condizioni atletiche, a dir poco approssimative, del piccoletto brasiliano. Ah che delizie promette nel futuro prossimo venturo al popolo granata questo Cer-Bia-Bar!
Que viva Huachipato! - A Talcahuano, Cile il calcio è ben più di una medicina miracolosa. Qui è nata, fra l'altro, una meteora del Toro come Mario Salgado. In questo porto di quasi 200mila anime, capoluogo della provincia di Concepciòn al centro del paese andino, il terremoto spaventoso del 2010 è un incubo da mettersi alle spalle il più in fretta possibile. Centinaia di vittime, ma non solo! Molti abitanti, in buona parte pescatori o marinai, si son ritrovati all'improvviso senza un tetto, col morale sotto i tacchi perchè in Cile i terremoti si susseguono l'uno dopo l'altro senza mai dare un avvertimento. Meno male che il mare è sempre lì, a offrire come sempre numerose possibilità di sostentamento! Ci han pensato i nerazzurri locali del Huachipato a consolare e ad esaltare Talcahuano e la sua meravigliosa gente, andando a vincere il torneo di Clausura nel 2012 contro ogni pronostico. Allenati dal bravo Jorge Pellicer, i nerazzurri del Huachipato si stanno ben comportando ora anche nella prestigiosa Coppa Libertadores dove, battendo in trasferta addirittura il Gremio, per il momento sono in testa al girone 8. A Las Higueras, il loro stadio, c'è fermento perchè stanotte arriva il Caracas. Su la testa convinti che la vita può offrire, dopo il peggio, anche il meglio: que viva Huachipato, siamo tutti con voi!
Renato Tubère(foto M.Dreosti)
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