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columnist
I soldi? Non sono tutto nella vita! Questo vecchio adagio descrive perfettamente quella specie in via d'estinzione che, nel calcio professionistico italiano, viene denominata calciatore bandiera. C'era una volta al bar come al campo d'allenamento, davanti al televisore o sugli spalti, il tifoso granata snocciola con malcelata nostalgia nomi e cognomi di atleti legati indissolubilmente in carriera al loro amatissimo club. Dal compianto Enzo Bearzot ad Antonino Asta: sono tanti i fedelissimi alla maglia granata. C'era una volta, appunto! Perché oggi
Le sirene di mercato, la situazione non facile che attraversa l'economia del paese, magari anche il procuratore che vuole orientare da par suo la decisione necessaria a far decollare definitivamente la carriera del suo assistito: basta un campionato al di sopra delle più rosee attese e i giovani più promettenti vogliono guadagnare di più. Importa relativamente poco a costoro dove giocano: uno dei pochi club in Italia puntuale nei pagamenti, senza un euro di debito con chicchessia, con un allenatore serio e preparato e sorretti da un tifo a detta di tutti calorosissimo.
Se n'è andato via prima dei mondiali in Brasile il capocannoniere dell'ultima serie A Immobile, fortemente voluto da uno dei migliori allenatori al mondo simpatico benchè tedesco - come Jurgen Klopp. Napoletano considerato atipico perchè sgobbone e perfezionista, sedotto e abbandonato dall'altro club cittadino, Ciro è andato a Dortmund, città sicuramente non affascinante per certi versi, ma che possiede uno stadio e dei tifosi di una fedeltà a prova di bomba.
Pensate che solo la curva dei fedelissimi gialloblù del Borussia al Wellfallenstadion contiene più spettatori del solo stadio olimpico torinese: ed è strapiena persino nelle amichevoli pre-campionato! La media spettatori? Poco più di 80mila per la Bundesliga. Io dico: mettersi in discussione dopo un solo campionato da protagonista assoluto in carriera è stata per Ciro una scelta coraggiosissima. Al di là, credetemi, di un ingaggio che gli permetterà di sistemare se stesso e la sua famiglia per il resto dei suoi giorni e forse anche dopo!
Il coraggio invece sembra abbandonare un altro degno protagonista dell'ultimo positivo campionato granata. Mi riferisco ad Alessio "Don Abbondio" Cerci e ai suoi dubbi amletici: 1) resto e mi accontento di un ritocco all'ingaggio che mi propone il patròn Cairo? 2) me ne vado a Madrid a provare a mettermi in discussione, come sta facendo il mio amico Ciro in Germania, da un altro super-tecnico come il Cholo Simeone? Oppure 3) accetto quel che mi propongono quei due signori che stanno a Milano. Chi? Mah, uno è un quarantenne rampante col ciuffo che da attaccante esultava come un matto ogni volta che segnava ma che deve ancora esordire in serie A come allenatore. E l'altro? Beh, è quel geometra di Monza completamente pelato e col sorriso da squalo che dicono faccia il vice-presidente vicario di una squadra con meno di 20mila abbonati a stagione. Anvedi che ricco stipendio oltre al pranzetto mi hanno offerto questa estate a Formentera!
Beh, se la soluzione più probabile,come gli ultimi eventi fanno pensare, dovesse essere quest'ultima: ahi ahi ahi, signora Longari, pardòn sor Alessio Cerci! M'è proprio caduto sul pisello, anzi sul Milanello! Che di questi tempi, veramente grami per i colori rossoneri, equivale a un ricco prepensionamento nel cimitero degli elefanti che sta ormai diventando la compagine di proprietà di Silvio Berlusconi. Come direbbe un tuo vecchio maestro di calcio ai tempi della Roma Primavera, cioè De Rossi padre: chi lascia la via vecchia per la nuova
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