Si dice che la storia la scrivano i vincitori. Può darsi. Di sicuro i vincitori restano più impressi nella memoria della gente, sebbene nello sport anche i "perdenti", da Dorando Petri in avanti, abbiano un posto speciale ed un'epica narrazione avvincente tanto, se non di più, quanto quella di molti vincenti. Anche il Toro, o forse soprattutto il Toro, al fianco degli eroi che giganteggiano nella sua storia ha una discreta galleria di non-eroi o eroi mancati: giocatori che per sfortuna, per cause avverse o per propri demeriti sono stati ad un passo dal diventare leggende, ma sono caduti sul più bello trasformandosi in novelli Dorando Petri.
columnist
I non-eroi della storia del Toro
Inutile dircelo, sappiamo tutti di chi stiamo parlando: ognuno di noi tifosi avrà nella sua testa l'immagine di uno di loro in particolare, forse di quello che è stato fonte della delusione più forte calcisticamente parlando. Questa è la mia personale classifica e si riferisce agli ultimi 25 anni circa.
1) GIANLUCA SORDO - Il sogno di ogni bambino che vuole fare il calciatore è vincere il Mondiale con la maglia dell'Italia, ma a ruota credo che anche vincere una coppa o un trofeo con un proprio gol decisivo sia nel novero dei sogni calcistici in genere. Non conosco personalmente Gianluca Sordo, eclettico centrocampista del Toro di inizio anni Novanta, ma immagino che dopo quella maledetta traversa di Amsterdam il sogno che aveva coltivato sin dai suoi primi calci ad un pallone si sia trasformato in qualcosa di più simile ad un incubo ricorrente. Lo è per noi tifosi che ancora ci arrabbiamo per quella Uefa persa senza perdere e con la "sfiga" dei tre pali (oltre ad un rigore grosso come una casa non dato), chissà lui quanto ancora si macererà dentro al pensiero che per pochi centimetri sarebbe entrato nella storia del Toro, quella con la S maiuscola…
2) STEFANO FATTORI - La stagione 2002/2003 è stata forse la peggiore per il Torino in serie A in centododici anni di storia. Eppure nello strazio di quell'annata una grande pagina di epica sportiva granata sarebbe potuta venir scritta se Stefano Fattori avesse realizzato un incredibile gol proprio nel derby. Un Toro ormai allo sbando affronta nella stracittadina di ritorno una Juve destinata a vincere lo scudetto. I granata vogliono riscattarsi in qualche modo e mettono in campo tutto quello che hanno. La partita si mette subito male con un repentino svantaggio iniziale. Tudor e Lucarelli vengono alle mani e vengono entrambi espulsi. Non passa molto e il Toro resta in nove per l'espulsione di Mezzano e addirittura in 8 quando anche Marinelli viene mandato anticipatamente sotto la doccia (no comment sull'arbitraggio…). Nei minuti finali avviene però una cosa incredibile. Il Toro attacca e mette alle corde la Juve. È il 41 del secondo tempo quando Fattori in area piccola ha la palla dell’incredibile 1-1 ma dopo aver messo a sedere Buffon con due finte magistrali inspiegabilmente non tira subito e fa altre finte su Ferrara per poi concludere di un soffio a lato. Per chi era allo stadio e stava per assistere ad un evento storico (un pari in 8…!!) mai sequenza di gioco è apparsa così interminabile come quell'azione di Fattori: una sorta di slow motion in diretta purtroppo finito senza un happy ending. Quella titubanza di Fattori che doveva solo affondare il colpo e segnare forse uno dei più incredibili gol della storia dei derby ha trasformato il libero del Toro da possibile eroe (al pari di un Maspero del famoso 3-3, per intenderci) in un malinconico non-eroe granata.
3) TONI DORIGO - Toni Dorigo non era un campione ma un grande giocatore approdato verso la fine della sua carriera a giocare in un modesto Torino impelagato in una delle sue (ahimè…) numerose stagioni in serie B. Ovviamente rispetto ai compagni dimostrava una diversa caratura, ma soprattutto si notava come questo terzino inglese sapesse giocare a pallone, tanto da contare sulle punte delle dita della mano gli errori commessi nell'arco di un campionato. Campionato che, come tutti sapranno, si concluse col famigerato spareggio per la A contro il Perugia a Reggio Emilia e che vide proprio Dorigo infausto protagonista. Un Toro in dieci uomini praticamente da inizio partita per l'espulsione di Tricarico, va sotto 1-0 e pareggia con Ferrante portando gli umbri ai supplementari e poi ai rigori. Quando la clamorosa impresa si sta materializzando, sul dischetto si presenta l'inglese: il rigore è da manuale, portiere a sinistra e palla a destra, ma invece di insaccarsi in rete la sfera colpisce il palo interno ed esce. Anche in questo caso pochi centimetri che avrebbero significato un'altra considerazione per Toni Dorigo nella memoria dei tifosi del Toro.
4) RACHID ARMA - Ci sono storie che per quanto belle e meritevoli, non sono destinate ad un lieto fine hollywoodiano. Il marocchino Rachid Arma viveva già una favola quando nel 2010 il Torino lo aveva chiamato a fare la riserva di Rolando Bianchi: un bel salto per chi fino a pochi anni prima lavorava in fabbrica e la sera si allenava nei dilettanti. La sua occasione di diventare eroe la ebbe la sera della finale di andata dei playoff per andare in A. Torino e Brescia sono sullo 0-0. Nei minuti finali Arma riceve un pallone in profondità, si libera del suo marcatore e segna il gol della probabile vittoria e della consegna di un pezzo di serie A in tasca al Toro. La gioia però dura pochi secondi perché l'arbitro annulla la rete per una veniale trattenuta dello stesso Arma. Inutile dire come finì la gara di ritorno ed inutile dire che l'avventura del buon Rachid in maglia granata non continuò, ma proseguì con una discreta carriera in Serie C. Poteva diventare eroe per una notte e, chissà, magari aprire una nuova fase della sua storia calcistica. Così non fu e la storia del Toro si arricchì semplicemente di un nuovo non-eroe.
Qualcuno dirà che è tutto molto “da Toro”. Può essere, anzi sicuramente lo è, ma a me piace pensare che essendo una squadra diversa, con dei tifosi diversi e dei valori diversi, solo noi del Toro sappiamo “celebrare” gli eroi sfortunati o non eroi. Perché in fondo la sconfitta non è nient'altro che l'anticamera della vittoria.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA