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columnist
Durante la noiosissima pausa per le Nazionali, una notizia ha catalizzato l'attenzione del mondo granata: il rinnovo fino al 2022 di Iago Falque. Di per sé questo prolungamento contrattuale è già un fatto molto positivo, ma ciò che lo rende quasi “storico”, per il periodo attuale del mondo del calcio, sono le dichiarazioni di amore che lo spagnolo ha fatto nei confronti del Torino.
Iago Falque, senza mezzi termini, ha infatti esternato la sua volontà di “diventare una bandiera granata” e di voler “vincere qualcosa con la maglia del Toro” impresa che ritiene “difficile, ma non impossibile”. Per un giocatore di quasi 29 anni nel pieno della sua maturità calcistica ed all'apice della sua carriera, legarsi ad una società come il Torino è sicuramente un gesto simbolico forte. L'esterno mancino guadagnerà molto bene, ma fin qua niente di strano: non si gioca solo per la gloria e il suo stipendio sarà in linea con il suo eccellente rendimento degli ultimi due anni. La vera novità per il Torino di Cairo è la scelta (reciproca) di continuare insieme senza cercare da un lato una facile plusvalenza e dall'altro palcoscenici (al momento) più prestigiosi. Società e giocatore hanno avuto, per una volta, le stesse intenzioni e ciò fa felici i tifosi che in grandissima maggioranza apprezzano l'ex attaccante genoano.
Bisogna ora capire se il “caso Falque” sia un episodio “anomalo” o l'inizio di una nuova politica volta a coniugare l'importanza degli aspetti economici con l'essenzialità di quelli sportivi, un po’ troppo bistrattati negli anni passati. Personalmente ritengo che siamo di fronte alla prima ipotesi anche se mi piacerebbe credere che si tratti della seconda. Lo dico perché penso che Iago Falque sia la classica “mosca bianca” nella categoria calciatori. Di famiglia più che benestante (la mamma è una senatrice spagnola molto attiva nell'ambito delle politiche del lavoro) Iago è cresciuto non trascurando l'istruzione e potendosi concentrare liberamente sul suo talento. Ha fatto tutta la trafila nelle giovanili del Barcellona e non riuscendo ad avere una chance con la squadra B blaugrana ha accettato di fare un anno di Primavera nelle file della Juventus. In seguito ha avuto la sua prima grande occasione col Tottenham ma non è andata bene, un ulteriore prestito in Spagna e poi la svolta col Genoa. Da lì la seconda grande opportunità con la Roma, ma neanche in questo caso Falque è riuscito ad imporsi a livelli superiori. L'approdo al Torino, con due stagioni molto positive, sono state la conferma, riconosciuta anche dall’intelligente ragazzo, che questa è la sua dimensione. Di questa cosa si possono dare due chiavi di lettura: una negativa suppone che il Toro sia una squadra mediocre in cui giocatori mediocri possano esprimersi al meglio, l'altra positiva vede il Torino ambiente ideale per mettere in mostra il meglio di calciatori che sono bravi ma che fanno fatica ad imporsi in realtà più complicate. Come (quasi) sempre la verità sta nel mezzo: il Torino, oggi come oggi, non è la squadra in cui un calciatore ambisce ad approdare come apice del proprio percorso professionale, ma è però un team dove giocatori di livello appena inferiore al top possono esprimere al meglio e con continuità le proprie comunque ottime capacità tecniche. Se la dirigenza riuscisse a rendersi “interessante” attraverso una politica salariale accattivante e ad un progetto sportivo di medio alto profilo, ecco che in un lasso di tempo ragionevole si costruirebbe un Torino ancora più forte ed i casi alla Iago Falque, cioè di giocatori che intendono mettere radici in granata, aumenterebbero. Un seme di tutto ciò è già stato piantato con l'arrivo di profili come Sirigu o N’Kolou o in parte Zaza e Soriano e prima ancora con lo stesso Falque e Ljajic, ma ciò che manca è una metodicità nel perseguire questo obiettivo: i giocatori citati sono state “occasioni” colte al volo più che target cercati con il lanternino. Capisco che tra il dire e il fare ci sia di mezzo il mare e che purtroppo ci si scontri con l'avidità di procuratori senza scrupoli sempre pronti a consigliare ai propri assistiti una panchina dorata di un top club piuttosto che anni da protagonista un gradino più sotto, ma forse, assieme ad una politica giovanile che sforni talenti in proprio è l'unica altra strada che permetta di competere ad un livello superiore alla mediocrità. Iago Falque ha aperto una nuova strada: vedremo se qualcuno sarà capace di seguirlo (e la società in grado di porre le condizioni giuste perché ciò avvenga) oppure saremo di fronte ad un'ultima solitaria bandiera del calcio.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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