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Il calcio ai tempi della radio

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Domenica pomeriggio seduto sul divano, mentre stavamo vincendo 5 a 1 e dopo aver esultato come un bambino felice ad ogni nostra rete, cercavo di rammentare quando fu l’ultima volta che vincemmo 5 a 1 in trasferta. Ricordo che nel 1975...
Beppe Pagliano

Domenica pomeriggio seduto sul divano, mentre stavamo vincendo 5 a 1 e dopo aver esultato come un bambino felice ad ogni nostra rete, cercavo di rammentare quando fu l’ultima volta che vincemmo 5 a 1 in trasferta. Ricordo che nel 1975 battemmo la Lazio campione d’Italia con una tripletta di Pulici ed una doppietta del suo gemello Graziani. Ecco un ottimo motivo per raccontarvi come trascorrevo i miei pomeriggi domenicali in quegli anni lontani, ma così vicini nella mia memoria.Tanto per iniziare, le partite si giocavano tutte in contemporanea, e per chi non era allo stadio, l’unico modo di avere notizie era aspettare alla radio l’inizio di “Tutto il calcio minuto per minuto”. Addirittura fino alla metà degli anni settanta, il collegamento radiofonico cominciava soltanto alla fine dei primi tempi. Ben prima che iniziasse la trasmissione io ero pronto sul campo di battaglia, situato sul tavolo del soggiorno di casa, dove avevo sistemato dei cartoncini raffiguranti le maglie delle squadre che si sfidavano, con a fianco il relativo risultato. All’ora stabilita partiva la sigla, dopodiché la voce di Roberto Bortoluzzi presentava le partite in programma, quindi con una rapida carrellata i vari Ameri, Ciotti, Provenzali scandivano i risultati dei primi 45 minuti.Gli istanti che precedevano questo solenne annuncio erano davvero emozionanti, in religioso silenzio e con il cuore in gola attendevo di sapere il risultato del Toro e naturalmente quello degli odiati gobbi.Da quel momento in poi, grazie alla mia fervida fantasia, avevo modo di collegarmi telepaticamente sul campo dove stavano giocando i miei eroi in maglia granata, aiutandoli a conquistare la vittoria. Ascoltando la radio, riuscivo infatti ad interagire con loro, grazie ad una pallina ricoperta di nastro adesivo, dal diametro di 7-8 centimetri, creavo occasioni da rete dribblando le sedie ed i mobili di casa segnando reti pazzesche, cosicché  i giocatori granata mi potevano imitare.Durante il campionato che vincemmo nel 1976, accadde un episodio che rischiò di compromettere seriamente  tutto. 15 Febbraio. Perugia-Torino. Alla fine del primo tempo il risultato era di 1 ad 1, al gol di Pulici aveva risposto Curi, il capitano degli umbri. Durante il secondo tempo dal soggiorno di casa cercavo di spingere i ragazzi verso la porta avversaria, quando incredibilmente, Claudio Sala sbagliò uno dei pochi cross di tutta la sua vita, la pallina calciata dal Poeta del gol andò a cozzare contro un’anfora di ceramica con riporti di oro zecchino, regalo di nozze dei miei genitori, da parte di non so quale parente, che troneggiava sul mobile del soggiorno. L’anfora ci pensò un attimo prima di cadere, dondolò un po’ a destra ed un po’ a sinistra prima di schiantarsi sul pavimento, rendendo vano pure il disperato tuffo di Giaguaro Castellini. Avete mai avuto a che fare con una madre a cui Claudio Sala distrugge un’anfora di ceramica con riporti di oro zecchino, regalo di nozze non so bene di chi? Ebbene non è assolutamente una cosa piacevole!Mia madre sospese immediatamente il collegamento telepatico con Perugia, in nessun modo si fece impietosire dalle mie suppliche; il Toro senza di me si trovò così tutto solo in balia degli avversari.Il risultato fu che da lì a poco Scarpa del Perugia, adoperò la sua di scarpa, per rifilarci un gol. Perdemmo così  2 a 1 per colpa di quella maledetta anfora con riporti in oro zecchino! Come ben sappiamo i giocatori del Perugia all’ultima giornata, memori di quello che era successo in quel pomeriggio di febbraio nel soggiorno di casa mia, decisero di battere i gobbi, regalandoci così il nostro indimenticabile scudetto.Quello era un calcio, che dava modo a noi bambini, di sognare, immaginando imprese leggendarie da parte delle squadre di cui eravamo tifosi. Il calcio di oggi ostaggio delle tv, che si intrufola fin dentro gli spogliatoi, non concede più nulla all’immaginazione e alla fantasia dando vita ad una forma di pornografia spiccia, ecco perché, secondo me, i bambini di oggi, hanno molte più difficoltà ad appassionarsi a questo sport rispetto ai loro padri. Beppe Pagliano    

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