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Il calcio e la sua America

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Loquor / Torna la rubrica di Anthony Weatherill: “Il Tempio è sacro perché non è in vendita"
Anthony Weatherill

“Il sacro è quanto non può essere per nessun motivo oltraggiato”. Christoph Schonborn

“Il Tempio è sacro perché non è in vendita” (the temple is holy because it is not for sale), ebbe a scrivere Ezra Pound in uno dei suoi famosi “Canti”. Molti si sono cimentati, si cimentano e si cimenteranno nel dare un'interpretazione a questa frase scritta dal poeta forse più anticapitalista mai esistito. Questo perché Pound, attraverso di essa, provoca in chiunque la legga una domanda quasi da riflesso incondizionato: può il denaro comprare tutto? O meglio: si può consentire al denaro, e ai suoi appetiti moltiplicatori, di comprare tutto? A sentire le parole pronunciate da Andrea Agnelli all'ultimo World Football Summit, tenutosi nei giorni corsi a Madrid, parrebbe che sì, al denaro può essere permesso di comprare tutto. Il rampollo di “Casa Agnelli” ha prefigurato per il calcio italiano, e anche per tutto il calcio europeo(“E' bene che si sia tutti uniti e compatti, perché a livello di diritti tv è più remunerante”. E' imbarazzante la visione nichilista dello sport contenuta in questa considerazione), un futuro di partite di campionato giocate in Asia e negli Stati Uniti, sulla scorta di quanto fatto da Nfl(football americano) e Nba(basket) assurte a leghe sportive globetrotter globali. Da molto tempo è avvenuta, a mio parere, la trasformazione dello sport americano in una delle tante forme di spettacolo e business in cui oltre oceano sono abilissimi nel portare in scena in tutti i palcoscenici più convenienti per fatturati sempre alla ricerca di occasioni per ingravidarsi di utili. E' impressionante come, a colpi di dichiarazioni e riunioni di categoria e quant'altro, i padroni del calcio stiano a passi lenti, ma inesorabili, traghettando il calcio europeo verso la logica della “franchigia”. Il calcio, nelle intenzioni e nelle opere delle proprietà dei club, ha fatto assurgere a stadio virtuale la platea televisiva, sconfinando la territorialità fisica  che dalla sua genesi a oggi è sempre stata parte integrante del patrimonio emozionale del calcio. “L'audience deve essere globale”, ha continuato Andrea Agnelli di fronte ai convenuti del World Football Summit, facendo chiaramente intendere che il calcio ormai è un prodotto da mercato globale, e come tale deve esser sfruttato economicamente. Pietrangelo Buttafuoco, scrittore e importante editorialista, ai tempi del movimento di contestazione “Occupy Wall Street”, nato nel 2011 per denunciare gli abusi del capitalismo finanziario, ammonì severamente gli appartenenti a questo movimento pacifista fautori della democrazia come antidoto contro il mercato:”se avessero letto Pound- scrisse Buttafuoco – saprebbero che il contrario del mercato non è la democrazia, ma il tempio”. Il tempio, in questo caso la squadra per cui tifiamo, più che una struttura esclusivamente architettonica, lo stadio, rappresenta qualcosa per noi “sacro” e portatore di un sistema di valori individuali e comunitari, non monetizzabile in nessun modo e che ci pone in un orizzonte di senso e significato. Tutto ciò, in teoria, non potrebbe essere messo in vendita. Ma, come si è visto, Agnelli e sodali sembrano non pensarla in questo modo e, incuranti nell' osservare la legge del “metron”(la giusta misura come fondamento veritativo degli antichi greci), continuano a prefigurare ipotesi mercatistiche di ogni tipo al fine di ricavare sempre più soldi e sempre più potere. Nessuno sembra  avere i mezzi o la volontà di poterli fermare, con la massima carica sportiva istituzionale italiana, il presidente del Coni Giovanni Malagò, impegnato full time più nella ridicola querelle della candidatura italiana alle olimpiadi che a vigilare su un mondo del calcio, da lui commissariato, ormai totalmente in mano agl'appetiti della Lega di Serie A. Intanto il mondo va avanti, ed è notizia di queste ultime ore  l' inquietante ed ennesima grande acquisizione nel mercato della comunicazione. “Comcast”, il più grande operatore via cavo statunitense, avrebbe messo le mani su Sky e i suoi 23 milioni di abbonati europei per la modica cifra di 40 miliardi di dollari. E' del tutto evidente come una cifra simile, assolutamente fuori mercato in eccesso, sia stata sborsata da Comcast per lanciare una sfida europea dal sapore geopolitico e che prevede un controllo sul calcio e i suoi tifosi(e a tutti molto chiaro che gran parte di quei 23 milioni di abbonati Sky li debba al calcio) che non ha precedenti nella storia dei rapporti economici e sociali tra Stati Uniti ed Europa. Il mantenimento della rete Sky attraverso il calcio significa anche il mantenimento di tanti altri vari contenuti, non calcistici, che il network fondato da Rupert Murdoch propaga ogni giorno tra i suoi abbonati. Tutto ciò Agnelli e sodali lo sanno bene, ecco perché si preparano a vendere altri “prodotti” alla televisione. Prodotti come il progetto della “Superlega” o della terza coppa europea, in modo di andare ad occupare ogni minimo “buco” rimasto nel già tanto affollato palinsesto calcistico del medium televisivo. La cosa non sembra disturbare troppo nemmeno i nostri politici, che pure dovrebbero preoccuparsi di una grande moltitudine di persone, i drogati irreversibili del calcio, costretta a rimanere inchiodata tra le mura domestiche per non perdersi nulla dell'indigestione da calcio in via di allestimento per loro. A nessuno sembra importare che questo modo di offrire calcio in dismisura, ucciderà inesorabilmente altri tipi di svaghi o aggregazioni, condannando la società europea ad una regressione psico/sociale senza fine. Non appaia esagerata questa considerazione, perché questa regressione è già in atto ed è finanziata dalle vittime stesse di tale regressione: i tifosi. In questo contesto non stupisce affatto il rientro di Silvio Berlusconi nel mondo del calcio attraverso l'acquisizione del Monza. L'ex cavaliere, costretto a liberarsi del Milan perché in questa fase storica il suo peso debitorio e gli impegni imposti dalla sua storia erano troppo onerosi per il mondo Fininvest, ha pensato bene di assicurarsi per soli tre milioni di euro un biglietto che in futuro potrebbe assicurare a lui, e agl'interessi della sua famiglia, un posto tra i nuovi affari ormai visibili nell'orizzonte del mondo del calcio. Potete stare certi in una comparsa del Monza, nel giro di pochi anni(forse anche solo due), tra le protagoniste della massima serie del calcio italiano. Sedersi al tavolo della Lega di Serie A, tra non molto, sarà questione di massima importanza per chiunque voglia fare affari in Europa, Stati Uniti e Oriente. Ecco perché, a breve, un'altra munifica realtà araba andrà ad acquisire un altro club inglese, ricco di glorioso passato ma al momento ingarbugliato in cicliche difficoltà(consentitemi, al momento, di non rivelare il nome del club). Si vedrà come in poco tempo questa nuova proprietà araba, e non certo per sue colpe, stravolgerà(desacralizzerà) la storia di questo importante club . Pare essere immersi in un destino ineluttabile, dove qualsiasi passo si faccia verso il futuro è solo per distruggere il passato su cui affondano le radici del gioco più famoso e seguito al mondo. Qualcuno ha osservato, tra i vari motivi del suo successo globale, come l'invenzione del calcio abbia significato l'abbattimento di ogni barriera sociale, di ogni differenza derivante dal censo o dalla capacità culturale di ognuno. Lo stadio, luogo presto diventato “sacro” perché carico dei ricordi di ogni generazione susseguitesi, custodiva il senso del perché l'uomo abbia così bisogno di una geometria fisica per riconoscersi in sentimenti e valori etici. Oggi lo stadio, nella migliore delle ipotesi, è diventato semplicemente lo spot promozionale dei commerci da supermarket a cui i tifosi, totalmente inconsapevoli del loro mutamento antropologico, sono costantemente sottoposti. La partita di calcio che invade gli schermi televisivi praticamente ogni giorno ha tramutato la virtù in vizio e ha sottratto il piacere dell'attesa e la magia ai tifosi, contribuendo attraverso questo gioco la corruzione della loro realtà quotidiana. Tutto in nome degli appetiti sempre più voraci di mercanti impadronitesi della sacralità del tempio. Ecco perché Gesù di Nazareth, entrando nel tempio, ribaltò con furore i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe. Fu l'unico momento, di tutta la storia narrata dai Vangeli, in cui il figlio di Giuseppe e Maria perse la calma. A stabilire, in modo chiaro, l'invalicabilità di alcuni limiti, e smentendo categoricamente l'affermazione più cinica mai fatta da Marco Tullio Cicerone:”non c'è niente di tanto sacro che il denaro non possa violare, niente di tanto forte che il denaro non possa espugnare”.

(ha collaborato Carmelo Pennisi)

 

Anthony Weatherhill, originario di Manchester e nipote dello storico coach Matt Busby, si occupa da tempo di politica sportiva. E’ il vero ideatore della Tessera del Tifoso, poi arrivata in Italia sulla base di tutt’altri presupposti e intendimenti.

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