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Il Granata della porta accanto

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Premesso che questa rubrica nasce con l'intento di scrivere di Toro “con la pancia”, ma sempre usando la testa e che non vuole essere né una rubrica tecnica o tattica, né uno spazio di informazione d'attualità,...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Premesso che questa rubrica nasce con l'intento di scrivere di Toro “con la pancia”, ma sempre usando la testa e che non vuole essere né una rubrica tecnica o tattica, né uno spazio di informazione d'attualità, questa settimana mi piacerebbe affrontare il tema del (potenziale) rinnovo del contratto di Rolando Bianchi. E non perchè ha raggiunto quota 70 gol con la maglia granata.Gioco a carte scoperte: sono favorevole alla permanenza del Capitano. Se possibile fino a fine carriera, a costo di vederlo fare a 38 anni quindici minuti nei finali di partita. Un parere netto che non lascia spazio ai dubbi legati all'ingaggio troppo alto o alla cifra tecnica di Rolando come calciatore.

UOMO DA TORO - Perchè il punto in tutta questa vicenda è capire come mai le cose apparentemente semplici, nell'universo Toro non lo siano affatto! Sono cresciuto con la chiara idea che 'IL' giocatore del Toro dovesse avere certe caratteristiche caratteriali ancor prima che tecniche. Idea peraltro condivisa da una larga maggioranza di tifosi come me, oltre che supportata, nei fatti, dalla storia stessa del Torino. Nel corso dei decenni ho visto indossare la maglia del Toro da tutta una serie di giocatori che quelle caratteristiche le avevano, ma anche da altri che non le avevano affatto. Di alcuni di quest'ultimi mi sono anche calcisticamente “innamorato” per cui non mi posso definire un “talebano” del tremendismo granata. Poi il calcio è cambiato, si è fatto (ancora) più business ed è diventato sempre più difficile trovare 'IL' giocatore del Toro come lo abbiamo in mente noi tifosi. Succede, però, un giorno, che un ragazzone di Bergamo che fa il centravanti, incroci dopo mille peripezie (ricordate i fischi e l'espulsione di Toro-Lazio?) la maglia granata e se ne innamori. Dà tanto (gol, ma non solo) e riceve tanto. Non è Maradona (né lo vorremmo così, in realtà), ma diventa per tutti noi quello che il calcio d'oggi ci sta togliendo piano piano: una bandiera.

CI SARA' LIETO FINE? - Bene, direte voi, una storia a lieto fine! No. O almeno non proprio. O non ancora. Perchè sembra che tutto ciò che è apparentemente semplice ed ha un senso, al Toro non ce l'abbia.  E siamo di nuovo qua a chiederci perchè una cosa talmente ovvia e normale come il rinnovo del contratto fra il Toro e Bianchi sia invece avvolta da mille misteri ed ogni sorta di tentennamento. E quel Capitano che potrebbe scrivere la storia recente di questa società, facendo inorgoglire migliaia di bambini granata e milioni di “bambini-dentro” granata sia ancora sospeso in un limbo inspiegabile: gioca, segna, fa segnare, sbaglia, rimedia, dà l'esempio, lotta tanto e parla poco. Eppure sembra che non basti mai. Sembra che non gli si voglia riconoscere ufficialmente quello che si è già guadagnato dentro e fuori dal campo. Ha senso per il Toro perderlo? Ed ha senso per Bianchi perdere il Toro? Ha senso parlare di ricostruire il Filadelfia se non si rinnova il contratto ad un giocatore come Bianchi? Penso che dentro il Bianchi uomo e calciatore ci sia più Filadeflia che nelle mura di un ipotetico nuovo Filadelfia. Perchè il luogo era (è) importante, ma erano l'atmosfera, il dna e la filosofia delle persone che là dentro ci passavano che facevano del Torino Calcio, il Toro. Rimanendo al Torino Bianchi guadagnerebbe qualcosa che nessun contratto potrebbe dargli in nessun altra squadra. Tenendo Bianchi il Torino preserverebbe quella fiammella di fuoco granata che la ricostruzione del Fila potrebbe riaccendere definitivamente dopo vent'anni di buio. Se non ha un senso tutto questo...Alessandro Costantinoìtwitter: AleCostantino74

 

N.B. Quanto espresso in questo articolo riflette l'opinione dell'autore, ma non necessariamente quella dell'editore e della redazione del giornale online Toro News

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