columnist

Il granata della porta accanto

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
E' iniziata la settimana più lunga per un tifoso granata, quella che porta con sé un mix di sentimenti forti e contrastanti: nervosismo, eccitazione, ansia, speranza, pessimismo, ottimismo, sconforto, illusione, paura, coraggio,...

E' iniziata la settimana più lunga per un tifoso granata, quella che porta con sé un mix di sentimenti forti e contrastanti: nervosismo, eccitazione, ansia, speranza, pessimismo, ottimismo, sconforto, illusione, paura, coraggio, carica, sfinimento. E' la settimana del derby, è sempre stata così ed è giusto che così sia.

 

GENERAZIONI DIVERSE DI TEENAGER - La differenza semmai è che di settimane così ne abbiamo vissute pochine negli ultimi sedici anni. Sedici anni. Una giovane vita. Come si fa a non pensare che esista una generazione di teenager granata che non ha mai visto il Toro vincere un derby? E che molti di questi ragazzi non abbiano un ricordo vivido dell'ultimo gol segnato da un giocatore del Toro in un derby? E' agghiacciante! (parafrasando Crozza che imita colui che sabato si guarderà ancora la partita nascosto dietro un vetro oscurato...).  Almeno io nella mia infanzia e adolescenza (anni '80) andavo a scuola e potevo ribattere con orgoglio agli sfottò dei miei compagni juventini perchè sì, dovevo sopportare le vittorie della goeba di scudetti e coppe, ma con una certa frequenza mi toglievo anche la soddisfazione di vedere il Toro vincere i derby e ogni tanto giocare  in Europa. Questi ragazzi no. E la cosa che temo maggiormente è che i loro compagni della Juve manco li sfottano più, tanto sono impegnati a fare la guerra all'Inter che al Toro nemmeno ci pensano...

SEDICI ANNI, UNDICI DERBY - Negli ultimi sedici anni ci sono stati appena undici derby. E' questa la cosa grave. Non averli persi quasi tutti, né aver segnato col contagocce. Il grave è non aver avuto la possibilità di giocarli perchè siamo stati impegnati a languire nella melma della B o, peggio ancora, a rischiare di scomparire tra fallimenti, giochi di palazzo e giochi di potere economico per gli affari legati agli stadi di Torino. Tutta questa “latitanza da derby” deve essere d'ora in avanti solo un triste ricordo. Voglio tornare ad avere almeno due settimane all'anno in cui sono ansioso, smanioso, eccitato ed anche un po' impaurito. Voglio due settimane all'anno in cui sperare che il miracolo di Davide che sconfigge Golia non sia solo una leggenda ma si tramuti in realtà. Voglio che mio figlio di tre anni arrivi alla maggiore età e non abbia come unica soddisfazione di tifoso granata un derby in rimonta 3-1, 3-2, 3-3 (che peraltro non è mica male come cosa!).

CALCIO MALATO - Questa settimana è la settimana del derby. A parte gli anni del Grande Torino o gli anni Settanta in cui ce li giocavamo anche da favoriti, questa settimana per noi è sempre stata quella del riscatto, della conferma che nonostante le disparità di mezzi in campo, ogni risultato sarebbe stato possibile. Non probabile, ma certamente possibile. Oggi non mi interessa quasi più credere che ogni risultato sia possibile. Oggi come oggi, sono felice anche solo di poter dire “noi ci siamo”, alla faccia di questo calcio che sta “rottamando” ogni romanticheria (i giocatori-bandiera, il tifo allo stadio, l'agonismo barricadero) e spaccia come “romanticheria” l'unica cosa che avrebbe dovuto rottamare: gli errori arbitrali.

DERBY, ANNO ZERO - Sabato sera, tra l'altro, sarà l'inizio di una nuova era e i derby come eravamo abituati a vederli non ci saranno più. E' l'era del derby casalingo, uno a testa giocato sul proprio campo: una novità per l'Italia, abbastanza comune nel resto d'Europa dove difficilmente squadre della stessa città dividono lo stesso stadio. Loro giocheranno sicuramente in casa perchè avranno 38.000 tifosi a favore su 40.000. Si potrà dire lo stesso per noi al ritorno? Con solo 8.000 abbonati e il rischio che i restanti 20.000 biglietti finiscano addirittura per metà in mano a tifosi della Juve, l'effetto “casa” potrebbe essere ben diverso... Una cosa è certa: sarà molto più epico se trionferemo in casa loro e sarà decisamente più esaltante se il Comunale diventasse l'incubo dei giocatori bianconeri. Ma tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Ad ogni modo, vada come vada, resto della mia idea: oggi come oggi, nulla conta di più di tornare finalmente a giocarci un derby. E poi un altro, un altro, un altro, un altro...Alessandro Costantino (Twitter @AleCostantino74)

 

(foto Campo)