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Il granata della porta accanto

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Siamo sinceri, fare l'arbitro non è per nulla semplice. Non lo è mai stato in passato ma credo sia oltremodo più difficile oggi. Il calcio è cambiato, la velocità del gioco è aumentata a dismisura e le...
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Siamo sinceri, fare l'arbitro non è per nulla semplice. Non lo è mai stato in passato ma credo sia oltremodo più difficile oggi. Il calcio è cambiato, la velocità del gioco è aumentata a dismisura e le pressioni mediatiche moltiplicate all'ennesima potenza, così come gli interessi economici in ballo. Fare l'arbitro non è semplice: ma è più difficile a causa del livello dei nostri o perchè non sono aiutati  a dovere?

 

DILETTANTI ALLO SBARAGLIO - Quella degli arbitri è una categoria sui generis, dilettanti (formalmente, giacchè fare l'arbitro è a tutti gli effetti un mestiere e neanche mal pagato) in un mondo, quello del calcio, che fa del professionismo la bandiera per giustificare ogni tipo di decisione atta a “vendersi” sempre maggiormente a sponsor o televisioni, e circondati dalla tecnologia di cui si servono, purtroppo, solo per parlarsi tra di loro attraverso gli auricolari. Di tutte le innovazioni di cui potevano godere gli arbitri, si sono ritrovati ad avere l'unica, l'auricolare, che, invece di aprirli al mondo esterno, paradossalmente li chiude ancora di più nella loro “casta” a confabulare su decisioni in merito ad arzigogolate interpretazioni del fuorigioco o a valutazioni pressochè impossibili di palloni che non si capisce se abbiano superato o meno la linea di porta. Nel 2012 qualunque spettatore allo stadio può nel giro di 30 secondi verificare sul proprio smartphone se l'azione della partita che sta seguendo era regolare o meno, se il gol era valido o meno, se l'intervento di un difensore era fallo oppure no, se era in area oppure no,mentre quei signori col fischietto si sono moltiplicati,arrivando al discreto numero di sei tra guardialinee, “guardiaporte” e “guardiapanchine”, ma nessuno di loro

può farsi aiutare dalle immagini. Tralasciando il paragone con altri sport che si basano sul tempo effettivo come il basket o che sono più statici come il tennis dovela moviola in campo esiste, basterebbe il paragone con il rugby per evidenziare i limiti del calcio. L'arbitro del rugby deve gestire regole decisamente piùcomplicate, di un gioco con contatti estremamente più duri, con un numero di giocatori più alto. Ha un microfono collegato gli altoparlanti dello stadio con cuispesso comunica a tutti gli spettatori i motivi delle sue decisioni ed inoltre può avvalersi di un secondo arbitro posizionato in una cabina sugli spalti deputato adaiutarlo guardando le immagini televisive in casi particolari come, per esempio, l'assegnazione di una meta dubbia. E' tanto difficile replicare queste semplici cose,cioè trasparenza delle decisioni e aiuto tecnologico, su un campo di calcio?

 

ITALIAN STYLE –  Ma quello che mi fa davvero imbestialire da spettatore e da tifoso del Toro è l'atteggiamento degli arbitri italiani in campo: la maggior parte di loro è supponente, al limite dell'arroganza, i loro metri di valutazione sono umorali e per nulla coerenti e, nel tutto, mancano completamente di buon senso applicando le discrezionalità che il regolamento concede loro senza la benchè minima logica del “buon padre di famiglia”. Gli arbitri inglesi saranno scarsi come si dice, però hanno un metro di valutazione omogeneo, fanno giocare di più la palla, concedono la norma del vantaggio con più buon senso e ammoniscono di più per falli di gioco che non per proteste. Perchè l'arbitro italiano è sempre pronto ad ammonire od espellere “per lesa maestà”, a sventolare il cartellino giallo a chi gli manca di rispetto, salvo poi sorvolare su entrate cattive o comportamenti sleali come le perdite di tempo? Non è tanto difficile quindi vedere negli arbitri uno specchio del nostro Paese dove, tralasciando i politici sui quali si è già detto di tutto, un Prefetto si arrabbia con un prete che l'ha chiamato “signore” invece che “Prefetto della Repubblica”, al posto di allarmarsi ed indignarsi per la denuncia di un crimine che quello stesso prete gli stava sottoponendo. La salvaguardia della forma del ruolo al di sopra della sostanza e dell'efficacia che proprio quel ruolo dovrebbe imporre. E' il male dell'Italia di oggi.

 

UNA PROPOSTA CHOCCANTE - Al di là dei facili populismi da bar e delle tipiche invettive sterili contro gli arbitri (dal classico “cornuto” al più recente “Moggi chiamava e Carraro rispondeva”) quali possono essere delle proposte atte ad aiutare la categoria e quindi a rendere il calcio meno iniquo? Tecnologia è sicuramente la parola chiave. Mettiamo dei chip nel pallone per valutare i gol/non gol? Benissimo. Togliamo gli arbitri di porta e ne mettiamo uno a fare il moviolista come nel rugby? Benissimo. Facciamo tutto ciò che è possibile per mettere in condizione gli arbitri di concentrarsi sullo scorrere del gioco e non sugli eventi eccezionali che possono accadere in campo. Inoltre se il problema è la regola del fuorigioco, sempre più astrusa e sempre più difficile da definire a causa della velocità delle azioni, beh, semplicemente aboliamola. Oggi le partite si giocano in metà del campo disponibile a causa delle linee difensive alte che applicano la tattica del fuorigioco. Aboliamolo, guadagniamo spazi, “allunghiamo” il campo, giochiamo di più a pallone, facciamo emergere la tecnica sulla tattica. Le partite sarebbero più divertenti, i centrocampisti tornerebbero a fare i registi e non più solo i mediani, le ali avrebbero più uno contro uno a disposizione e ci sarebbe più spettacolo e probabilmente anche più gol. Per favore, cambiamo qualcosa per tornare a rimettere al centro dell'attenzione il gioco del calcio e non quell'omino dalle strane giacchette fluorescenti.

 

Alessandro CostantinoTwitter: AleCostantino74

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