Le strane coincidenze della vita hanno fatto sì che Atalanta-Torino si sia iniziata a giocare 45 minuti dopo la fine del calciomercato edizione estate 2022. Mentre Izzo sul gong trovava l'accordo col Monza, i suoi ormai ex compagni si scaldavano al Gewiss Stadium e proprio in quel lasso di tempo si è consumata una delle beffe più ironiche della storia recente del Torino: Vagnati non riusciva a prendere Praet e rinunciava anche a portare in granata un centrocampista che coprisse il reparto orfano di Mandragora e Pobega e nel mentre Ricci si infortunava nel pre-gara dando forfait, probabilmente, fino alla sosta di fine settembre. Una rosa poco profonda ha come controindicazioni proprio eventi del genere: hai una partita importante dove vincendo andresti in vetta alla classifica? Se ti si fa male il regista della squadra attingi dalla panchina lunga, altrimenti ti arrangi, esattamente come ha fatto Juric.
Il Granata della Porta Accanto
Al Toro manca sempre un soldo per fare una lira…
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In un mondo ideale senza infortuni, squalifiche e cali di forma psico-fisici, l'undici titolare del Torino è sufficientemente competitivo per qualcosa di più di una salvezza, ma quando subentrano tutte queste variabili, e molte altre (e nel corso della stagione è facile che ciò accada), allora diventa difficile mantenere alto il livello della squadra e si rischiano gli scivoloni. La mia bisnonna usava sempre l'espressione "manca un soldo per fare una lira" per descrivere con un detto popolare situazioni in cui la mancanza di qualcosa impedisce di raggiungere un risultato in pieno. Il Torino FC dovrebbe usare questo modo di dire come motto, visto che tale situazione sembra essere una costante della presidenza Cairo: squadre mai complete, acquisti sfumati per cifre irrisorie di differenza tra domanda e offerta e progetti cominciati e mai portati a termine (Filadelfia e Robaldo in primis). La galleria delle "occasioni mancate" è lunga e ben pasciuta. Vedere Atalanta-Torino, poi, ha messo ancora più in evidenza quanto il modo di lavorare delle due società abbia prodotto un solco al momento molto profondo tra il club bergamasco e il nostro. Da un lato una società cresciuta e strutturatasi modernamente ed egregiamente sotto la guida di un presidente tifoso, Percassi, che ha saputo regalare a Bergamo pagine di storia calcistica della Dea che rimarranno negli annali oltre a basi solide per un futuro ancora più luminoso anche grazie agli investitori americani a cui ha ceduto metà del pacchetto azionario e che hanno trovato l'Atalanta più che appetibile e futuribile.
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Per non parlare di strutture e vivaio (uno stadio gioiello e un settore giovanile che sforna giocatori per la prima squadra e per le plusvalenze), elementi fondamentali per qualunque società che ambisca ad essere veramente competitiva al giorno d'oggi. Dall'altro lato il Torino ha depauperato sotto la presidenza Cairo molti dei valori e dei capisaldi che avevano fatto grande la società nel panorama italiano del Novecento. Le plusvalenze generate nel periodo Petrachi/Ventura (l'epoca dei famosi "scudetti del bilancio"…) sono l'unico fiore all'occhiello che Cairo può vantare nei suoi 17 anni di presidenza: risultati sportivi pochi, progettualità sportiva e patrimoniale non pervenuta.
E così a Bergamo se sul campo si è visto un Toro a tratti dominante, impostato a immagine e somiglianza del suo tecnico che, per la cronaca, ha dimostrato di valere quanto il suo collega e maestro Gasperini, un Toro uscito sconfitto dallo scontro coi nerazzurri più per gli episodi che per una conclamata 'inferiorità' verso l'avversario, dall'altro si è palesato ancora una volta agli occhi di tutti che questa squadra con almeno una pedina fondamentale in più (magari Praet o un centrocampista alla Pobega), il famoso soldo per fare una lira, potrebbe lottare stabilmente per dare fastidio alle prime 6-7 squadre della nostra serie A. Peccato che Cairo non sia Percassi, non solo a livello di passione verso la squadra ma anche a livello di capacità di lasciare spazio a investitori esterni con comprovate capacità di gestione di una società calcistica. Il Toro ha perso a Bergamo ma se sul campo è una sconfitta che non fa male per quanto dimostrato dalla squadra a livello di personalità e compattezza, a livello societario non c'è quasi partita. Chissà se un giorno arriverà un nuovo proprietario che avrà voglia di mettere nel Toro questo benedetto "soldo per fare finalmente una lira"...
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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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