- Calciomercato
- Prima Squadra
- Giovanili
- TN Radio
- Interviste
- Mondo Granata
- Italia Granata
- Campionato
- Altre News
- Forum
- Redazione TORONEWS
Non ha eguali l'ondata di indignazione che sta attraversando il popolo granata da quando Bellanova è stato ceduto all'Atalanta come un fulmine a ciel sereno. Una pugnalata in piena schiena a quel rimasuglio di ambizione che il pareggio "quasi vittoria" di San Siro aveva fatto intravedere nella prima giornata di campionato. È stato sbagliato tutto in questa sciagurata operazione: dalle tempistiche della cessione alla scelta del suo sostituto, dal patetico tentativo di far cadere la "colpa" della partenza sul ragazzo alla mancanza cronica di un progetto sportivo e di una visione di medio lungo termine. Sinceramente non è neanche la cessione in sé di Bellanova ad aver suscitato rammarico (quello lo avevamo sicuramente profuso in dosi più massicce quando è partito Buongiorno) nei tifosi, ma il fatto di vedere uno dei pochi giocatori in rosa in grado di fare la differenza andare via su due piedi, così, senza un reale motivo che non fosse quello di incassare e basta, dato che il suo sostituto, Pedersen, costerà complessivamente poco più di un decimo.
LEGGI ANCHE: Perché vendere un pezzo di seconda pelle?
È stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso: tifosi di ogni età, sesso, censo ed orientamento politico si sono uniti di colpo nella condanna unanime di questo ennesimo gesto di affronto alle ambizioni sportive della nostra tifoseria. È un fiume in piena quello della contestazione al "metodo Cairo" che si è generato e che avrà la sua onda "anomala" domenica in occasione del corteo di protesta all'esterno dello stadio oltre alle probabili continue contumelie all'indirizzo della società all'interno dello stesso durante la partita Torino-Atalanta. Su questo sito ho letto in questi giorni due bellissimi pezzi a firma di Andrea Viscardi e Carmelo Pennisi in cui si argomentava con signorilità, senza risparmiare tuttavia una certa durezza di fondo, quanto il progetto del presidente Cairo è anni luce lontano dai desiderata della piazza. Chiaro, netto, indiscutibile punto di partenza e di arrivo di ogni valutazione sul ventennio cairota di guida del Torino. Ma qual è allora il prossimo step di questa "rivolta" dei tifosi? La contestazione? Lo sciopero? Il boicottaggio?
LEGGI ANCHE: Toro, la stagione più difficile
Io credo che la palla debba essere presa al balzo principalmente per un grande, immenso, motivo che è anche la migliore opportunità che potesse capitare a noi tifosi in questo periodo storico: la chance di ricompattarci! Per troppi anni siamo stati scientemente divisi, da chi ne poteva trarre vantaggio, in due fazioni, gli accontentisti e i maicuntent, ognuna delle parti reclamando di possedere la "verità" sullo stato dell'arte del nostro Toro quando la verità è una sola ed è oggi sotto gli occhi di tutti. Non c'è nulla e non ci sarà mai nulla di quanto la storia del club ci ha insegnato a chiedere e ad aspirare finché perdurerà questo modo inconcludente di gestire la società. Il re è nudo, non c'è altro da aggiungere. È ora dunque di ricompattarsi, tutti insieme, come veri fratelli granata quali siamo, come veri tifosi il cui interesse più alto e più genuino è sempre e solo il bene del Toro, del nostro Toro. L'occasione è adesso ed è probabilmente unica perché il caso Bellanova ha risvegliato di colpo le coscienze di una marea di tifosi, coscienze intorpidite dalla mediocrità degli ultimi deludenti decenni. Ci vuole solo un punto di svolta, un evento che sappia riunire il popolo granata come, ad esempio, fu la marcia dell'Orgoglio Granata del 2003 con cinquantamila presenze. Allora fu il potere evocativo degli scritti di Massimo Gramellini a fare da catalizzatore dell'amore dei tifosi granata che scesero in piazza all'indomani della più umiliante delle retrocessioni e della più imbarazzante delle gestioni societarie, quella di Romero e dello juventino Cimminelli.
LEGGI ANCHE: Elogio del quarto posto
Oggi, che certe penne non sono più disponibili a barattare il proprio prestigio professionale per l'amore incondizionato verso un ideale assoluto come è il Toro, faccio un appello all'unica figura del mondo granata che ancora può avere quel potere di unirci tutti verso il medesimo obbiettivo: a Paolino Pulici. So che Pupi ama il Toro più di qualunque altra cosa tanto da averlo messo sempre al di sopra di qualunque sua gloria o merito personale e so quanto sia schivo e poco incline a recitare ruoli da "capo popolo", ma sono sicuro che lui stesso ha patito e sta patendo nel vedere il "suo" Toro depauperato di ogni valore e dignità. Io, come credo tantissimi altri tifosi, chiedo a Paolino Pulici di fare un ultimo spettacolare simbolico gol con questa maglia addosso e di farsi promotore di un'iniziativa che non sia contro qualcuno, ma che sia a favore della rinascita del vero spirito granata. Mi piacerebbe vedere Pulici aprire un corteo di decine di migliaia di tifosi, un vero e proprio remake della marcia dell'Orgoglio Granata di 22 anni fa, e condurlo sulla strada che sale a Superga, come accadde il 16 maggio del 1976 alla conquista di quell'ultimo e straordinario scudetto della nostra storia. Vorrei che il popolo granata salisse tutto compatto al colle dove perirono gli Invincibili, luogo sacro per antonomasia della nostra fede, non per contestare, ma per riaffermare la voglia di riprendere quel cammino che si è interrotto tanti anni fa. Un evento del genere, mediaticamente così impattante e simbolicamente così significativo, potrebbe avere la forza di mettere il presidente Cairo seduto ad un tavolo per trattare con una delegazione di tifosi l'emanazione di un decalogo di principi che la società si impegnerebbe a seguire nella gestione della parte sportiva da qui ai prossimi anni.
LEGGI ANCHE: I miei primi 50 anni di Toro
Non possiamo chiedere a Cairo di vendere, non possiamo chiedere a Pulici di esporsi contro il presidente direttamente, ma possiamo smuovere l'opinione pubblica dimostrando a Cairo la ritrovata compattezza del tifo granata nel chiedergli una gestione sportiva totalmente differente da quella, deludente nei fatti, attuata in questi vent'anni. Ma per riuscirci occorrono due cose: una partecipazione di massa e una "guida spirituale" che sia in grado di catalizzare l'amore dei tifosi e la loro voglia di riaffermare un'identità che è fondamentale in relazione al nostro modo di intendere il calcio. So che è un appello disperato, so che non è semplice organizzare una manifestazione così imponente in un luogo così particolare come Superga e la sua strada di accesso, ma è un tentativo che non possiamo esimerci dal fare per rispetto alla nostra identità e per salvaguardare ciò che lasceremo alle generazioni future di tifosi. E so anche che un combattente come Pulici non lascerà cadere nel vuoto il nostro grido di aiuto a lui rivolto, ultima icona vivente del mondo granata. L'urlo della Maratona saprà ancora una volta guidarlo, se accetterà il ruolo importante che gli stiamo chiedendo di accollarsi, verso il più bello dei goal che potrebbe segnare con la maglia del Toro: riportare alla sua gente l'orgoglio di tifare questi colori.
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA