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Belotti, Sanabria, Zaza: una poltrona per tre
Nonostante io mi affanni da queste colonne a sensibilizzare la società sugli aspetti che più stanno a cuore ai tifosi (Robaldo, Filadelfia, vivaio, ecc) parlando non a nome di essi, ma come uno di essi che vive e sente in prima persona il disagio di una gestione troppo lontana dai valori che fanno del Torino il Toro (e spesso al riguardo mi viene da pensare che lo slogan del Barcellona "més que un club", tradotto dal catalano "più di un club", si adatterebbe benissimo a spiegare in quattro parole la nostra essenza), mi accorgo amaramente come il mio richiamo, al pari di quelli di colleghi ben più qualificati e prestigiosi di me, cada costantemente nel vuoto, frustrando la nostra speranza di un cambiamento di rotta e gettandomi sempre più nel terrore di un futuro ancora più anonimo e senz'anima.
Tutto ciò, se da un lato mi amareggia, dall'altro non mi impedirà di continuare a tenere alta l'attenzione verso i comportamenti di chi avrebbe l'onore e l'onere di gestire il Toro non come cosa propria, ma come una vera e propria "res publica" ma non vuole capire quale enorme responsabilità ha in capo da ben 16 anni.
Poi per fortuna c'è il calcio giocato a riportare l'attenzione su quell'oasi, ultimamente purtroppo non sempre tranquilla, dove concentrare le proprie emozioni e gioire e soffrire per le gesta di chi veste la maglia granata: perché va bene lottare per avere un Torino FC che sia il più aderente possibile alla nostra idea di Toro, ma il senso di tutto ciò deve riflettersi in ciò che accade poi in campo, in quei 90 minuti che sono il motore e l'anima dell'essere tifoso.
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Il Toro di Juric riparte dopo la sosta (e soprattutto dopo la bruciante sconfitta nel derby…) con la trasferta più ostica che ci possa essere: quella in casa del Napoli capolista e imbattuto. Una partita difficilissima che, però, non deve fare paura. Il Napoli di Spalletti è forte ma non è una corazzata invincibile. Le sue sette vittorie su sette gare rappresentano un avvio di campionato incredibile, ma statisticamente prima o poi gli azzurri dovranno inevitabilmente lasciare per strada dei punti e non è detto che ciò non possa avvenire proprio col Torino.
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Dal canto nostro, le buone notizie arrivano dal recupero di Belotti e Zaza che daranno a Juric finalmente delle alternative a Sanabria nel ruolo di punta centrale. Il paraguaiano ha giocato sin qui tutte le partite comprese quelle della sua nazionale e probabilmente ha bisogno di rifiatare. Il ritorno del capitano e di Zaza avviene nel momento giusto. Il gioco di Juric produce parecchie occasioni da gol e due finalizzatori come il 9 e l'11 granata possono trarre giovamento da tutto ciò e portare un buon bottino di gol in dote alla squadra. Su Belotti io sono particolarmente ottimista circa la sua permanenza: intanto sono d'accordo con Juric che ritiene ininfluente sulle prestazioni del capitano la vicenda del contratto in scadenza. È tutto interesse del Gallo fare un grandissimo campionato a suon di reti: per mantenere il posto in nazionale, per mantenere il suo appeal di bomber anche in chiave di un eventuale cambio di casacca che purtroppo non possiamo escludere ed infine per spingere il Toro in alto e magari vedere lo scenario sportivo cambiare positivamente in ottica di una sua permanenza. Resto convinto che, al di là dei soldi e dell'apparente prestigio che una nuova destinazione porterebbe a Belotti, Torino e il Toro siano il suo ambiente ideale per esprimersi al massimo come calciatore. Mi viene in mente Vardy che nel Leicester si è affermato e lì è rimasto anche quando avrebbe potuto salire ancora di qualche gradino. Ognuno ha il suo posto nel mondo e non c'è nulla di male nel riconoscere quando una "promozione" va evitata perché potrebbe trasformarsi in un boomerang.
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Su Zaza invece il discorso è diverso. Ha monetizzato benissimo il suo curriculum che recitava Juve e Nazionale strappando un contratto lungo e remunerativo che però si è dimostrato la sua prigione dorata più che un avanzamento di carriera. Di sicuro le premesse disattese hanno influito sul grande equivoco di Zaza al Toro: arrivato con il neanche troppo nascosto obiettivo di sostituire il presunto partente Belotti, la permanenza di quest'ultimo lo ha relegato a panchinaro di lusso complicando di non poco la sua avventura in granata. Il suo passato bianconero, con l'indelebile entrata scomposta su Ichazo e quella ancora più assassina su Glik in un derby di coppa Italia, non lo hanno aiutato ad entrare nelle grazie dei tifosi e il suo rendimento troppo altalenante ha fatto il resto. Venuto per giocare con continuità, pur segnando gol pesanti, si è ritrovato a scambiare la generosità agonistica con una foga spesso insensata e a mostrare più la poca freddezza nelle scelte delle giocate che l'istinto da bomber sottoporta. Il suo rientro darà una mano, ma la testa del giocatore mi sembra sempre più lontana dall'idea di diventare un calciatore importante per il Torino, cosa che non gli è riuscita nei tre anni precedenti e non vedo come possa avvenire ad un anno e mezzo dalla scadenza di questo suo contratto faraonico.
Sanabria, Belotti, Zaza: tre punte per un posto solo, un lusso che nemmeno le squadre impegnate nelle coppe europee hanno. Sanabria è una punta molto tecnica e con un ottimo colpo di testa ma è poco prolifico per puntare su di lui come perno fisso dell'attacco. Un Belotti, in forma e libero di testa, sarebbe sicuramente un enorme valore aggiunto per questo Toro di Juric votato a produrre molto in fase offensiva. Al mister quindi la patata bollente di gestire questi tre attaccanti che per ragioni diverse al momento non sembrano in grado di ipotecare il posto da titolare fisso nell'undici granata. Napoli sarà un nuovo inizio per tutti e tre, almeno fino a gennaio quando qualcosa sicuramente succederà. Nel bene o nel male...
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