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columnist
foto Paolo Pavan
Gli anglosassoni sono i re degli acronimi: ne coniano in continuazione con una fantasia sfrenata e un'originalità spesso ammirevole. Così mentre noi italiani li utilizziamo spesso in ambito istituzionale (ad esempio per abbreviare gli Enti di cui invece siamo maestri indiscussi nella loro creazione, soprattutto di quelli inutili…) americani ed inglesi vivono il proprio quotidiano accompagnati da acronimi praticamente per ogni ambito della loro vita. In un certo senso, essendo in corso da decenni una inglesizzazione dell'italiano, anche nella nostra quotidianità sono ormai di uso frequente molti acronimi inglesi dei quali sovente ignoriamo la definizione estesa ma senza i quali non potremmo fare parecchie cose. Come sarebbe la nostra vita senza pin (Personal Identification Number) ? O come ce la caveremmo in certe situazioni se non sapessimo consultare le faq (Frequently Asked Questions) ?
Parlando di calcio, mi sono imbattuto recentemente in un acronimo interessante di cui ignoravo l'esistenza : g. o. a. t., una parola che letta nel suo insieme significa "capra", ma che in realtà sta per greatest of all times cioè "il più grande di tutti i tempi". Mi ci sono imbattuto leggendo un articolo sulla irrisolvibile diatriba della definizione del migliore calciatore di sempre tra Pelè e Maradona (per la cronaca io dico Maradona per il semplice motivo che Pelè ha giocato tutta la vita in Brasile confrontandosi col calcio europeo solo in occasione dei Campionati del Mondo per nazioni) e all'inizio mi sono stupito che un articolo usasse il termine "caprone" per parlare di quei due campioni, proprio perché invece si trattava di un simpatico acronimo coniato per la prima volta per il pugile Mohamed Alì . E siccome per me il calcio è fondamentalmente il Toro, la prima domanda che mi sono fatto nella testa è stata: chi è il "caprone" (cioè il g.o.a.t., il più forte di sempre) nella storia granata? Credo che non ci siano dubbi nel definire un pari merito tra Valentino Mazzola e Paolino Pulici: da una parte il capitano della squadra più forte di sempre (almeno su questo non c'è neanche da discutere!), un giocatore dalla classe sopraffina, terribilmente moderno per la sua epoca perché sapeva fare di tutto dal centrocampo in su ed estremamente carismatico e vincente, dall'altra il bomber più prolifico di sempre in maglia granata, un campione umile che ha saputo interpretare come nessun altro nel dopo Superga il vero spirito granata tanto da diventarne icona assoluta per intere generazioni di tifosi. Un bel duello, non c'è che dire, che a mio parere finisce pari per le epoche diverse in cui hanno giocato e perché entrambi sono diventati leggende con un posto inscalfibile nella storia del Toro e del calcio italiano.
Detto questo, come si può anche solo pensare che un giorno, piuttosto lontano fatti due conti, così, al volo, il Gallo Belotti possa insidiare questi due mostri sacri nella classifica del migliore di tutti i tempi? In effetti chi ha più di quarant'anni come me, difficilmente può anche solo prendere seriamente in considerazione la cosa di primo acchito, ma poi, se ci si ci mette a ragionarci su un pochino di più, l'idea potrebbe non essere così balzana per un paio di motivi che non sono così scontati. Ovviamente la premessa per questo tipo di discorso si basa sull'ipotesi che Belotti rimarrà ancora parecchi anni in granata, eventualità oggettivamente non impossibile, ma, visti i tempi in cui viviamo, nemmeno così scontata.
Belotti potrebbe essere in lizza per andare ad accomodarsi sul podio di greatest of all times in compagnia di quei due mostri sacri di Mazzola e Pulici in primis perché continuando a segnare a questo ritmo può avvicinarsi al record di gol di Pupi e poi perché, a differenza di quei due, non ha avuto e non ha (per il futuro non posso dire, ma ho un certo sesto senso che mi fa dire che non avrà) la squadra *forte" che gli gioca attorno come avevano loro e questo penserebbe parecchio nella valutazione finale.
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Mazzola era la punta di diamante del Grande Torino, di quella squadra che costituiva 10/11 dei titolari della Nazionale di allora, mentre Pulici ha avuto per stagioni e stagioni compagni come Sala, Graziani, Pecci, Zaccarelli, Castellini, ha vinto uno scudetto e avrebbe potuto vincere anche di più se le cose non fossero andate come tutti sappiamo. Belotti in che Torino gioca e in che Torino ha giocato? Di sicuro rispetto a Ferrante e Bianchi ha avuto la fortuna di poter militare sempre in Serie A evitando lunghe annate in B a sminuire il peso specifico dei propri gol granata, ma rispetto ai due mostri sacri citati le squadre che ha avuto attorno il Gallo non sono minimamente paragonabili a quelle due corazzate. Fare quasi 100 gol in poco più di cinque anni, giocare con l'ardore e la foga di chi il tremendismo granata lo mette in campo in ogni partita senza recitare una parte, ma sentendosi quella maglia davvero come una seconda pelle, è un'impresa che come numeri individuali non è da meno di quelle di cui sono stati protagonisti Mazzola e Pulici. Belotti è l'ultima bandiera a cui migliaia di giovani possono attaccarsi per sventolare orgogliosamente la propria fede granata. Il dopo Superga ha avuto un picco con il Toro di Radice che ha saputo riaccendere il mito e la narrazione epica comune in tante generazioni di tifosi, ma quello che a inizio anni Novanta poteva essere l'ulteriore spinta per le successive generazioni si è tramutato purtroppo nel baratro in cui siamo ancora oggi e che, tristemente, ci dice che dal 1994 il Toro non è più stato competitivo ad alto livello, se non di striscio in un paio di stagioni. È drammatico pensare che chiunque abbia meno di trent'anni e tifi Toro non ha nessun ricordo diretto di una formazione granata che ha vinto o ha rischiato di vincere un titolo. Andrea Belotti è il Sacro Graal per queste generazioni di tifosi, colui che può dare a questi tifosi quel senso di orgoglio e appartenenza ai colori granata, dal momento che chi doveva alimentare la fiamma in questi quindici anni ha fatto poco per riuscirci. Il Gallo è un supereroe anomalo in questo calcio business: è ancora lì a sbuffare e a sudare per la nostra maglia quando la stragrande maggioranza dei suoi colleghi avrebbe già capitalizzato le belle annate al Toro per strappare ricchissimi contratti e garantirsi una pensione d'oro. Non so se la favola di Belotti al Toro continuerà o meno, né se, continuando, il capitano riuscirà davvero a salire in cielo fino a lambire Mazzola e Pulici nell'olimpo granata. Di sicuro se non ce la farà non sarà perché gli mancavano le caratteristiche giuste per farcela. Se ciò non avverrà sarà principalmente perché non avrà mai avuto la squadra giusta attorno…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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