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Cairo, l’ambizioso Vagnati e quella voglia troppo frettolosa di archiviare la breve era Bava

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Il Granata Della Porta Accanto / In tutta sincerità, chi può dire che il Torino di quest'anno sia stato costruito da Bava ed abbia la sua impronta?
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

In questo periodo di sostanziale immobilismo dovuto al lockdown per il Coronavirus, la notizia, anzi la semplice indiscrezione perché in effetti notizia non è visto che non c'è niente, né di ufficioso, né di ufficiale, della trattativa in fase molto avanzata con Vagnati, fresco ex DS della Spal, per assumere la medesima carica al Toro è stata un fulmine a ciel sereno. L'aspetto buffo di tutto ciò è che col campionato fermo e senza nessuna certezza nemmeno per quello prossimo, cambiare direttore sportivo proprio in questo momento appare come una mossa o estremamente lungimirante oppure alquanto inutile. I direttori sportivi sono gli "architetti" nella costruzione delle rose delle squadre, quelli che con le loro conoscenze tecnico-sportive e la loro rete di relazioni sanno arrivare alle pedine giuste per consegnare agli allenatori dei gruppi di calciatori quanto più vicini ai loro desiderata. È quindi evidente che con un terzo di campionato ancora da giocare ed un futuro nebuloso in ogni suo aspetto l'operatività attuale di un ds nel gettare le basi di una futura squadra non è certo la vera priorità: senza sapere la serie in cui si giocherà e l'allenatore che sarà alla guida tecnica vengono meno le basi di impostazione del lavoro stessi di un ds.

L'altro fatto che alimenta ulteriore stupore nel pensare all'arrivo di un nuovo ds al Toro è che l'ultimo ad aver avuto tale nomina, Massimo Bava, è in carica da meno di un anno. È vero che nel calcio i rapporti di lavoro possono durare anche solo pochi giorni, ma la promozione di Bava da ds del settore giovanile a ds della Prima Squadra sembrava il classico percorso dell'uomo che fa, con giusto merito, carriera interamente e cresce professionalmente affermandosi e facendo affermare la società che lo sta facendo crescere. Sulla carta una storia da "self made man" che farebbe impazzire il pubblico americano, ma che l'ombra di Vagnati ci ricorda essere invece ambientata in Italia, un Paese dove la meritocrazia è rispettata quanto i limiti di velocità sui viali cittadini.

Io credo che non ci sia niente di male nel cercare di aumentare il livello qualitativo del personale all'interno di un organigramma e in questo senso voglio leggere l'accostamento alla figura di Vagnati, ds giovane con la giusta gavetta e buoni successi in proporzione al valore delle squadre gestite: una strategia che mi fa venire in mente l'esempio di Giuntoli arrivato al Napoli dal Carpi (non dal Real Madrid… ) e quasi campione d'Italia due stagioni fa con Sarri in panchina. Quelli bravi non devono per forza arrivare da contesti già top, ma possono anche essere i classici outsider con buoni numeri e solo il bisogno di una buona occasione per consacrarsi.

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Piuttosto lascia perplessi, e francamente non è la prima volta che accade, la difficoltà da parte del tifoso granata di vedere nell'operato del presidente Cairo una chiara ed univoca strategia legata ad obbiettivi certi e ad un'organizzazione stabile. Voglio dire che già solo se prendiamo in analisi la poltrona di direttore sportivo, negli ultimi dodici mesi emerge una certa confusione sia nella gestione dell'uscita di scena di Petrachi, sia nella nomina e nei poteri concessi a Bava, sia ora nell'ingaggio, se andrà a buon fine, di Vagnati. A me pare che ogni tifoso granata abbia quindi eccome il diritto di sentirsi confuso sulle scelte societarie riguardo la figura (importante) del ds, in parte per la comunicazione poco chiara del Torino nel voler spiegare le sue scelte, in parte proprio nei fatti che sembrano a volte smentire le scelte stesse: mi chiedo, ad esempio, perché un ds come Bava durante il suo mandato sia apparso così sui media. Solo perché è un uomo serio che preferisce i fatti alle parole? Difficile che sia così, visto che il rapporto con la stampa è fondamentale quando si ricoprono certi ruoli quale appunto quello di ds.

E poi come mai proprio adesso che Bava sembrava aver lavorato bene impostando una vera e propria area scouting, coinvolgendo le giuste figure (Milanetto su tutti) per costruire quella rete di osservatori indispensabili al giorno d'oggi ad arrivare prima di altre società sui calciatori talentuosi, ma ancora non completamente affermati, oltre ad aver creato uno staff di collaboratori dalla forte impronta granata, viene preso un nuovo ds che immaginiamo si avvarrà di un altro staff di persone di fiducia? Si diceva che Bava stesse lavorando per riorganizzare la società secondo i criteri che gli avevano permesso di raggiungere ottimi risultati con la Primavera e il resto del settore giovanile: cosa non ha convinto Cairo di questo progetto "low cost", ma intriso di passione e attaccamento ai valori storici del Torino? Vagnati appare come l'uomo rampante, ambizioso e voglioso di arrivare che sicuramente vuole avere successo costruendo successo per la società per cui lavora. Due filosofie, quella di Bava e quella di Vagnati, diverse nello stile, ma di certo con la stessa finalità. Perché dunque cambiare ancora? È chiaro che se il parametro per valutare l'operato di Bava sono i risultati del Toro di quest'anno, allora si può dire che abbia fallito, ma in tutta sincerità, chi può dire che il Torino di quest'anno sia stato costruito da Bava ed abbia la sua impronta? Già solo il mercato estivo inesistente e sconfessato a gennaio con Bonifazi e Laxalt arrivati in estate e ripartiti pochi mesi dopo o l'evanescente quanto carissimo Verdi trattato direttamente con De Laurentiis da Cairo, dovrebbero far capire quanto Bava in realtà non abbia potuto nemmeno provarci a dare a Mazzarri un gruppo rafforzato con criterio. Bava, non potendo agire da subito, ha fatto ciò che una persona seria fa nel lavoro e nella vita: ha seminato nel migliore dei modi. Ed ora che si apprestava a raccogliere i primi frutti del suo oscuro lavoro, potrebbe non averlo nemmeno più, un lavoro…

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Un Toro caratterizzato da uomini (Bava, Longo, Asta) con un senso di identificazione forte nei valori della maglia, ma sulla soglia della retrocessione, con una rosa fatta dagli stessi giocatori che l'anno prima avevano avuto un rendimento "da Champions" ed in più un acquisto come Verdi che non ha azzeccato una partita buona in due terzi di campionato, è da bocciare? Bava inadeguato, Longo inadeguato, pare voler insinuare il verdetto di buona parte della tifoseria sulla base di risultati la cui paternità è però maggiormente ascrivibile a Mazzarri e al suo avvallo dell'immobilismo societario sul mercato sia estivo che invernale, ad essere onesti…

Non voglio difendere a tutti i costi la tesi che i "cuori granata" siano migliori dei "normali" professionisti nella conduzione tecnica del Toro, anche perché per demolire la mia tesi qualcuno potrebbe dire che gli ultimi veri momenti di gloria del Torino si vissero con Moggi, cioè con colui che sarebbe diventato di lì a poco il "diavolo" (bianconero) del calcio italiano (sebbene in quel periodo in panchina ci fosse quell'immenso cuore granata di Emiliano Mondonico). I professionisti facciano i professionisti e portino i risultati: ma ai professionisti dovrebbe essere dato il tempo e il modo di dimostrare il proprio valore…

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Se poi questi professionisti hanno, però, anche a cuore le sorti del proprio "datore di lavoro" perché sentimentalmente coinvolti, lo trovo uno splendido plus che ben si accompagna con ciò che vorrei vedere sempre io in chi "lavora" sul campo e fuori dal campo per il Torino: la passione per i nostri colori e la voglia di dimostrare che si possono ottenere ottimi risultati rispettando una certa visione "romantica" di calcio.

Che continui Bava o arrivi Vagnati, sarebbe bello, comunque, che il presidente Cairo, oltre a delucidazioni sul progetto tecnico attuale, ci illustrasse anche il suo "piano industriale" per il Torino del prossimo futuro (struttura societaria, Robaldo, Filadelfia, questione stadio di proprietà, ecc): la vicenda dei ds che vanno e che vengono sta infatti gettando l'idea,  mi auguro sbagliata, di un navigare a vista, molto, molto preoccupante se così realmente fosse…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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