Il Granata Della Porta Accanto

Che fine ha fatto il progetto “seconde squadre”?

Gravina
Nel caso del Toro occorre comunque rimettere la "chiesa al centro del villaggio": far tornare prioritario il settore giovanile nelle strategie del club
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Nella settimana in cui aspettiamo tutti con ansia di vedere se il filotto di risultati positivi con Juve e Udinese si potrà prolungare nella gara con la Roma, due articoli interessanti di ToroNews ci danno l'assist per qualche riflessione sui giovani in generale e, nello specifico, su quelli della galassia Toro: il primo di questi riportava la classifica di quanto le squadre dei principali campionati europei danno spazio ai giocatori Under 21, mentre il secondo parlava della rinascita, o dell'esplosione per meglio dire, di Aramu in quel di Venezia.

Si parla sempre di giovani, dell'importanza che hanno per i club e per il futuro dei club stessi, ma poi scavando nelle statistiche gli spazi ad essi riservati in campo sono davvero marginali. Il Torino, ad esempio, si classifica settimo in Italia per utilizzo di giocatori under 21, il che fa pensare ad un ottimo lavoro sui profili emergenti salvo poi scoprire che i minutaggi che concorrono a formare questa classifica sono quelli giocati da un solo calciatore, Singo. La realtà quindi è che alla fine i giovani giocano se sono considerati all'altezza dei "meno" giovani perché gli allenatori amano mandare in campo gli undici migliori che hanno a disposizione nella rosa, a prescindere dall'età anagrafica (e come dargli torto?)

Piuttosto una domanda mi sorge spontanea: ma il progetto delle seconde squadre, in Italia, che fine ha fatto?

Si era partiti a spron battuto parlando di svolta epocale, ma, tolta la Juve che ci ha investito pesantemente, perché non si sono create le condizioni affinché anche le altre società potessero sviluppare le squadre B? Certo il Covid ha rallentato i discorsi su questi tipi di investimento, ma l'errore è proprio qui perché invece si doveva accelerare a livello normativo in un momento così critico per il calcio e questo progetto legato ai giovani e alla possibilità di farli giocare in una serie professionista come la C poteva essere il perno della "ripartenza" post covid. Invece la Juve continua a portare avanti il suo progetto "indisturbata" e gli altri alla finestra a guardare.

Poi ci si stupisce se un profilo come quello di Mattia Aramu ha faticato anni per arrivare ad essere un giocatore di "lusso" per la B, finalmente pronto per giocarsi magari le sue chances in serie A. Se il Toro avesse avuto la sua seconda squadra, Aramu avrebbe potuto crescere con più calma sotto l'ala protettiva della società rimanendo più a lungo sotto il controllo granata e posticipando negli anni un eventuale prestito in B per consacrarsi definitivamente. È ovvio che le seconde squadre non sono la panacea a tutti i mali o la soluzione definitiva al problema, ma in altri Paesi funzionano e garantiscono una scrematura più efficace di quella che si fa in Italia al termine del ciclo della Primavera. Un'altra soluzione potrebbe essere quella di alzare l'età della Primavera portandola a diventare un campionato Under 21 o Under 23 di modo che molti giocatori in orbita prima squadra possano accumulare minuti giocati parallelamente anche in questo ipotetico nuovo campionato, ma non risolverebbe appieno il problema legato all'impatto con il calcio "professionistico" perché non ci sarebbe il confronto con i giocatori esperti e navigati.

In alternativa si potrebbe creare una lega minore di "espansione" come accade nello sport professionistico americano dove le squadre di basket o di baseball possiedono franchigie che sono emanazione del club e in cui fanno giocare giovani prospetti che vengono in questo modo testati in una sorta di anticamera della NBA o della MLB. Al di là delle varie opzioni su cui si può giustamente dibattere, di sicuro sarebbe importante, però, in tempi brevi provare a gettare le basi per una riforma che aiuti i giovani che escono dal vivaio a confrontarsi con il professionismo. E nel caso del Toro, arretrando di un passo, tornare comunque a rimettere la "chiesa al centro del villaggio", cioè a far tornare prioritario il settore giovanile nelle strategie del club. La Primavera, che quest'anno sta colando a picco, rappresenta una ferita troppo lancinante per il mondo granata per non riportare in primo piano questa situazione. Nunca màs urlerebbero indignati in Spagna: che non si ripeta più, perché non c'è cosa più lontana dalla storia del Toro di un settore giovanile così decadente.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

tutte le notizie di