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Che sia un Toro con una fame da lupi…

Torino
Il Granata Della Porta Accanto / Torino-Wolverhampton: sfida senza pedigree, ma tra due squadre che ambiscono ad un futuro di alto livello di cui l'Europa è parte fondamentale
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Lo si era detto, ma, finalmente, ora ci siamo: il sorteggio per il playoff di Europa League che dà l'accesso ai gironi non era stato particolarmente benevolo, ma giunti alle porte della sfida col Wolverhampton, quella rabbia per una sorte che, tanto per cambiare, non aveva fatto nulla per agevolare il nostro potenziale cammino europeo, è svanita, sostituita dall'eccitazione per un doppio confronto che "sa" veramente d'Europa. È bello strapazzare squadre di livello inferiore, vedere tanti gol, accumulare punti per il ranking Uefa, assaporare la competizione internazionale giocando in stadi importanti e moderni come quello di Minsk o quello "gioiellino" di Debrecen, ma alla fine dei conti affrontare una squadra inglese che dopo le "grandi" (le due Manchester, Liverpool, Chelsea, Arsenal e Tottenham) è la più forte della Premier League ha un sapore diverso, da "vera" sfida europea.

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Guardando il curriculum nelle coppe delle due squadre, per un osservatore esterno, Torino-Wolverhampton non rappresenta una partita particolarmente interessante: poche partecipazioni alle coppe europee per entrambe (decisamente maggiori quelle del Torino, comunque), una finale a testa di Uefa ('71/'72 i Wolves, persa col Tottenham, quella del Toro inutile citarla… ), due società che hanno vissuto i loro periodi d'oro nel Secondo Dopoguerra (a inizi Anni Cinquanta i Wolves, in una sorta di passaggio di testimone virtuale col Grande Torino). Insomma, niente di trascendentale per il calcio business di oggi, non una sfida dal grande pedigree da poter servire con enfasi alla bulimica e superficiale platea moderna di appassionati di calcio, in particolar modo a quella extraeuropea. Ciò invece che occorrerebbe tenere in conto è il futuro prossimo che i due club stanno cercando di costruirsi, un futuro in cui si vedono seduti al tavolo delle "grandi" dei rispettivi campionati. È così per il Toro che già nel girone di ritorno dell'anno passato ha tenuto un passo da Champions ed è così per il Wolverhampton che da quando è finito in mano al gruppo cinese Fosun ha cambiato marcia come dimostra il settimo posto della passata stagione e, soprattutto, un mercato estivo da quasi 100 milioni di euro. Torino-Wolverhampton si potrebbe definire quindi la partita "del nuovo che avanza": due club che sgomitano per un posto al sole, o meglio, sotto i riflettori che i gironi dell'Europa League, seppur non all'altezza della Champions, possono, però, garantire. Tecnicamente le due squadre si equivalgono, ognuna coi propri punti di forza e coi propri punti di debolezza: la difesa del Toro ed un Belotti che caricherà a testa bassa contro il palleggio ed il ritmo forsennato degli uomini di Nuno Espirito Santo. Facile immaginare che prevarrà chi avrà più fame, chi, al netto degli episodi, dimostrerà di avere più "cattiveria" nel voler arrivare a tutti i costi ai gironi di Europa League.

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E se da un lato, ironia della sorte, il goleador di tutti i tempi del Wolverhampton, l'equivalente del nostro Pulici, si chiama Steven Bull, cioè Toro (!), dall'altro non possiamo che augurarci che i nostri, sportivamente parlando, abbiano una fame da lupi (Wolves) e lottino fino all'ultimo per regalarsi e regalarci un'altra avventura europea dopo quella del 2014/2015.

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