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Cosa resterà dell’era Juric

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Se c'è stato un portavoce del malcontento popolare di questi 19 anni di presidenza Cairo, questo è stato proprio Juric
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Può l'Europa cambiare il giudizio complessivo sull'era Juric al Toro? Certo, i risultati fanno quasi sempre la differenza nel valutare l'operato in ambito sportivo, ma non sempre chi vince viene giudicato bene a prescindere (vedi Allegri) e poi tre anni sono un lasso di tempo sufficiente per tirare le somme e pesare i pro e i contro dell'esperienza del tecnico croato sulla nostra panchina. Di sicuro negli ultimi mesi, forse già dall'inizio della sua terza stagione alla guida del Torino, Ivan Juric è diventato una figura divisiva all'interno del tifo granata per certi suoi atteggiamenti, per alcune, forse troppe, dichiarazioni insofferenti verso la piazza (compresa l'ultima, quella post Toro-Milan) e per un paio di gesti veramente brutti che tutti sappiamo.

Sinceramente io però vorrei riportare alla mente di tutti i primi mesi del tecnico croato sulla panchina del Toro: è da lì che è giusto partire nel tracciare un giudizio complessivo sulla sua figura e sull'impatto che ha avuto sul mondo granata. Juric arrivava da due stagioni sopra le righe per la piazza di Verona e passava per tecnico emergente, allievo di Gasperini. Trovava un Torino che per due anni consecutivi aveva rischiato la Serie B con una tifoseria ai ferri corti con il patron Cairo. E come per magia, conferenza stampa dopo conferenza stampa, Ivan incominciò a “pretendere” che il presidente e la società facessero il loro lavoro al meglio garantendo a lui, al suo staff e ai giocatori standard adeguati alla Serie A. Sembrava quasi che Juric avesse fatto proprie tutte le lamentele che i tifosi granata facevano da anni (senza essere minimamente ascoltati…) e ai nostri occhi, pertanto, si erse a “capo popolo”, incarnando quella figura che finalmente e, cosa incredibile, soprattutto pubblicamente, inchiodava Cairo al muro evidenziandone ogni mancanza. Anche sul piano tecnico il primo Toro di Juric era tosto e aggressivo, proprio come piace a noi tifosi, giocava “da Toro” e raggiunse la metà classifica senza poter andare oltre perché praticava un calcio dispendiosissimo e pertanto perdeva molti punti nei finali di partita quando la stanchezza emergeva inevitabilmente e prepotentemente.

L'estate del secondo anno fu quella in cui la società, che aveva necessità di far quadrare i conti, “smontò” il giocattolo del tecnico croato dandogli una rosa, per caratteristiche fisico-tecniche, molto diversa da quella dell'anno precedente. Nonostante il fatto che una delle critiche più sentite sul conto di Juric sia quella che lo vuole tatticamente talebano, in realtà in quella stagione il Torino cambiò pelle diminuendo l'aggressività a tutto campo e migliorando le qualità di palleggio. A livello di risultati la sostanza non cambiò molto, sebbene un rigore solare negato contro il Monza di fatto fece sfumare un possibile approdo in Europa. Quest'anno la squadra è partita malissimo complici le scelte sbagliate di Juric stesso che, infatti, ha più volte ammesso di essere stato responsabile della falsa partenza dell'ultima versione del suo Toro. La vittoria sul Milan lascia uno spiraglio sufficientemente grande per agguantare l'Europa sebbene in realtà sia (quasi) tutto in mano alla Fiorentina. Si è detto che Juric non ha capito fino in fondo l'ambiente granata e la complessità del suo tifo, ma in realtà per i primi due anni non avremmo potuto avere allenatore migliore sotto questo aspetto perché ha sempre dimostrato di gestire le cose con uno spirito davvero battagliero tanto che non ha esitato a mettersi contro il presidente ed il DS che non gli permettevano di alzare l'asticella delle ambizioni sportive come avrebbe voluto, al pari della piazza. Se c'è stato un portavoce del malcontento popolare di questi 19 anni di presidenza Cairo, questo è stato proprio Juric e per di più, paradossalmente, dalla sua posizione all'interno della società stessa! Piuttosto mi fa strano che negli ultimi tempi l'allenatore croato si sia lamentato della disaffezione dei tifosi quando è palesemente chiaro che la frattura che c'è tra società e tifoseria è legata a 19 anni di gestione “poco granata” da parte del presidente Cairo.

Il problema sta a monte e stupisce che Juric non riesca a scindere il rapporto dei tifosi con la squadra, non sempre idilliaco, ma comunque aperto in base all'impegno e alla dedizione dei ragazzi in campo, con il rapporto con il presidente che ormai è compromesso in maniera definitiva. È chiaro che essendo il Torino FC un'emanazione delle decisioni di Cairo, decisioni che sono prese spesso senza alcuna aderenza ai valori e agli obbiettivi sportivi che questa società non dovrebbe mai derogare, i tifosi fanno fatica a separare il bambino dall'acqua sporca e a volte, magari, hanno atteggiamenti prevenuti su cose che invece non meriterebbero un tale trattamento. C'è poi da dire che, oggettivamente, Juric in questi anni a Torino ha dimostrato di essere, sì, un buon allenatore, ma forse non un top capace di fare lui stesso un salto di qualità verso le zone nobili della classifica. La sua prossima destinazione, qualunque essa sarà, ci dirà se siamo stati noi troppo esigenti con lui che ha dovuto fare molto spesso “le nozze con i fichi secchi” oppure se in effetti è lui ad essere un buon allenatore da media Serie A in piazze di secondo piano incapace però di lavorare ad un livello superiore. Io personalmente ne serberò un ottimo ricordo se non altro perché è stato il primo personaggio pubblico a non accontentarsi dell'ambizione al ribasso che contraddistingue questa presidenza da tanti anni a questa parte. Speriamo solo che chi verrà dopo di lui non ci faccia tornare indietro alle epoche dell’aziendalismo “sfrenato” che hanno prodotto la situazione in cui si è ritrovato Juric quando ha preso in mano la guida tecnica del Torino.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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