Siamo rimasti tutti basiti, schifati e profondamente arrabbiati per l'audio dei commenti contro i tifosi di due giocatori del Torino in occasione della salita al colle della squadra per la commemorazione della tragedia di Superga. Si è detto e si è scritto tanto su questo episodio, sui social in primis, ma anche su tante testate dove giornalisti e opinionisti hanno stigmatizzato pesantemente l'accaduto ed io non voglio né aggiungere benzina sul fuoco, né tornare ad analizzare il perché ed il percome di cosa abbia portato a che un fatto del genere si potesse verificare. Siccome le cause sono molteplici e non tutte facilmente “risolvibili” credo che si dovrebbe partire da quella su cui si può intervenire più facilmente, ovvero la scarsa capacità del club di fare percepire ai propri tesserati l'importanza della nostra storia. Se ogni persona infatti è differente e perciò ha un grado di sensibilità, di serietà, di senso della responsabilità diverso e pertanto ha reazioni diverse agli stimoli esterni, se ho la necessità che un messaggio arrivi forte e chiaro ad un gruppo di persone non posso basarmi sulla capacità del singolo di recepirlo seguendo i propri standard, ma dovrò per forza usare metodi di comunicazione decisamente più impattanti in proporzione all'urgenza e alla capitale importanza del mio messaggio.
Il granata della porta accanto
Dopo la vergogna di Superga, la soluzione è l’azionariato popolare
Chi arriva a Torino ad indossare la maglia del Torino deve necessariamente essere istruito sulla storia del club e su alcuni dei suoi capisaldi. Non dico che ogni Kabic che mette piede al Filadelfia debba sapere quante presenze ha fatto Van de Korput o chi ha segnato in Torino-Modena del 2012, ma almeno conoscere un po' più approfonditamente il Grande Torino e la tragedia di Superga sarebbe d'obbligo. Mi sembra però del tutto evidente che la società Torino FC non faccia molto in questo senso e, anzi, spesso alcune figure storiche, le cosiddette “vecchie glorie”, che erano presenti nei quadri societari sono state mandate via senza essere adeguatamente sostituite. Ci sta provando Ludergnani nelle giovanili a fare visitare il Museo della Storia e della Leggende Granata di Grugliasco alle varie Under granata, ma è del tutto evidente che un luogo come il Museo dovrebbe essere parte della struttura che accoglie l'attività agonistica e non in una villa (bellissima peraltro) a Grugliasco gestita dall’encomiabile quanto qualificato lavoro dei volontari di Domenico Beccaria. Il presidente Cairo in 19 anni non ha mostrato, uso un eufemismo, grande sensibilità verso l'argomento “granatizzazione” della società e dei suoi giocatori e questi sono i risultati, cioè un gruppo squadra che si rapporta al Torino e alla sua storia come se stesse giocando in un Chievo qualunque…
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Allora qual è la soluzione? Qualcuno suggerirebbe di contestare Cairo per fargli vendere il Torino, ma l'uso disinvolto dei daspo ai giorni nostri ha “raffreddato” un po' questa vecchia tecnica. Senza essere uno spot per gli amici di Toromio, io francamente vedo nell'azionariato popolare l'unica via d'uscita per avere un Toro legato ai suoi valori ed in linea con l'importanza fondamentale del suo DNA storico. Se i tifosi avessero voce in capitolo nella gestione della società sicuramente le istanze della tifoseria sarebbero più pressanti e maggiormente considerate negli ordini del giorno del consiglio di amministrazione della società quando si tratta di prendere decisioni sulle strategie da seguire. E anche i calciatori sapendo che, all'interno dell'azionariato popolare, avrebbero come “datori di lavoro” (spero mi scusi Massimiliano Romiti, che su ToroNews nella sua rubrica spesso tratta questo argomento con la dovuta competenza, se uso termini impropri) anche i tifosi stessi, oltre al presidente, forse sarebbero più attenti a non fare scivoloni irrispettosi come quello di Superga. So che da moltissimi l'azionariato popolare è visto come un'utopia, ma con la recente approvazione di una legge ad hoc in Parlamento, il futuro di questa forma di compartecipazione nelle società sportive è più vicino che mai a diventare realtà. A chi risponde con la solita frase “compralo tu il Toro” quando ci si lamenta di Cairo, beh, da oggi si potrà ribattere, finalmente, in un modo completamente diverso: “sai che non è affatto una brutta idea…”
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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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