Non ci girerò molto attorno: perdere con l'Atalanta ha fatto male non tanto per le modalità con cui ciò è avvenuto dato che un gol negli ultimi minuti dopo averla pareggiata è stato come buttare sale su di una ferita, quanto per ciò che questa sconfitta ci ha detto: abbiamo tanta strada da fare per raggiungere il livello degli orobici. La non trascendentale Atalanta di quest'anno è ancora di un altro pianeta per il Torino. Per il gioco? No. Per il fatturato? No. Per l'allenatore? In parte sì, perché Gasperini ha comunque molta più esperienza di Juric. Ma la vera differenza sta nelle due società. La Dea ha un presidente tifoso che sa cosa vuole la sua piazza e che sa soprattutto come lo vuole. Mai Percassi ha fatto i passi più lunghi della gamba e anche quando ha fatto grossi investimenti come il nuovo stadio lo ha fatto con criterio, trovando anche partner americani solidi per gestire congiuntamente la società. Ha certamente affrontato anche momenti difficili, di contestazione (ma chi nel mondo del calcio non è mai stato contestato?), superandoli perché si è affidato a persone competenti e serie a cui ha delegato gli aspetti più cruciali della parte sportiva ed ascoltandone le richieste per la parte di investimento in risorse umane e strutture. I nerazzurri hanno un centro sportivo all'avanguardia (Zingonia), un vivaio che sforna giocatori molto interessanti, forse non campioni, ma decisamente interessanti e ieri in campo c'era Scalvini, classe 2003, a dimostrarlo. L'Atalanta, a parte gli introiti recenti legati alla Champions, normalmente vive di plusvalenze non potendo contare su fatturati monstre come le prime 4-5 squadre italiane, eppure ogni anno vende e reinveste in giocatori che quasi sempre si rivelano pari se non superiori a quelli che vanno via. Sì dirà che la sconfitta di sabato sera deriva dalla differenza tra le rose delle due squadre: verissimo, ma semplicemente perché l'Atalanta è stata capace negli anni di costruire rose competitive e di raggiungere risultati sportivi che hanno alimentato questo circolo virtuoso. Se Gasperini può permettersi di mettere Zapata che gli fa vincere la partita è perché da un lato ha investito su Hojlund di cui si parla un gran bene e che ha giocato nella prima ora per poi lasciare il posto a Zapata che la Dea comprò ad una cifra accessibile anche al Toro ma che il Toro non volle investire a suo tempo quando il colombiano era sul mercato. Competenza e serietà nell'investire: i ds dell'Atalanta non sono costretti ad aspettare l'ultimo giorno di mercato per sfruttare le occasioni last minute, non devono trattare sconti ad oltranza sui prestiti e non comprano giocatori che non siano graditi al mister. A Bergamo lavorano usando una parola magica di cui molti si riempiono la bocca, ma che pochi sanno davvero cosa sia: programmazione.
il granata della porta accanto
E se Commisso non avesse torto?
Mi ha fatto male perdere la partita con l'Atalanta che anche quest'anno si giocherà un accesso in Europa con un monte ingaggi simile al nostro. Perdere fa parte dello sport e non è la cosa peggiore, anzi è la cosa che ti permette di definire il tuo perimetro e capire a che altezza è davvero l'asticella. Dalle sconfitte si esce più forti se si mettono in atto delle contromisure che permettono di colmare il gap con gli avversari. Il punto è tutto lì. Ieri si poteva anche pareggiare la partita, forse addirittura vincerla perché non c'è stato un dominio nerazzurro durante la gara. Ma la partita era già persa ancora prima di giocare guardando a quanta differenza c'è oggi tra le due società. Ci siamo tanto arrabbiati per le parole di Commisso su Cairo: come si è permesso il patron viola di giudicare in casa d'altri, ha sbraitato qualcuno. Beh, forse dopo la sfida con l'Atalanta, le sue parole non sono sembrate così fuori luogo. Dopo 18 anni di presidenza Cairo, non solo non si è vinto mai niente, ma pare proprio che non si sia nemmeno imparato nulla sul come provare a farlo…
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Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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