Vanoli porta a sette partite la striscia di imbattibilità del suo Torino, con nove punti conquistati in queste sette gare e una media punti che, se mantenuta, porterebbe ad una proiezione finale di 45-46 punti, cioè una salvezza più che tranquilla. Un passo indietro rispetto alle stagioni di Juric, questo va detto, ma probabilmente un risultato finale che si potrà classificare come più che dignitoso considerando le criticità di questa rosa, prima smantellata e poi parecchio approssimativamente riassemblata durante il mercato estivo e alla quale gli infortuni come quello di Zapata hanno dato un colpo quasi mortale. Aspettando di capire quanto incideranno i nuovi acquisti della sessione invernale nell'economia di questa squadra, il pareggio col Genoa ci dice che nulla è di fatto cambiato negli alti e bassi di questo Torino: un gol regalato, altri due punti persi e la consapevolezza che se alcuni elementi non giocano al 110% la qualità globale del collettivo scende tantissimo.


Il Granata della Porta Accanto
È sempre il Toro dei se…
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Giriamo bene quando Vlasic si ricorda di essere un ottimo giocatore, quando Ricci detta i tempi e Adams attacca la profondità e può vedere la porta. Confidiamo sempre che Karamoh si accenda e che qualcuno ogni tanto tiri da fuori area anche se non succede quasi mai. Dietro siamo più solidi di qualche mese fa, ma qualcosa regaliamo sempre e a volte, come col Genoa, questo pesa tremendamente. Eppure siamo questi: Vanoli si danna, sprona, stimola, tiene tutti sul pezzo dando fiducia praticamente a tutti gli elementi della rosa, ma siamo sempre appesi ai "se". Se questo gioca bene, se quello non fa errori, se quell'altro punta l'uomo, se tizio si rimette a segnare o se caio le para tutte. Perché la squadra faccia veramente bene ci sono mille condizioni che devono verificarsi tutte assieme altrimenti se qualche elemento si inceppa, rimaniamo al palo e non svoltiamo mai.
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Coi rossoblù di Viera abbiamo menato le danze per sessanta minuti, sembravamo in pieno controllo ed invece è bastato l'errore di Coco per rimettere in partita il Genoa e non ritrovare più il bandolo della matassa se non negli ultimissimi minuti dove abbiamo rischiato di vincere se ci fosse stato dato quel rigore su Sanabria. Ora a tutti i già numerosi "se" di questa squadra ne aggiungiamo altri legati ai nuovi acquisti: se Biraghi torna il leader che è stato a Firenze, se Casadei dimostra coi fatti di essere quella promessa fulgida del calcio italiano dipinta da tutti, se Elmas è anche solo lontano parente del giocatore che ha contribuito allo scudetto del Napoli di due anni fa e se Salama smentisce chi lo ha bollato, dati alla mano, come brocco, allora il Torino potrà fare l'ultimo terzo di stagione con un piglio diverso e magari rimpiangere ciò che non è stato nella seconda metà del girone di andata. Ma non diciamo niente di nuovo da vent'anni a questa parte...
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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