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Credits Foto: Nderim Kaceli
Non c'era momento peggiore da parte del Torino FC per spedire una lettera da parte dei propri legali alla Fondazione Filadelfia per richiedere dei rimborsi, si parla di circa un milione di euro, legati alla vicenda delle vele occultanti: con il campionato fermo, la notizia, di per sé già parecchio scioccante, ha assunto, se possibile, una risonanza ancora maggiore. La cosa, però non deve stupire più di tanto perché non fa che confermare un dato ormai inattaccabile alla prova del tempo: la comunicazione verso l'esterno del Torino FC non è eccelsa, al punto che se ad un marziano venuto dallo spazio si raccontasse che il presidente di questo club è un signore che sulla comunicazione ci ha creato un impero sono sicuro che non ci crederebbe e risponderebbe che lo si sta prendendo in giro.
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La querelle delle vele del Filadelfia è una brutta e complicata storia e lo è stata sin da quando a Giampiero Ventura venne in mente la sciagurata idea di richiedere che gli allenamenti della sua squadra fossero occultati agli occhi di chi si affacciava dai palazzi vicini. Una richiesta retrò se si pensa che oggi un qualunque match analyst di una qualunque squadra professionista ha a disposizione talmente tanto materiale video da carpire i segreti del gioco e degli schemi di qualunque allenatore della Serie A, B e C senza neanche il bisogno di alzare il sedere dalla propria sedia, figurarsi quello di andare a spiare un allenamento. Senza soffermarsi troppo sul merito della vicenda, comunque, quello che colpisce di tutto questo can can attorno alle vele è che i soggetti coinvolti nei vari step della storia sono i medesimi che siedono a braccetto nel CDA della Fondazione Filadelfia, referenti delle varie componenti che quindi avrebbero tempo e modo di definire le questioni interne senza ricorrere addirittura alle vie legali.
Quando definii Cairo un amministratore di condominio per il modo asettico di gestire il Torino non mi sarei mai aspettato di avere talmente ragione da vederlo davvero coinvolto in “beghe da condominio” come quest'ultima sua mossa pare proprio far apparire il tutto. È costante ormai la delusione con cui riesce sempre a sorprenderci ogni qual volta si approccia a qualcosa del mondo Toro in cui è chiamato a fare una scelta tra il freddo rendiconto economico e il sentimento, scegliendo immancabilmente il primo. Il Filadelfia è uno dei capisaldi della storia ultracentenaria del Torino: quando si parla del Filadelfia ogni considerazione andrebbe sempre soppesata prima con le ragioni del cuore e solo in un'ultima analisi con quelle della ragione stessa. Non va dimenticato che il Tempio degli Invincibili è stato ricostruito grazie allo sforzo principale di enti come il Comune e la Regione e solo in maniera più marginale con il supporto dello stesso Cairo: un rapporto di forza che per storia ed importanza del luogo sarebbe dovuto essere stato esattamente il contrario. Anche nella sua gestione, ancorché il Torino FC sia la principale voce in capitolo in ogni decisione inerente il Fila, molti interventi sono stati realizzati solo grazie agli sforzi di soggetti terzi e non certo grazie ad un apporto diretto della società o del suo patron attraverso la Fondazione Mamma Cairo, come, ad esempio, la mensa pagata da Beretta e il restauro del moncone della tribuna originale pagato dalla Fiammengo Federico.
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Nessuno di noi tifosi chiede a Cairo di fallire buttando palate di soldi nel Filadelfia, ma per una società che fattura più di sessanta milioni di euro all'anno aver investito nel proprio centro sportivo un milione e mezzo (il canone di affitto non lo conto perché si pagava anche alla Sisport ed era ben più salato!) in tutti questi anni è veramente una cifra ridicola per l'importanza che riveste a livello di utilizzo e di luogo-simbolo il Fila per la società granata. Lo stesso discorso andrebbe fatto per il completamento del terzo lotto, quello del Museo: è un investimento talmente strategico a livello di immagine e di marketing, oltre che moralmente doveroso nei confronti della storia granata e dei suoi tifosi, che non ci si smette di stupire di come il Torino FC non abbia ancora dato un'accelerata in questo senso, mettendo propri capitali nel completamento dell'opera. Ma d'altronde una società che, di fatto, non ha ancora iniziato la costruzione del Robaldo dopo quasi otto anni dalla sua concessione ha già dimostrato ampiamente quanta poca visione strategica possegga e quanto poco cuore granata abbia nel soppesare le proprie priorità.
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Sinceramente trovo irrilevante capire chi in punto di diritto abbia ragione sulla questione delle vele del Fila, ma trovo invece assolutamente inopportuno che da 18 anni a questa parte il modus operandi di questa società sia sempre lo stesso e non tenga mai conto della peculiarità del “prodotto calcio” in confronto alla stragrande maggioranza dei prodotti/servizi trattati dal resto delle altre imprese sul mercato. Ci sono (poche) cose nella vita in cui le ragioni del cuore devono sempre prevalere, a prescindere da tutto. E il Filadelfia per noi tifosi granata è, obbligatoriamente ed orgogliosamente, una di queste. Come mai non lo sia per Cairo che dovrebbe essere colui che meglio ci rappresenta in quanto presidente e proprietario del Torino resta un mistero alquanto bizzarro…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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