Dopo gli zero punti delle prime tre partite, sinceramente ciò che speravo di veder fare al Toro in questa trasferta emiliana era di battere un colpo, finalmente, e di dimostrare di essere vivo ed in grado di invertire una rotta che non può piacere a nessuno di noi tifosi. Francamente mi interessava poco dell'avversario perché in serie A ogni partita è difficile e ogni avversario è potenzialmente letale a prescindere dal blasone o dalla momentanea classifica che si porta dietro: Sassuolo, Fiorentina, Atalanta o Cagliari fa poca differenza se non giochi al meglio delle tue potenzialità con quel giusto mix tra grinta e qualità. La serie A è questa, non dobbiamo stupirci: tolte le prime, le altre squadre sono in un fazzoletto di punti e terminano il campionato con distacchi minimi. Tra l'ottava e la sedicesima ci saranno tre o quattro partite su trentotto finite con esito opposto. È un appiattimento verso il basso dove le mille variabili del calcio condizionano nel bene o nel male i risultati di squadre che nella maggior parte dei casi si equivalgono.
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Il Maestro batte un colpo
Il Toro di Reggio Emilia ha battuto un colpo e torna a casa con due punti in meno, ma con una piccola dose di consapevolezza in più, anzi in realtà con delle consapevolezze che fino alla partita col Cagliari non sapeva di avere. Prendere due gol in due minuti e farsi rimontare sul 1-3 a dieci minuti dalla fine è una brutta botta, ma anche fare tre gol è una bella iniezione di fiducia per una squadra che dovrebbe fare del gioco offensivo il marchio di fabbrica del suo mister. I dati finora ci dicono che il Toro è una squadra che fa quasi due gol a partita e ne subisce quasi tre: quando il dato si invertirà si potrà allora dire che la mano di Giampaolo su questa squadra si vede eccome. Al momento il colpo che ha battuto il Maestro, come tra il serio ed il faceto è soprannominato il tecnico ex Samp e Milan, è stato quello di "abiurare" per una ventina di minuti nel finale della partita al suo dogma della difesa a quattro, inserendo Nkoulou e passando ad una retroguardia a cinque: un piccolo passo per chiunque di noi, si potrebbe dire, ma un enorme sforzo per un talebano come Giampaolo. Al di là dell'efficacia tattica della mossa (le squadra dall'1-1 si è portata sull` 1-3 per poi crollare e farsi rimontare sul 3-3 in due minuti) quello che è da rilevare è la prontezza del mister nel voler cercare a tutti i costi, anche andando contro la propria natura, di ottenere dei punti, vitali in questo momento per dare ossigeno al suo progetto. Sulla serietà della persona Giampaolo nessuno può nutrire il benché minimo dubbio e da ieri sera anche il Giampaolo allenatore ha conquistato punti agli occhi degli scettici come me (non ho problemi ad ammettere di essere uno di loro…).
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Ciò che mi fa vedere la luce in fondo al tunnel è proprio la svolta che il mister ha dato a sé stesso: quella difesa a cinque è stato come voler dire "ho le mie idee, vado dritto per la mia strada, ma non sono folle e se per continuare il mio lavoro e portare avanti il mio progetto è necessario badare anche un po' alla concretezza non ho problemi a farlo". Non mi voglio illudere che la strada da adesso si metta in discesa, tutt'altro, ma sono sicuro che qualcosa è scattato nella testa di tutti: dei giocatori che finalmente sono usciti dal campo con un risultato positivo, del mister che ha dimostrato di saper tirare fuori le unghie nonostante il suo aplomb inglese e dei tifosi che hanno visto il Toro meritare maggiormente la vittoria rispetto al lanciatissimo Sassuolo di De Zerbi. Un brodino caldo per tutti per cercare di rimettere in piedi il "malato" Toro…
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
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