C'è entusiasmo attorno al Toro di Juric? Sicuramente meno di quello che avrebbe potuto esserci in condizioni differenti da quelle attuali, questo è sotto gli occhi di tutti. La frattura fra tifosi e società anestetizza ogni slancio o afflato che coinvolga la parte sportiva del Torino e. probabilmente pure quella tecnico-dirigenziale. Se in tempi "non sospetti" si fosse preso un allenatore emergente come Juric, e pure "cazzuto" come piace alla piazza, di sicuro il livello medio di entusiasmo sarebbe stato decisamente più alto di quello riscontrabile al momento. Il mondo granata, attualmente, vive impantanato in un clima di sfiducia generale creato dalle troppe crepe della gestione Cairo. Qualche commentatore, tra cui il direttore di ToroNews, ha provato a parlare del nuovo mister astraendosi dalla situazione di pregiudizio che, volenti o nolenti, è ormai cronica nel tifoso medio, ma si è trattato di un esercizio filosofico di puro stile, lontano anni luce dalla realtà di disincanto e disillusione che noi tutti stiamo vivendo da troppi anni a questa parte. E non è qualunquismo affermare questa cosa, anzi, il contrario: è un atto di amore verso il Toro, verso la sua più alta e nobile rappresentazione che tutti noi, al di là dei tempi che cambiano, vorremmo fosse preservata e perpetrata il più fedelmente e il più a lungo possibile. Ascoltare Cairo nella conferenza stampa di presentazione di Juric è stato frustrante quanto il lanciarsi migliaia di volte contro un muro di gomma sperando di trapassarlo: nonostante ci si sforzi da più parti a gridare il malcontento verso la sua gestione e a suggerirgli dei rimedi per correggere la rotta, il presidente dimostra in ogni sua uscita pubblica il più totale disinteresse anche solo a prendere in considerazione i motivi delle critiche che la piazza muove contro di lui. Un perfetto muro di gomma contro il quale rimbalza qualunque proposta e qualunque istanza arrivi dai tifosi. Anzi, le sue dichiarazioni sembrano quasi sfide lanciate per ripicca verso i desiderata della gente granata.
Il Granata Della Porta Accanto
Il muro di gomma
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"Capisco l'insoddisfazione dei tifosi, ma non venderò il Toro". E' questa la frase chiave della sua conferenza stampa. Il diniego più assoluto di voler considerare l'ipotesi che la propria spinta propulsiva alla guida del Torino sia esaurita da tempo. Legittimo da parte del presidente, per carità, nessuno può essere costretto a cedere un proprio asset contro voglia, ma in contraddizione con la storica frase che disse in tempi lontani, cioè che non sarebbe mai rimasto a dispetto dei santi. Ma al di là di questo, l'ultimo incontro con i media è stato caratterizzato da un collage di frasi buttate lì quasi più per fare imbestialire maggiormente i tifosi che per spiegare realmente le dinamiche di molte sue discusse decisioni. Come la frase sul convitto della Spal. Come sia possibile che dopo anni in cui tutti gli stanno chiedendo di terminare il Filadelfia e costruire il Robaldo il presidente abbia il coraggio di chiedersi (e di stupirsi!) del perchè la Spal abbia un convitto ed il Torino no, risulta francamente difficile da spiegare, soprattutto per la ovvietà della risposta perchè la Spal ha investito soldi veri per averlo. Quelli che il presidente centellina quando si tratta di destinare risorse al settore giovanile o alle strutture, ma molto generosamente elargisce a calciatori sopravvalutati sotto forma di lauti stipendi o versa ad altre società sotto forma di acquisti a peso d'oro di giocatori che non fanno la differenza.
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Che poi se il presidente fosse un tipo abituato a fare dell'autoironia sarebbe anche divertente la frase "non posso fare mica tutto io" riferita al recente ingresso in organigramma di Bellino, colui che dovrà seguire la vicenda Robaldo "giorno e notte". Oppure non è stata neanche male la frase sul posto vacante di direttore generale lasciato da Comi che "verrà occupato in futuro da qualche figura interna destinata a crescere": anche in questo caso, da anni, tutto l'ambiente rivendica la necessità di una struttura societaria da rimpolpare perchè ridotta all'osso e poco funzionale e il presidente alla prima occasione, come se nulla fosse, se ne esce con la crescita interna di un manager quando leggendo l'organigramma si fa fatica a capire a chi stia pensando visto che di fatto c'è solo Barile nei ranghi dirigenziali...
Sorvolo sulle frasi destinate a colpire l'immaginario popolare in uno stile autarchicamente un po' retrò anni Trenta ("sono stato vicino alla squadra anche in sala massaggi"), ma non posso non constatare che sebbene a parole questo presidente voglia bene a tutti i suoi collaboratori e calciatori e li stimi sempre tutti, tantissimo, finisce sempre con il troncare tutti i rapporti di lavoro in nome di non meglio specificati "nuovi stimoli". Per non parlare delle ambizioni che sembrano essere tabù all'interno del mondo ideale di Cairo: Mihajlovic le aveva riguardo l'Europa e lui, appena esonerato il tecnico serbo, si era affrettato a farci sapere che l'Europa era un obbiettivo personale di Mihajlovic, non della società (non sia mai!) e così anche l'altro giorno ha pubblicamente constatato che le ambizioni di Sirigu sono diverse da quelle del Torino: forse perchè il portiere sardo in quanto sportivo professionista ne ha, mentre il Torino inteso come società no? Tutto rimbalza sul muro di gomma eretto da Cairo: non c'è camion vela che giri per Milano che possa scalfirlo o cuore granata che possa intenerirlo. Però il presidente ammira l'Atalanta e questo potrebbe essere positivo, viene da pensare. Peccato che a stretto giro si affretti a sottolineare che la società bergamasca gli piace ma non per come è strutturata e per il fantastico lavoro che sta facendo sia sullo stadio di proprietà che sulla parte sportiva. No, no, mica per quello: è da prendere ad esempio perchè dichiara ogni anno che punta a fare 40 punti...
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Forse è un po' più chiaro allora, dopo queste dichiarazioni, perchè l'entusiasmo nei tifosi non salga nemmeno per le decisioni potenzialmente più interessanti e ragionevoli tipo l'arrivo di Juric o di Bellino, il manager che si occuperà del Robaldo.
Non sarà mica che anche l'entusiasmo forse sbatta contro il muro di gomma eretto dal presidente?
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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