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IL GRANATA DELLA PORTA ACCANTO

Il peso politico del Torino

Il peso politico del Torino - immagine 1
Il Granata della Porta Accanto/ A parte l'epoca di Borsano, i granata hanno sempre contato poco nella stanza dei bottoni

Il calcio è uno sport e in quanto tale ciò che succede in campo dovrebbe essere la conseguenza pura e semplice del confronto tecnico/atletico tra le due squadre che si affrontano. Sappiamo bene che in realtà così non è fondamentalmente per il concorso di due classi di variabili: la prima è quella che coinvolge le motivazioni e la "testa" dei giocatori, la seconda è invece legata a fattori esogeni come il pubblico e l'arbitro, ad esempio, o la fortuna. Chi come me era sugli spalti del Comunale (a me piace chiamarlo ancora così senza voler essere irrispettoso verso il Grande Torino) per assistere a Torino-Monza si sarà certamente rinfrescato la memoria sul quanto queste ultime, cioè quelle che abbiamo definito variabili esogene, incidano ancora parecchio sui risultati delle partite.  Alla faccia del VAR, verrebbe da dire... Certo, la fortuna o la sfortuna saranno sempre impossibili da gestire e avranno sempre un loro peso nei destini di una partita, se non addirittura di un campionato o di una coppa: oggi, 31 anni fa, la dea "bendatissima" ci omaggiava di tre legni ad Amsterdam più un paio di rigori non fischiati che ci privavano della Coppa UEFA 1992 ,una coppa che avremmo strameritato di vincere. In quanto a sfortuna, noi del Toro, siamo da Guinness dei Primati, si sa, e nemmeno l'iconica sedia alzata da Mondonico bastò quel giorno a far cambiare idea a qualcuno lassù in cielo.

Delle variabili esterne il pubblico è forse stata l'unica arma del Torino per parecchi decenni, l'unica variabile "amica" sulla quale poter contare. Quando il Comunale poteva stipare fino a 70mila persone, la Maratona sì che era per distacco il vero dodicesimo uomo in campo! E se è vero che uno stadio non ha mai segnato un gol, come ama dire qualcuno per depotenziare l'effetto psicologico del fattore campo, quella Maratona era un muro granata capace di dare una spinta in più a chi scendeva in campo con la maglia del Toro.

C'è un aspetto invece sul quale il Torino storicamente non ha mai trovato terreno facile: gli arbitraggi. Gli arbitri fanno parte del gioco e, nella loro imparzialità, con le proprie decisioni possono influire positivamente o negativamente sui risultati delle partite. Ovviamente tutti sappiamo che arbitrano in buona fede, sebbene un certo grado di sudditanza psicologica sia sempre stata latente all'interno della classe arbitrale. È il cosiddetto "peso politico" che alcuni club hanno o hanno sempre avuto all'interno del sistema calcio che tende, spesso inconsciamente, a far pendere la bilancia di certe valutazioni arbitrali verso l'una o l'altra squadra. Di sicuro non verso il Torino. Il peso politico del Torino nel calcio italiano è sempre stato ininfluente, per non dire nullo. Il Grande Torino trionfava perché era talmente forte che se anche gli avessero fischiato sempre tutto contro avrebbe vinto lo stesso, non certo per il peso politico della pur eccellente presidenza Novo. Negli Anni Sessanta e Settanta ad un Toro forte sul campo spesso si contrapponeva un Toro debole nelle stanze dei bottoni: errori arbitrali abnormi ai danni dei granata, infatti, hanno purtroppo fatto svanire scudetti che oggi farebbero brillare il nostro palmares in maniera totalmente diversa. Solo a inizi Anni Novanta con Moggi in società e Borsano "protetto" da Craxi, grande tifoso del Toro, ci fu un momento in cui questa tendenza sembrava potersi invertire. Raccontava il Mondo che l'anno della finale UEFA col presidente stavano programmando la stagione successiva con l'obbiettivo dichiarato di lottare per lo scudetto. Ci pensò Tangentopoli a far svanire i nostri sogni di gloria: Craxi fu travolto e Borsano iniziò a passarsela male. Il resto è storia, ahinoi, nota.

Oggi la situazione con Cairo potrebbe essere molto diversa se l'editore alessandrino facesse valere la posizione che si è conquistato nel mondo dell'alta imprenditoria Italiana anche nelle vicende sportive del "suo" Torino. Possedere la Gazzetta dello Sport gli ha fruttato le ire di Commisso che lo accusa di "pilotare" la stampa sportiva del BelPaese. Premesso che sarebbe una cosa che non vorrei, penso che Commisso possa lamentarsi al massimo della poca considerazione che le testate giornalistiche danno alla Fiorentina perché di sicuro non c'è un uso della posizione di Cairo in favore del Torino. I rigori non fischiati con il Monza sono l'ennesima riprova, se mai ce ne fosse bisogno, che il peso politico del Torino è nullo nel calcio italiano. Così come è nullo a livello cittadino visto che in 7 anni il rebus Robaldo non è ancora stato risolto e le erbacce sono l'unica cosa che è cresciuta sul terreno in concessione al Torino. Da tifoso granata in fondo sono contento di non avere favoritismi o strani aiuti politici esterni, una cosa che noi consideriamo "da gobbi". Poi fare sempre la figura dei fessi non è che faccia piacere e certe cose fanno sempre un po' rabbia: in città le amministrazioni comunali hanno  sempre usato due pesi e due misure e la questione due stadi per due squadre è lì a ricordarcelo costantemente. E tornando a Torino Monza di fronte al mancato fischio sul fallo di Rovella su Ricci chi non ha pensato che in fondo i brianzoli restano pur sempre una squadra di proprietà di Berlusconi? Certe cose non cambiano proprio mai…

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.

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