Il granata della porta accanto

Je suis Juric

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Con le sue dichiarazioni il tecnico croato ha messo definitivamente la società con le spalle al muro

Qualunque cosa avessi pensato di scrivere dopo Fiorentina-Torino non ha più senso di essere messa nero su bianco dopo aver sentito quello che ha detto Juric nella conferenza stampa del post gara. Avrei potuto benissimo lasciare questo articolo in bianco riportando semplicemente un link di quell'intervista perché lì c'è tutto quello che da anni ripete in varie forme e in vari toni la maggior parte di noi tifosi del Toro. Ci siamo affannati per lungo tempo, prima allo stadio, poi sui forum, poi attraverso un crescente numero di editoriali su giornali e testate web fino alle pubblicità sui quotidiani o per le strade o addirittura ai flash mob dei nani da giardino per denunciare la cattiva gestione sportiva (e non solo) del Torino di Cairo, ma in pochi giorni Juric ha fatto, dall'interno, e qui sta il vero elemento di svolta, quello che nessuno dall'esterno era riuscito a fare nonostante i molteplici sforzi e il genuino e sano impegno con cui ci siamo esposti per amore del Toro. Riprendendo quel claim di solidarietà che era nato per sostenere i vignettisti francesi attaccati dai terroristi islamici, mi sento di dire che da oggi anch'io je suis Juric perché mi ritrovo al 100% nelle parole del tecnico croato. Je suis Juric perché anch'io mi sento preso in giro da anni di promesse mancate e di mancate promesse. Mi sento preso in giro perché neanch'io come Juric pretendevo la luna, ma almeno quel poco in linea con ciò che mi aspetto dal Toro per come lo amo da quando ne ho consapevolezza: una squadra che lotti, che mi rappresenti e che esprima quei valori in cui mi identifico e che mi rendono differente dai tifosi di altre squadre.

Come Juric mi sento preso in giro perché in sedici anni tutto ciò che è stato fatto dalla dirigenza è inferiore a ciò che ci si aspettava ed alle premesse che si erano profilate all'origine della presidenza Cairo. Mi sento preso in giro perché in sedici anni si possono fare errori, ci mancherebbe, ma ci sarebbe stato tutto il tempo per porvi rimedio e soprattutto, per non ripeterli. Je suis Juric perché il tecnico croato ha avuto il coraggio di rompere quell'omertá che aleggia nel mondo del calcio (ma che è specchio della stessa omertà che contraddistingue la maggior parte degli ambienti sociali italiani) e che impedisce a chi è ben retribuito di permettersi di criticare i propri datori di lavoro. Juric, che di sicuro non muore di fame se perde il lavoro e che non si è quietato, come tanti suoi predecessori in nome del principio "del non sputare nel piatto in cui si mangia" ha semplicemente detto pubblicamente che il suo accordo lavorativo non è stato rispettato. E siccome tale accordo incide sulla valutazione (anche da parte di noi tifosi) del suo lavoro, ha giustamente precisato che allo stato attuale delle cose è difficile per lui lavorare alla sua maniera. Chissà cosa penserà in questo momento Giampaolo che l'anno scorso visse la medesima situazione, ma, al contrario di Juric, a fine mercato senza aver ottenuto nessun rinforzo utile al proprio gioco disse che la società aveva fatto un mercato da 10 e, addirittura, che Rincon regista era perfetto. Il suo "aziendalismo" gli costò un prevedibilissimo esonero e ancora oggi è a libro paga: valse la pena trangugiare tutto il suo malcontento? È più serio il professionista Juric che denuncia l'impossibilità di lavorare al meglio delle sue possibilità o il professionista Giampaolo che si adegua e sta zitto?

In termini etici, al di là degli stipendi da capogiro che entrambi percepiscono, io sto con Juric, quantomeno perché con le sue dichiarazioni "tutela" i tifosi che sono i "consumatori" dell'azienda calcio (e in questo caso dell'azienda Torino): io tifoso che spendo la mia passione e con essa i miei soldi per il Toro ho il "diritto" di sapere come stanno le cose e come e se le mie aspettative saranno soddisfatte. Negli ultimi lustri questo rapporto di fiducia tra tifosi e proprietà si è andato logorando e a fronte delle continue richieste di chiarimenti da parte dei tifosi la proprietà ha sempre reagito "snobbando" la questione e tirando dritto per la sua strada. Oggi, alla luce del fatto che anche un "dipendente" della società (e tra l'altro non un dipendente qualunque ma una delle figure principali) denunci le mancanze del gruppo dirigenziale, tutto ciò riabilita e rafforza quello che noi tifosi pensiamo e diciamo da tanto tempo. Je suis Juric, quindi, perché con le sue dichiarazioni ha messo definitivamente la società con le spalle al muro: lui lo avrà fatto per tutelare la qualità del suo lavoro, ma al tempo stesso ha fatto un enorme favore a noi tifosi che, per puro e disinteressato amore del Toro, vogliamo finalmente vedere il presidente inchiodato agli obblighi "morali" che il suo ruolo impone. Le ultime 48 ore di mercato ci diranno se Cairo saprà avere un ultimo sussulto di orgoglio (o un primo sussulto, a voler essere pungenti…) oppure certificherà in maniera inequivocabile che il suo tempo alla guida del Torino è ormai finito. Je suis Juric perché je suis Toro: è il bene del Torino che mi interessa, null'altro ed ora che il re è nudo, il punto di non ritorno è stato superato. Qualunque cosa succeda da qui in avanti, nulla sarà più come prima, nel bene o nel male. Ed è giusto che sia così perché questo andazzo non era proprio più tollerabile. Grazie Juric, comunque vada a finire.

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.

Attraverso le sue rubriche, grazie al lavoro di qualificati opinionisti, Toro News offre ai propri lettori spunti di riflessione ed approfondimenti di carattere indipendente sul Torino e non solo.

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