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L’alchimista Juric che non trasforma sempre il piombo in oro…
Battute d'arresto come quella di La Spezia ci stanno all'interno di un processo di rinnovamento e di "ritrovamento" come quello che sta attraversando il Toro da quando è arrivato Juric. A tutti noi piacerebbe credere che il mister sia una sorta di alchimista capace di sintetizzare la pietra filosofale e trasformare il piombo in oro, ma purtroppo non è così: sicuramente è riuscito a dare una bella lucidata al tanto piombo che aveva in rosa e lo ha fatto luccicare in molti casi quasi come fosse oro, ma la partita di Spezia dimostra che i miracoli ancora non li sa fare.
Senza Ansaldi, Pobega, Mandragora, Brekalo e con la versione acciaccata di Praet in campo più una comparsata di Pjaca, la squadra di fatto ha giocato come se fosse stata catapultata indietro nel tempo allo scorso campionato. Il campo dello Spezia sta diventando per il Toro un campo tabù come il Castellani di Empoli, dove non vinciamo dal 1985 o il San Siro rossonero e il Franchi di Firenze dove non si vince addirittura dai tempi di Pulici e Graziani, ma non è alla cabala che dobbiamo aggrapparci per dare una spiegazione della sconfitta di sabato. Sicuramente l'approccio globale della squadra alla partita è stato meno vigoroso del solito ed è mancata per larghi tratti quella ferocia e quell'intensità che aveva caratterizzato il Toro di Juric in (quasi) tutte le altre partite giocate finora: una cosa strana vista la capacità del mister di tenere tutti sul pezzo. L'altro aspetto è però chiaramente legato agli interpreti che sono scesi in campo al Picco: Rincon e Baselli non sono all'altezza del Pobega degli ultimi tempi, così come Zaza fa fatica ad essere un fattore quando entra in campo. Su Verdi, poi, credo non ci sia più molto da aggiungere: 5 allenatori negli ultimi due anni e mezzo hanno cercato di farlo rendere al meglio, ma il ragazzo, evidentemente, oltre ad essere sopravvalutato, deve avere qualche blocco mentale personale se non riesce a tornare ad avere un rendimento appena decente. Il fatto che gli sia stato preferito un Praet a mezzo servizio la dice lunga sulle sensazioni che l'ex Bologna ed Empoli sta trasmettendo a Juric. Se una cosa ci insegna questa sconfitta è che a gennaio la rosa andrà sfoltita di alcuni senatori ormai palesemente fuori dal progetto: Verdi, Zaza, Baselli, Rincon e Izzo sono da piazzare in qualche modo, risparmiando sui loro ingaggi pesanti e accettando di perdere qualcosa sui loro sopravvalutati cartellini. C'è bisogno di aria nuova e magari di conquistare la salvezza (perché è chiaramente questo l'obbiettivo, senza farsi troppe illusioni…) in modo sereno facendo crescere alcuni giovani come Kone, Zima o lo stesso Buongiorno fresco di rinnovo, in modo da avere una base più ampia di potenziali titolari in vista della prossima stagione.
Perché, senza mettere il carro davanti ai buoi, il prossimo anno senza Pobega e ammettendo che sia indispensabile riscattare Praet, Brekalo e (forse) Pjaca, sarà necessario trovare risorse per fare mercato a centrocampo prendendo un titolarissimo a cui affiancare, alternandoli Lukic (bravo se a fianco qualcuno bravo) e Mandragora (sperando che recuperi bene da questo ennesimo serio infortunio).
È giusto non fare drammi dopo lo stop con lo Spezia, ma occorre avere ben chiaro che questa squadra se non ha il giusto approccio mentale alle partite ed il giusto apporto di qualità dai nuovi rischia di tornare nei meandri bui in cui era finita nelle scorse due stagioni. La sosta aiuterà a recuperare Pjaca e, seppur convocato dal Belgio, Praet, oltre a fare crescere di forma Belotti, ma quando riprenderà il campionato sarà necessario fare parecchi punti per mettersi in posizione tranquilla di classifica e ridurre il più possibile la distanza dagli indispensabili 40 punti della salvezza. Poi certo qualche movimento a gennaio anche in entrata ( perché saranno determinanti quelli in uscita) aiuterebbe a rimuovere sempre di più le tossine delle vecchie stagioni e a plasmare la rosa adattandola allo stile di Juric. Senza contare che la Coppa d'Africa ci priverà di Singo e Aina per lungo tempo e pertanto anche sulle fasce un innesto "futuribile", contando anche la fragilità muscolare e la carta d'identità di Ansaldi, sarebbe gradito. Si chiama programmazione e non spetterebbe all'allenatore, o meglio non solo a lui, ma alla società: o pensiamo che l'alchimista Juric possa trasformare in oro anche tutto il "piombo" che c'è a livello dirigenziale?
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.
Disclaimer: gli opinionisti ospitati da Toro News esprimono il loro pensiero indipendentemente dalla linea editoriale seguita dalla Redazione del giornale online, il quale da sempre fa del pluralismo e della libera condivisione delle opinioni un proprio tratto distintivo.
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