IL GRANATA DELLA PORTA ACCANTO

L’arte di resuscitare i morti

L’arte di resuscitare i morti - immagine 1
Il Granata della Porta Accanto/ Un Toro perfettamente calato nel clima di Halloween allunga la striscia delle squadre a cui ha dato una mano ad uscire dalla crisi
Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 

Quando giochi la peggior partita della tua annata nella notte di Halloween è inevitabile che aggettivi come agghiacciante, orrorifico od orrendo si sprechino nel definire la tua prestazione. Il Torino visto a Roma è stata la brutta copia della brutta copia del Torino che si era intravisto nelle prime uscite stagionali: una squadra, quella scesa in campo contro i giallorossi, senza qualità e, cosa ancora più grave, senz'anima. Attenuanti ne possiamo dare a Vanoli, certamente. In primis quella di aver perso il perno dell'attacco, Zapata, giocatore che oltretutto era l'ultimo sopravvissuto del trio che l'anno scorso, insieme a Bellanova e Buongiorno, costituiva la spina dorsale dell'ultimo Toro di Juric. Se a questo ci aggiungiamo l'incognita del rientro di Schuurs, che quest'estate era dato per certo in questo periodo ed invece ad oggi non si sa neppure se ci sarà entro la fine del campionato, l'infortunio di un Ilic che è forse uno dei pochi con i piedi buoni e la lentezza con cui si stanno inserendo Borna Sosa, Maripan e l'ex lungodegente Vlasic è chiaro che il mister qualche attenuante può vantarla. A calcio si gioca o con i piedi buoni o con tanta personalità. Meglio ancora se con entrambe le cose.

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Nel Toro smontato da Cairo con le cessioni eccellenti estive e rimontato (tardi e male) da Vagnati di qualità ce n'è poca e di personalità purtroppo ancora meno. Ricci, Ilic, Vlasic e Sanabria, più, a parer mio, Borna Sosa, sono i cinque con i piedi migliori della rosa, ma tra tutti e cinque non ne fanno uno col carattere roccioso che ad esempio aveva Buongiorno (tra l'altro molto meno dotato tecnicamente). Maripan, che è un leader nato la cui carriera parla da sé, è lontano da uno stato di forma accettabile per poter incidere in un calcio difficile come quello italiano. Colpa forse di chi lo ha fatto arrivare all'ultimo minuto di mercato e non a luglio quando serviva un leader difensivo che si integrasse al meglio e avesse il tempo di apprendere i dettami di Vanoli ed i ritmi del nostro calcio? Idem per Borna Sosa che faceva il separato in casa all'Ajax, ma fino a due anni prima era titolarissimo della Croazia capace di arrivare terza al Mondiale qatariota: un ottimo giocatore che andava preso con tempi e modalità diverse perché potesse incidere da subito.

Il vanolismo scoppiato in tutto il suo fragore nelle prime giornate di campionato ci aveva illuso che tutti questi aspetti si potessero superare con l'entusiasmo dei risultati, ma la serie A è una brutta bestia e non perdona le improvvisazioni e la mancata cura dei dettagli. A tutto questo aggiungiamo che storicamente negli ultimi decenni il Toro è la squadra forse meglio "attrezzata" nel rivitalizzare squadre in crisi o, per meglio restare in tema di Halloween, nel resuscitare i morti come detto nel titolo. Ne ha beneficiato Juric questa volta: invece di dargli il colpo di grazia ci siamo gentilmente offerti di regalare tre punti alla sua Roma, facendoci gol da soli e tirando una sola volta in porta, tra l'altro grazie allo spunto di un ragazzino della primavera (Njie). Non starò a fare un elenco di quante volte abbiamo dato ossigeno a squadre in palese crisi di risultati e di identità, ma ricorderò solo che l'anno scorso abbiamo fatto fare un punto a Torino ad una Salernitana che era messa peggio di un'armata Brancaleone. Ci manca il killer instict, evidentemente. E perché? Perché non c'è la ferocia del cercare i risultati. E perché? Prevalentemente perché il club non mette pressione ai suoi tesserati in questo senso. Gli chiede di rimanere in serie A, ma non di andare a prendersi vittorie ed onori che esulino da questo minimo sindacale.

Allora perché prendersela con Vanoli? Perché ha sbagliato i cambi? Perché ha impostato una gara attendista invece che una garibaldina per mettere la Roma ancora più in crisi fin da subito? Certo il tecnico avrà le sue colpe, ma nel quadro generale qual è il reale peso delle sue responsabilità? Chi gli ha comprato i giocatori? Chi gli ha venduto Bellanova? Chi ha definito il budget per il mercato? Sono sicuro che nonostante le prossime partite siano difficili (Fiorentina e Juve) Vanoli non mollerà e cercherà di fare rendere al meglio quanto ha a disposizione. Ma se un giovanissimo come Njie quando è in campo prova a fare qualcosa, a dare una scossa o a tentare una giocata perché non dovrebberlo fare anche molti dei suoi compagni quasi tutti più esperti di lui? Occorre sostenere la squadra, occorre avere fiducia nel lavoro del mister e occorre sperare che ogni calciatore sappia dare qualcosa in più. La stagione a livello sportivo può restare sopra la linea di galleggiamento, indicando per linea di galleggiamento la quota salvezza da raggiungere quanto prima. La vera partita poi sarà il presunto cambio di proprietà con l'arrivo della Red Bull: solo così avrà senso pensare ad un futuro per questo club. Altrimenti, restasse Cairo, sarà un'eterna agonia, un continuo stillicidio, un logorante declino che non porterà a nulla di buono né nell'immediato, né tantomeno nel lungo termine. Un film dell'orrore, per finire in tema Halloween, che va in loop costante e del quale purtroppo non si scorgono mai i titoli di coda...

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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