L'operazione "entusiasmo" portata avanti da Juric sembra che stia dando, fortunatamente, i primi positivi frutti. Oltre ad aver conquistato, infatti, quasi metà dei punti a disposizione in queste prime 5 giornate, l'allenatore croato sta ridando vita ed ossigeno ad una squadra che, senza gli ultimi innesti di qualità, fino a pochi mesi fa faticava a fare anche le cose più banali. Gara di Firenze a parte, il Torino visto fin qui in campionato è apparso completamente rinnovato nell'atteggiamento con cui affronta le partite e nel ritmo e nell'aggressività mostrati contro gli avversari, incominciando meritatamente a scaldare i cuori dei suoi tifosi, molto sfiduciati dopo due stagioni deludentissime. Gli applausi di fine partita con la Lazio sono stati il giusto tributo ad una squadra che ha messo sotto i biancocelesti ed ha mancato la vittoria solo per una (fatale) distrazione finale.
Il granata della porta accanto
L’ultimo scoglio da superare per Juric: la sfortuna
Il cielo sta tornando azzurro sopra il Toro, ma infortuni, pali e gol al 90' sembrano essere nuvolette nere che non si vogliono spostare
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È chiaro che inconsciamente tutti speriamo che si dia seguito a questo felice momento, sia nella trasferta di Venezia che nel derby, ma sulla strada di Juric si sta parando un avversario che da sempre prova a rovinare al Toro i suoi momenti positivi: la sfortuna.
Chi dice che fortuna e sfortuna non esistano ha tutta la mia stima e solidarietà, perché spesso questi elementi vengono chiamati in causa come alibi o scorciatoie per evitare dolorose analisi della realtà. Ci sono però delle cose che per tempistica e modalità in cui accadono non possono non essere ascritte nella categoria astratta di fortuna o sfortuna. La fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo, diceva una famosissima battuta più che mai azzeccata per commentare parecchi episodi della storia del Torino, costellata da situazioni decisamente sfortunate che ne hanno condizionato ipotetici successi e potenziali sliding doors. I tre pali di Amsterdam restano forse l'episodio più iconico in tal senso, ma penso anche agli infortuni che, per carità cápitano, ma che a volte sono stati cruciali per i destini sportivi della squadra: chi non ricorda il buon Alvise Zago, astro nascente del calcio italiano e prodotto sopraffino del Filadelfia, stroncato nella sua promettente carriera da un gravissimo infortunio a Genova in un Sampdoria-Torino? Quel Toro con Zago in campo avrebbe avuto probabilmente più chance di salvarsi, ma la sfortuna ebbe la meglio e sappiamo tutti come finì sia per la squadra che per il giocatore.
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Ovviamente Juric sta avendo a che fare con infortuni molto meno gravi, che tuttavia limitano il potenziale di crescita della sua squadra. Prima Bremer, out per un paio di settimane, poi Belotti (se volete anche Zaza…) poi Praet e infine Pjaca. Assenze pesanti che minano il bisogno di certezze di ogni progetto tecnico in divenire. Venezia sarà un banco di prova per la solidità mentale di questo gruppo. E' questo infatti l'aspetto che è mancato di più nelle scorse stagioni: avere una prova che le difficoltà non minano la consapevolezza nei propri mezzi sarebbe importante per garantire serenità a tutto l'ambiente, tifosi compresi. A quel punto i pali, gli infortuni, i gol presi nei minuti di recupero sarebbero solo fisiologici incidenti di percorso e non sinistri avvisi di immani sfortune. Che il cielo stia tornando azzurro sopra il Toro è una sensazione che stiamo avendo in tanti: per esserne certi aspettiamo le prossime due partite e poi potremo capire meglio se Juric avrà concrete chances di essere più forte anche della sfortuna...
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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