"Lapalissianamente!", avrebbe esclamato Lino Banfi, rigorosamente pronunciando la d al posto della t, sentendo la risposta di Juric nel post partita di Cremonese-Torino alle domande dei giornalisti sulla classifica attuale dei granata: "meglio su che giù", infatti, è stata la sua ovvia quanto saggia replica. Senza arrivare alle vette del mitico Boskov che elargiva perle di saggezza popolare praticamente ad ogni intervista, il nostro mister ha giustamente sottolineato qualcosa che, pur apparendo scontato, sulla piazza di Torino così scontato non è. Mi racconta mio zio che anche negli anni Settanta, per capirci all'epoca del Toro scudettato di Radice, nonostante i risultati eccellenti del periodo c'era sempre qualcuno o qualcosa da criticare. Perfino Pulici, una sorta di divinità per ogni tifoso granata vivente, si è dovuto sentire le sue: è la bellezza e il limite al tempo stesso della tifoseria granata. Passionale, verace, entusiasta e trascinante, ma al tempo stesso irrequieta, fatalista e "maicuntent". L'ottovolante su cui viaggia costantemente l'umore dei tifosi del Torino non si smentisce mai e se nei momenti bui riesce a trovare e infondere ottimismo per ripartire, nei momenti di gloria è preda di attacchi di pessimismo frutto di una storia costellata da troppi scherzi di un destino spesso cinico e baro.
Il granata della porta accanto
Meglio su che giù
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Meglio su che giù: un concetto semplice, banale quanto illuminante, che però ha fatto bene Juric a ripetere perché nella testa di noi tifosi dovrebbe trasformarsi in una bussola per orientarsi nell'oceano di emozioni che il calcio sa regalarci. È vero il mercato non è stato fatto nei tempi e nei modi utili per consegnare a Juric una rosa completa, affidabile e soprattutto allenabile da subito. È vero che tre giornate di campionato rappresentano appena l'8% del cammino totale, ed è vero che di fatto abbiamo giocato con le ultime due squadre della classifica e un'altra, la Lazio, che ci appaia ai piani alti. Possiamo fare mille distinguo, mille se e mille ma, però i numeri oggi dicono che siamo in testa e questo dovrebbe esclusivamente darci un senso di benessere e di gioia che poche cose al mondo dovrebbero scalfire in questo momento. C'è un momento per godere e c'è un momento per essere razionali. Oggi è il momento di godere, di sognare guardando la classifica e di sentire nelle orecchie la famosa musichetta che i primi quattro posti garantiscono. E poi il +2 sulla Juve è un'altra piccola grande soddisfazione.
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Patetico? No, non credo. Lo sport è competizione ed è giusto compiacersi quando i risultati sul campo premiano gli sforzi di chi suda e si allena quotidianamente. Non si esulta per uno scudetto del bilancio, ma si deve esultare per un (temporaneo) primo posto in coabitazione. E chissenefrega se fra qualche giornata tutto tornerà nei binari delle nostre aspettative, chissenefrega se finiremo tra il nono e il quattordicesimo posto a fine campionato come da previsione: oggi siamo lì, tra i primi, e quindi godiamoci il momento! Ricordo nella stagione 2015/16 che, sempre in un anticipo del sabato, vincendo a Carpi (neopromossa all'epoca in serie A, quindi trattandosi di una partita tutt'altro che impossibile sulla carta) saremmo stati primi solitari in classifica per una notte: ebbene, il "tremebondo" Ventura invece di caricare a mille la squadra e regalare alla piazza una soddisfazione meritata per quanto effimera, impostò una partita soporifera che i nostri giocarono indecentemente svegliandosi solo negli ultimi quindici minuti quando erano sotto di due gol non riuscendo a rimetterla in piedi.
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Quello che quindi mi piace molto di Juric è la mentalità che sta trasmettendo all'ambiente: coi piedi per terra, guardare anche in su e non sempre in giù per provare ad ambire, nei limiti strutturali ed economici di questa società, a qualcosa di più. Una cosa che dovremmo provare a fare di più e meglio, ma che non è così spontanea per noi tifosi granata. Ad esempio, cospargendomi il capo di cenere, ammetto di aver pensato che 7 punti ad oggi rappresentano già quasi il 20% del bottino di punti che servono per salvarsi. Che ne dice mister? Ne ho di strada da fare ancora verso la nuova mentalità, vero?
Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finché non è finita.
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