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Pulici, compleanno senza una degna festa: in attesa di un erede

Alessandro Costantino
Alessandro Costantino Columnist 
Il Granata Della Porta Accanto / Il Pantheon granata ha bisogno di nuovi eroi, ma per ora non ci resta che rimanere aggrappati a Pulici

Il 27 aprile Paolino Pulici compie 70 anni, un traguardo significativo, non fosse altro per la cifra tonda, per uno degli ultimi miti granata nella storia di tutti i tempi del Torino. Se c'è un rimpianto che posso dire di avere è di aver "sfiorato" soltanto Pulici nel mio percorso di crescita di tifoso del Toro, nel senso che la mia consapevolezza di bambino tifoso è cominciata proprio quando Pulici è stato mandato via. I miei primissimi vaghi ricordi di una partita del Toro sono di una finale di Coppa Italia, quella di ritorno della stagione '80-'81 contro la Roma (persa ai rigori…), ma confesso di non ricordare Pulici, così come non ho immagini nitide di lui in mente se non quelle dell'album delle figurine dell'anno seguente. La mia memoria parte dalla stagione 82/83 e Pulici purtroppo non c'era più. Lo vidi giocare dal vivo nell'86 in un'amichevole al Comunale tra il Torino 76, quello dello scudetto, e il Torino 86 e nonostante si fosse appena ritirato mostrò alcuni colpi dei suoi tra gli osanna del pubblico. Memorabile anche un gol in rovesciata al Delle Alpi in un match esibizione (Allenatori-Cantanti a metà anni Novanta, cercatevi il video su youtube dove si sente il commento di un estasiato Agroppi): piccole perle per chi come me si è perso tutto ciò che Puliciclone ha fatto in maglia granata.

Questa maledetta situazione dovuta al Covid 19 ci ha impedito di festeggiare degnamente il compleanno di Pupi: meritava un giro d'onore dell'Olimpico Grande Torino, stracolmo in ogni ordine di posto, tutti in piedi a tributargli i dovuti onori. Sì perché se anche siete giovani (o meno giovani, come me) e non avete potuto vederlo giocare, di sicuro sapete tutto di lui perché avete letto tutto ciò che si è scritto su di lui, avete visto tutti i filmati possibili su di lui e tutte le interviste in cui, mai banalmente, parla del Toro come quasi nessun altro sa fare e quindi sapete che la parola "mito" associata a Pulici è il minimo sindacale per uno come lui.

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La cosa più incredibile è invece che pur essendo Pulici la massima figura vivente della storia del Toro, dal 1982 ad oggi, cioè per la bellezza di 38 anni, nessuno ha mai avuto il coraggio, ma soprattutto la serietà per farlo, di portare quest'uomo in società. Una figura come la sua avrebbe dovuto essere una pietra miliare su cui fondare il Torino Calcio (e il Torino FC in seguito) a partire dagli Anni Novanta. Se non è mai successo è fondamentalmente per due motivi, entrambi sintomo della piccolezza dei presidenti che da dopo Sergio Rossi si sono succeduti alla guida del Torino: la figura di Pulici è ingombrante e Pulici non avrebbe mai accettato di fare il burattino in mano ad altri. Il risultato è stato che da più di trent'anni ci siamo "privati" dell'unico uomo che può a ragion veduta parlare di Grande Torino perché a suo modo, con la sua carriera e la sua incredibile umiltà rapportata ai successi che ha ottenuto in granata, è stato fra i pochi ad elevarsi al livello degli Invincibili. Gli dèi del pallone hanno riservato al nostro Pupi lo stesso trattamento che alcuni dèi dell'Olimpo riservarono ad Ulisse impedendogli in tutti i modi di ritornare a casa sua, a Itaca. Con la differenza che Ulisse riuscì alla fine a farcela perché il veto cadde, mentre Pulici è ancora a Trezzo d'Adda e a "casa sua", cioè al Toro, non è mai ritornato… Credo che chiunque verrà dopo Cairo, se ancora l'età di Pulici lo consentirà, dovrà fare come primo passo quello simbolico di "rimettere la chiesa al centro del villaggio" e riportare il mito nel posto in cui merita stare, offrendogli un ruolo serio di "padre spirituale" e di presidente onorario con delega al processo di (ri)-granatizzazione del Torino.

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L'altra riflessione che nasce spontanea pensando ai 70 anni di Pulici è che negli ultimi 38 anni un altro Pulici, al Toro, non è più nato. Ed è lui stesso a sottolinearlo spesso nelle sue interviste, rammaricandosi che non ci sia stato nessuno in grado di raccogliere la sua eredità, anche morale. Abbiamo avuto grandi giocatori e grandi uomini (ultimo in ordine cronologico Emiliano Moretti), qualcuno che è entrato nei dieci migliori marcatori di sempre (Marco Ferrante e Rolando Bianchi) e qualcuno che ha tradito le aspettative (Federico Balzaretti e Angelo Ogbonna), ma nessuno che abbia fatto un percorso di simbiosi con questa maglia assimilabile a quello di Pulici. E lo dico con rammarico. Certo il calcio è cambiato, il tifo è cambiato ed è difficile che certe alchimie si possano riproporre. Però, fatte le debite proporzioni, un nuovo Pulici statisticamente potrebbe sempre nascere. O magari un certo Andrea Belotti si convince che la carriera di un giocatore non è solo soldi o successi assoluti e sposa definitivamente la maglia granata elevandosi ad un livello superiore, un livello che solo pochi giocatori e uomini possono raggiungere nella storia di un club. Perché di Pulici ce n'è stato uno solo, ma fra vent'anni sarebbe bello che qualcuno scrivesse un articolo come questo in onore di Belotti. Il Pantheon granata ha bisogno di nuovi eroi. Per ora rimaniamo aggrappati a Pulici. Tanti auguri Pupi, sperando che il prossimo compleanno sia festeggiato in modo più degno e magari a "casa tua"...

Da tempo opinionista di Toro News, do voce al tifoso della porta accanto che c’è in ognuno di noi. Laureato in Economia, scrivere è sempre stata la mia passione anche se non è mai diventato il mio lavoro. Tifoso del Toro fino al midollo, ottimista ad oltranza, nella vita meglio un tackle di un colpo di tacco. Motto: non è finita finchè non è finita.

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